Cultura

Qualità della vita: Caserta sempre più in basso

Anche quest’anno i dati pubblicati da Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane ci vede impietosamente scendere di ben 5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, relegandoci al 103° posto tra le altre città maglia nera (tra cui spicca Napoli, ultima in classifica).

Alcuni indicatori sociali ed economici documentano una realtà in netta decrescita, che in alcuni settori scende sempre più in basso. Infatti, siamo al penultimo posto per asili nidi e volontariato; tra le province più segnate dal tasso di criminalità (a partire dalle estorsioni ed usura); con un PIL pro capite che crolla al 105° posto, manifestando una scarsa capacità di investimento e di fare impresa in modo moderno e competitivo. Non parliamo dei settori sociosanitari, di quelli culturali che ci vedono sempre come fanalino di coda per lettura di libri o giornali pro capite, ma anche per la carente presenza di librerie e centri di aggregazione (in primo luogo quelli sportivi e ricreativi per i giovani).

Di fronte a questi dati sarebbe necessaria una capacità di analisi e di riflessione da parte di tutti gli attori, a partire da chi occupa ruoli di responsabilità e di governo (sia pubblici che privati). A sentire i primi interventi riportati dalla stampa locale c’è da rimanere sconcertati per la loro banalità e superficialità.

Cominciamo dal sindaco di Caserta Pio Del Gaudio che, in modo poco elegante, scarica le responsabilità del degrado sugli altri comuni della provincia, dimenticando la figuraccia che la città di Caserta ha fatto di recente con l’esclusione al concorso di capitale europea della cultura. Alla luce di questi dati relativi alla bassa coesione sociale e culturale, si comprende ancora meglio il motivo della bocciatura. Sulla stessa scia si colloca Maurizio Pollini che scarica tutte le responsabilità sulla politica e sulle istituzioni – dimenticando di essere vice presidente della Camera di Commercio, che ricopre funzioni non secondarie sui temi dello sviluppo locale e dell’innovazione

Ci vorrebbe un poco di umiltà e di sana autocritica per leggere i dati e trarre i dovuti insegnamenti per il futuro.

A tal fine bisogna chiamare in campo le migliori risorse e competenze – in primo luogo quelle del mondo della ricerca e dell’università – per fare rete ed integrazione con strumenti e servizi a supporto delle imprese per politiche di innovazione e di promozione dei nostri prodotti (ancora tante eccellenze sopravvivono),con adeguate politiche di marketing e di internazionalizzazione.

In tal senso con le piazze del sapere si è avviato un piccolo percorso per la cultura come fattore di coesione sociale, di identità, di tutela e di valorizzazione, a partire da quelle bellezze storiche ed ambientali, molto spesso abbandonate o in stato di degrado.

In primo luogo occorre superare logiche di settorialismo e di localismo per promuovere azioni di cooperazione e di nuova economia sociale, fondate sulla finanza etica, sul consumo critico e consapevole per il ben-essere delle persone ed anche sul riuso sociale e produttivo dei beni confiscati alla camorra.

A tal fine un notevole contributo può essere offerto dai giovani talenti e dalle eccellenze presenti sul nostro territorio con l’impiego delle loro conoscenze e creatività, anche per rinnovare la politica e le classi dirigenti a tutti i livelli.

Pasquale Iorio – Direzione Aislo        

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