I carabinieri di Caserta hanno arrestato due figli del noto imprenditore dello zucchero Dante Passarelli, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta di Biagio e Franco Passarelli.
In manette anche la moglie di quest’ultimo, cui viene contestata l’accusa di furto di 25 tonnellate di zucchero sottoposto a sequestro al fine di agevolare l’organizzazione camorristica, e altre due persone. In corso anche un sequestro di beni e societa’ per circa 200 milioni di euro. Sotto sequestro anche la ‘Commerciale Europea’, titolare del marchio ”Kero”, famosa marca dello zucchero casertano.
Dante Passarelli era il ‘re dello zucchero’ con la sua Ipam, srl del casertano leader nel settore in Italia. Un imprenditore per gli inquirenti legato a doppio filo con il clan camorristico dei Casalesi, morto in circostanze mai chiarite cadendo dalla terrazza senza recinzione di un suo fabbricato adiacente alla sua abitazione il 4 novembre 2004, dieci mesi prima della sentenza Spartacus I. Due dei suoi sei figli, sostengono ora i pm antimafia di Napoli, ottenendo dal gip una misura cautelare nei loro confronti, hanno ereditato non solo il suo impero economico, ma anche un “perdurante, consapevole, vantaggioso rapporto di interessi sul piano imprenditoriale e criminale” con il gruppo Schiavone.
Nell’ambito delle indagini che hanno portato al sequestro di beni mobili e immobili riconducibili ai figli di Dante Passarelli, per circa 200 milioni di euro, il collaboratore di giustizia Roberto Vargas, in un interrogatorio del 27 aprile del 2012, parla di come il clan camorristico dei Casalesi fosse in grado di condizionare le elezioni politiche: in occasione delle festività e delle tornate elettorali, lui stesso e altri affiliati, si recavano all’Ipam dei Passarelli (oggetto del sequestrato odierno) per ritirate centinaia di pacchi dono da consegnare ai capi zona del clan, come Luigi Venosa, Michele Zagaria, Vincenzo Zagaria e Dario De Simone. I pacchi venivano regalati anche ai boss dei clan che operavano in zone limitrofe a quelle dei Casalesi, come i Mallardo, dice ancora il pentito agli inquirenti. La stessa tecnica veniva usata anche in occasione delle elezioni: invece dei pacchi, pero’, gli affiliati distribuivano materiale elettorale che i capi zona provvedevano a diffondere per favorire il candidato segnalato dal clan. I metodi utilizzati per indurre a votare i candidato scelto prevedevano anche forme di intimidazione. Vargas ricorda che questo metodo fu utilizzato anche per Antonio Scalzone, ex sindaco di Castel Volturno, del centro destra, eletto, una prima volta il 17 novembre del 1997 con il 68,4% dei voti e anche una seconda volta, con 66,73% dei voti. Il comune di Castel Volturno, sotto la sua amministrazione, venne poi sciolto per infiltrazioni camorristiche e affidato a un commissario prefettizio.
“I proventi dell’Ipam venivano investiti da Dante Passarelli in collaborazione con Walter Schiavone, figlio di Francesco Schiavone, soprannominato ”Sandokan”, in terreni e case e i proventi suddivisi equamente tra le due famiglie. Con l’aiuto di referenti politici, terreni agricoli diventavano edificabili, facendo lievitare notevolmente i profitti“. A riferirlo è sempre Roberto Vargas nell’interrogatorio del 27 aprile 2012. “I legami tra le due famiglie rimasero inalterati fino alla morte di Dante Passarelli. Walter Schiavone – dice ancora Vargas – prima contattava i politici referenti del clan i quali assicuravano che il terreno, una volta acquistato, sarebbe stato ricompreso nel piano regolatore come ‘area edificabile’ trasformandola da area agricola e poi dava il consenso all’acquisto. Il sistema – riferisce Vargas – é stato utilizzato anche per il comune di Caiazzo dove Dante Passarelli acquisto’ un terreno agricolo in società, di fatto, con tale Antonio Pecchia il quale, però, non risultò formalmente nell’atto di compravendita. Dopo l’acquisto, Walter Schiavone, attraverso Giovanni Cosentino, chiese l’intervento del noto politico Nicola Cosentino che, se non ricordo male, all’epoca era consigliere provinciale o regionale il quale aveva molta influenza sul comune che era uno dei suoi principali bacini elettorali, al fine di far modificare la destinazione urbanistica del terreno da ‘agricola’ a ‘edificabile””.