Il Generale Sergio Costa, numero uno del Corpo Forestale dello Stato di Napoli e provincia è stato chiaro:
“La Terra dei Fuochi non è solo quella che si vede in Tv e non e’ pensabile che il fenomeno degli sversamenti abusivi riguardi solo le provincie di Napoli e Caserta”.
La Forestale ha elaborato un metodo investigativo unico a livello mondiale che permette di individuare i rifiuti ‘tombati’ nel terreno. Un metodo che ha rivelato come gli sversamenti occulti non riguardino solo le province campane, ormai tristemente note, ma si estenda anche oltre i confini della regione Campania. Anche al di fuori dei confini nazionali.
Nel corso del dibattito organizzato presso la sede napoletana dell’Ordine dei Medici, si è parlato anche della creazione di un Network, un database integrato su base regionale o provinciale di dati ambientali e sanitari per orientare e programmare i controlli e gli interventi preventivi nei soggetti sani e nel territorio.
In Italia, ogni anno, si producono circa 140 milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Esiste poi una quantità di rifiuti pericolosi “non dichiarati” (circa un 20% in più), costituiti da scarti di lavorazioni effettuate in regime di evasione fiscale e contributiva. E’ evidente che questi rifiuti non possono essere gestiti in chiaro, con tutte le garanzie del caso. Ed e’ proprio questa quota grigia che finisce poi per essere intombata nel terreno o sversata nelle campagne.
Un problema solo campano?
A quanto pare no. A tal proposito, il generale Costa ha dichiarato:
“Se proviamo a ragionare come farebbe una mente criminale, un territorio sul quale si sono accesi i riflettori dell’opinione pubblica e sono stati intensificati i controlli non e’ più semplice da “gestire“. Meglio spostarsi. Ecco perché il livello d’attenzione dev’essere alto per evitare che in regioni “camomilla” (dove tendenzialmente non ci si aspetta attività criminali di questo genere) possano diventare zone di intombamento di rifiuti pericolosi o nocivi”.
L’attività investigativa del Corpo Forestale dello Stato continua senza sosta e proprio quest’ultima può trovare una sponda determinate nel lavoro dei medici. Secondo Maria Triassi, Direttrice del Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II di Napoli:
“I sanitari possono fare molto. Gli strumenti epidemiologici che possono chiarire il rapporto tra ambiente e salute devono essere fortemente rinnovati. I sistemi di sorveglianza integrati sono cruciali. Mettere assieme dati ambientali, sanitari e sulla salute umana ci consentirebbe di costruire una mappatura del rischio oncologico e del rischio di malattie cronico degenerative, in relazione ai fattori ambientali. La prevenzione e’ importante e si deve agire sugli stili di vita, ma e’ importante anche la sorveglianza della salute del nostro ambientale. Non dimentichiamo mai molti dei problemi di oggi sono legati a quello che avvenuto nel corso degli anni”.