Marcianise

Angelo Grillo accusato di concorso in omicidio

E’ stata eseguita dalla Squadra Mobile di Caserta un’ordinanza di custodia cautelare, per omicidio pluri-aggravato, nei confronti dell’imprenditore Angelo Grillo (nella foto), attualmente detenuto, nato a Marcianise il 18.12.1950.

Inoltre risultano indagati per concorso in omicidio aggravato dalla metodologia mafiosa e dal fine di agevolare il clan camorristico dei Belforte di Marcianise e per detenzione e porto illegale di armi:

  • Clemente D’Albenzio, nato a Maddaloni il 4.12.1955, detenuto.
  • Giorgio D’Albenzio, nato a Maddaloni il 22.5.1960, detenuto;
  • Angelo Grillo, nato a Marcianise il 18.12.1950, imprenditore, detenuto.

L’ordinanza è l’esito di una complessa vicenda giudiziaria scaturita dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caserta e coordinate dalla Procura Antimafia di Napoli, in relazione all’omicidio di Angelo Cortese, nato a Cervino il 9.10.1965 – affiliato al clan di camorra Piccolo, antagonista dei Belforte – consumato a Maddaloni in località Montedecoro nel settembre  del 2006.

In relazione a quell’episodio delittuoso, il 30 settembre 2013, la Squadra Mobile aveva eseguito analogo provvedimento cautelare nei confronti di:

  • Salvatore Belforte, nato a Marcianise il 09.12.1960;
  • Felice Napolitano, nato a Nola il 13.07.1963;
  • Francesco Zarrillo, nato a Capodrise (CE) il 24.01.1969.

Secondo le risultanze investigative, Angelo Cortese, detto “O’ Chiattone oppure Marlon Brando”, venne eliminato, su mandato del boss Salvatore Belforte, da un commando costituito da Bruno Buttone, Domenico Cuccaro (poi divenuti entrambi collaboratori di giustizia), Felice Napolitano e Francesco Zarrillo.

Il movente dell’omicidio  si inseriva nel contesto della endemica contrapposizione tra i clan Belforte e Piccolo, detti i Quaqquaroni, per il controllo della attività illecite nel comprensorio di Marcianise, Caserta, Maddaloni e comuni limitrofi.

Infatti Angelo Cortese conduceva le attività estorsive per conto dei Piccolo.

Ma il motivo che determinò la decisione di eliminarlo fu rappresentato dalla richiesta del ‘pizzo’ rivolta al titolare di una grossa impresa di pulizie e servizi, la Cesap di Maddaloni, appunto di Angelo Grillo, in realtà emanazione imprenditoriale dei Belforte, ai cui vertici chiese la drastica risoluzione del ‘problema’, eliminando il giovane.

Per tale motivo, l’imprenditore era stato indagato, quale mandante, per concorso nell’omicidio.

Peraltro, secondo le indagini e le convergenti dichiarazioni di Bruno Buttone e Domenico Cuccaro, che parteciparono materialmente alle fasi preparatorie ed esecutive del delitto, il commando di killers, per alcuni giorni, attese proprio negli spazi del Cesap di Maddaloni l’arrivo della vittima designata che poi fu attirata in un tranello dai fratelli Clemente e Giorgio D’Albenzio, affiliati storici del clan e reggenti della fazione maddalonese.

Però il Gip presso il Tribunale di Napoli non ritenne adeguatamente ‘gravi’ gli indizi acquisiti nei confronti sia di Angelo Grillo che dei fratelli D’Albenzio, rigettando la richiesta di misura cautelare.

Immediatamente, la Dda di Napoli propose appello al Tribunale del Riesame partenopeo che, il 22 gennaio 2014, ribaltava completamente la decisione del Gip, accogliendo in pieno le risultanze investigative della Squadra Mobile di Caserta e le argomentazioni della Procura Antimafia, applicando a sua volta la misura cautelare in carcere nei confronti di Angelo Grillo e dei fratelli D’Albenzio, la cui efficacia è rimasta sospesa sino alla definizione del successivo ricorso in Cassazione proposto dalla difesa, che la Suprema Corte ha rigettato proprio nei giorni scorsi, rendendo esecutivo il provvedimento restrittivo.

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