Cultura

Tra classici e cover Fiorella Mannoia delizia il Borgo

“Ricorda che l’umiltà apre tutte le porte” canta Fiorella Mannoia nella sua canzone “In Viaggio” e pare sia un manifesto che sa portare avanti con l’eleganza che abbiamo tutti imparato a riconoscerle. La tappa casertana del suo tour, penultima serata della 43^ edizione di Settembre al Borgo, è una delizia per gli occhi e le orecchie, il pubblico risponde in massa all’appuntamento riempiendo subito ogni ordine di posto e Fiorella rende subito dai primi passi sul palco la serata meravigliosa. La band che l’accompagna disegna arrangiamenti nuovi per i suoi classici e melodie semplici, a tratti scarne, che mettono in evidenza la delicatezza dell’interpretazione della nuova signora della canzone italiana. In scaletta si alternano classici del repertorio dell’artista romana con azzeccatissime cover che spaziano in tutto il panorama della canzone italiana, dalla sua celeberrima versione di Sally a Cercami, di Renato Zero, passando per Ho imparato a sognare dei Negrita, fino ad arrivare alla celeberrima Via con me di Paolo Conte. E quest’ultima cover sembra un invito verso il pubblico, che non si lascia pregare e diviene parte integrante del concerto quando vengono scandite le prime note di canzoni come “quello che le donne non dicono” o “Come si cambia” fino all’esplosione finale, trattenuta a fatica dagli organizzatori col pubblico straripante, sulla conclusiva “Il cielo d’Irlanda”. La Mannoia regala una serata vibrante, riesce ad arrivare al cuore sin dai primi accordi, un’artista che mette intensità e delicatezza, impegno ed ironia nelle sue interpretazioni riuscendo a trascinare con se anche i più timidi ed i meno avvezzi al suo repertorio. Parafrasando un altro dei classici in scaletta: lei non ha paura di venire verso il suo pubblico, abbattendo le barriere nel suo viaggio verso Sud che trova in Caserta una data memorabile; ennesimo successo della kermesse di Casertavecchia che ha visto tra gli ingredienti principali molte realtà locali quali Radio Prima Rete, che nel corso delle quasi 24 ore di diretta spalmate lungo tutta la settimana, ha saputo raccontare le varie sfaccettature di un festival che rinasceva dalle sue apparenti ceneri; di nuovo, all’improvviso. (di Raffaele Calvanese)

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