“La perdita dello status di parlamentare è del tutto irrilevante sia al cospetto degli innumerevoli soggetti debitori e servitori di Nicola Cosentino, sparsi in ruoli nevralgici dello Stato, sia degli strettissimi rapporti familiari dei vertici del clan dei casalesi (Giuseppe Russo, detto o padrino, ndr), sia per la provvisorietà di tale assenza di funzioni, legate esclusivamente al suo volere”.
E’ un passaggio della nota della Dia di Napoli allegata al ricorso in Cassazione presentato dai pm Antonello Ardituro ed Alessandro Milita per chiedere nuovamente l’arresto dell’ex coordinatore regionale Pdl e sottosegretario alle Finanze scarcerato nello scorso mese di novembre dal Riesame.
Secondo i magistrati, Cosentino è ancora da ritenere un punto di riferimento per il clan dei Casalesi e spiegano “La sostanziale sovrapposizione della compagine parlamentare uscente e di quella candidata alle elezioni 2013, per cui è da ritenersi che i parlamentari confermati saranno in buona parte gli stessi parlamentari che nel 2008 il Cosentino scelse”. Ed ancora: “Si evidenzia che la parte significativa delle cariche delle amministrazioni comunali campane riferibili al Pdl dipendono dalle scelte pregresse del Cosentino, è prevedibile che lo stesso possa incidere sulle scelte di tali amministrazioni ovvero trarre benefici per sé o per altri”.
L’ultima parola spetta ora alla Cassazione.