Maxi sequestro a danno di un imprenditore campano ritenuti affiliato al clan camorristico dei Casalesi.
Beni per un valore stimato in oltre cento milioni di euro sono stati sequestrati da parte della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ad Alfonso Letizia, 67 anni, imprenditore del settore del calcestruzzo che ha aziende nel settore di estrazione inerti, gestione delle cave e calcestruzzo ed è stato arrestato il 6 dicembre 2011 nell’ambito di un bliz della Dia napoletana che vide anche la richiesta di arresto per l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e misure cautelari per 55 persone.
Il sequestro è stato disposto dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su provvedimento di sequestro beni e consistenze economiche emesso dalla dr.ssa Corinna Forte, Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta del Direttore della D.I.A. Arturo De Felice, e riguarda decine di immobili, automezzi, società e rapporti finanziari.
All’operazione hanno partecipato i carabinieri di Caserta e la polizia stradale di Campania e Molise.
Ad Alfonso Letizia, la Dia ha sequestrato 6 aziende nel settore dell’estrazione inerti e calcestruzzo, tra ditte individuali e srl, tutte con sede a Mondragone, la cittadina sul litorale domitio in cui risiede; una quota da 50mila euro di un’azienda immobililare; 81 immobili tra terreni e fabbricati, tutti nel casertano tranne due nel modenese; 29 tra auto e moto; numerosi rapporti finanziari.
Secondo le indagini della Dia, Letizia era il punto di riferimento delle fazioni Bidognetti e Iovine del clan camorristico dei casalesi in quanto metteva a disposizione della ‘famiglia camorristica‘ i propri impianti di produzione del calcestruzzo e le proprie strutture societarie.
In cambio, il clan camorristico gli garantiva condizioni di oligopolio sul mercato casertano imponendo ai cantieri le sue forniture di calcestruzzo.
Letizia è stato il fornitore del calcestruzzo per la costruzione del centro commerciale «Il principe» a Villa Briano, poi non realizzato, ma catalizzatore di assunzioni clientelari e voto di scambio.
In ogni caso, e secondo la Dia proprio grazie alla protezione del clan, Letizia ha fornito calcestruzzo a prezzi di gran lunga maggiorati rispetto a quelli del mercato. L’uomo ha tenuto personalmente i contatti con gli esponenti del clan e anche con le “famiglie” di Mondragone funzionali a una più proficua gestione delle proprie imprese. Di questo hanno parlato con i magistrati molti collaboratori di giustizia, da Carmine Schiavone (che lo descrive legato al boss Bardellino già dal 1977-78) a Luigi Diana, fino al boss collaboratore di giustizia Augusto la Torre che spiega come la società di Letizia negli anni 80 entrò nel consorzio Covin, aggregazione di estrattori di sabbia governata dal clan camorristico dei Casalesi.