Svolta nel mistero dei due cadaveri trovati carbonizzati nella campagne di Caivano.
Le indagini dei carabinieri sono riuscite a dare un volto e un nome alle due vittime.
La soluzione del mistero adesso è più vicina.
Il lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna guidato dal magggiore Cristian Angelillo comincia a dare risultati importanti: si va verso l’identificazione dei due morti ammazzati.
Le vittime sarebbero due pregiudicati residenti nella zona compresa tra Caivano e Acerra. Riuscire a dare un nome a quei due tronchi carbonizzati non era semplice.
Il lavoro dei militari dell’Arma è riuscito – in tempi rapidissimi – a dare indicazioni utili a ricostruirne l’identità.
Massimo riserbo sui due nomi.
L’inchiesta è coordinata in prima persona dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, che coordina la Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Risalire ai nomi delle due vittime era di fondamentale importanza per poter sviluppare un percorso invetigativo.
I cadaveri erano completamente carbonizzati, e anche grazie all’esame della dentatura dei morti, si sarebbe riusciti a trovare riscontri utili alla identificazione. E non è tutto.
Secondo voci – non confermate, però, da fonti ufficiali – nelle ore immediatamente successive al duplice omicidio, qualcuno avrebbe sporto anche una denuncia per la scomparsa di un congiunto.
Un fatto è certo. Dietro il duplice omicidio scoperto nel tratto sterrato di via Palmieri, a Caivano, c’è la matrice camorristica.
Un delitto efferato, ma non perfetto. Un errore gli assassini lo hanno commesso. L’immagine della Fiat Punto trasformata nella bara di fuoco per le due vittime venne ripresa da una telecamera di videosorveglianza. Solo pochi fotogrammi: e tuttavia immagini importantissime per chi indaga. Perché, da quella fugace immagine dell’auto che sfreccia avviandosi verso l’aperta campagna, si noterebbero i profili di quattro occupanti che siedono nel veicolo.
Chi erano gli altri due? I killer?
Le due vittime trovate carbonizzate sono state uccise prima a colpi di pistola e solo dopo i loro corpi dati alle fiamme.
Sullo fondo resta uno scenario torbido e inquietante.
Caivano, oggi, è diventata una delle zone in cui si spaccia droga. Tanta droga. Soprattutto la cocaina.
Chi vive in questo Comune che fa da cerniera tra le province di Napoli e Caserta – e non solo se abita nel Parco Verde – sa bene che Caivano è diventata una specie di succursale di Scampia.
Non a caso negli ultimi mesi un gruppo di giovani affiliati ai clan di Secondigliano, Melito e Scampia (soprattutto alcuni Scissionisti), dopo aver fiutato l’aria, hanno cercato di creare una rete di affari da gestire in proprio per lo smercio degli stupefacenti: i loro quartieri di provenienza – anche grazie alla straordinaria pressione investigativa che è riuscita a smantellare le principali piazze dello spaccio – non garantiscono più quei lauti guadagni e gli introiti milionari indispensabili per poter continuare a gestire il grande business del narcotraffico.