Scoperto a Sant’Arpino dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Capua un opificio per la produzione in serie e il confezionamento di calzature riproducenti il marchio “Hogan”. La fabbrica era protetta da un apposito sistema di videosorveglianza che, seppure perfettamente funzionante, non ha impedito ai finanzieri di irrompere all’interno del locale, dove sono stati sorpresi ed arrestati due cittadini italiani intenti alla produzione delle scarpe.
Nel seminterrato, di oltre 200 metri quadri, sono stati trovati e sottoposti a sequestro 15 macchinari tutti in funzione, 6 cliché di metallo recanti il marchio contraffatto “H”, “Hogan”ed “Hogan Interactive”, oltre 200 paia di calzature già complete, pronte per essere immesse sul mercato e dotate persino di certificati di garanzia, e circa 10 mila pezzi tra tomaie, suole, etichette, sacchetti e scatole complete con scritta “Hogan”, che avrebbero consentito la produzione di ulteriori 2 mila paia di calzature della nota griffe.
Le fiamme gialle, dopo giorni di appostamenti, pedinamenti ed osservazione nella zona, hanno cosi’ smascherato l’illecita attività la cui struttura era organizzata per gestire l’intera catena di lavorazione delle tomaie e delle suole in gomma, passando all’assemblaggio, per poi ultimare il prodotto con l’apposizione, mediante cliché contraffatti, del marchio della nota marca Hogan. In tal modo, si ottenevano scarpe identiche alle originali da immettere sul mercato “parallelo”, provocando cosi’ concorrenza sleale, svantaggi economici per le aziende titolari del marchio e, soprattutto, danni ai consumatori, indotti all’acquisto di prodotti falsi.
I due responsabili, S.A. di anni 40 e S.S. di anni 36, originari di Napoli e domiciliati a Sant’Arpino, sono stati tratti in arresto e posti a disposizione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere la quale, all’esito del processo per direttissima, ha condannato i predetti ad un anno di reclusione e 3 mila euro di multa ed ha disposto la confisca di tutto il materiale sequestrato. La proprietaria dell’immobile e’ stata anch’essa denunciata all’Autorità Giudiziaria e deve ora rispondere di concorso nel reato di contraffazione. Sono in corso le indagini per ricostruire l’intera filiera del falso, partendo dalle rotte di approvvigionamento della merce contraffatta fino ad arrivare ai venditori al dettaglio, nonché gli accertamenti patrimoniali per recuperare a tassazione i proventi derivanti dall’illecita attività.
Il fenomeno della contraffazione e’ purtroppo particolarmente radicato nel territorio casertano in quanto notevole è la richiesta del mercato “nero”, costituito essenzialmente da operatori del settore che svolgono la commercializzazione dei prodotti illegali, soprattutto nei mercati rionali.