Cronaca

Arrestati 56 falsari responsabili del 90% degli euro contraffatti nel mondo

56  persone sono state arrestate dai Carabinieri di Napoli e di Caserta, in collaborazione con l’Antifalsificazione monetaria, in un’operazione scattata in tutta la Regione Campania.

I Carabinieri hanno notificando un provvedimento cautelare chiesto dalla Dda di Napoli per i reati di associazione per delinquere, falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate, falsificazione di valori di bollo e contraffazione di sigilli pubblici.

La banda sembra fosse legata al ‘Napoli Group‘,  sigla che include varie organizzazioni campane ed a cui, secondo gli inquirenti, è riconducibile il 90% degli euro falsi nel mondo. Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo.

I membri affrontavano anche trasferte per insegnare in altri Stati come falsificare le banconote europee.

Il gip ha emesso 29 provvedimenti di custodia in carcere, concedendo ad altri 10 indagati gli arresti domiciliari, mentre per 12 c’è un provvedimento di divieto di dimora e per altri 5 l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

Tra le persone arrestate anche Giuseppe Manzo, che ha Caivano faceva distribuire i falsi da Domenica Guardato, la donna tristemente famosa per essere la mamma della piccola Fortuna, vittima di abusi e morta il 24 giugno scorso dopo essere caduta nel vuoto nel piccolo comune campano. Per la donna solo il divieto di dimora. Secondo l’accusa Domenica Guardato acquistava consistenti quantità di banconote contraffatte da Giuseppe Manzo, un altro abitante del parco Verde di Caivano. Successivamente le rivendeva ad acquirenti abituali che provvedevano a spenderle nei negozi e nei supermercati. Alla donna i carabinieri hanno notificato la misura che le vieta di dimorare nel comune di Caivano, ordinandole di lasciare la città.

Le indagini sono cominciate nel 2012 da un’intuizione del comandante della stazione carabinieri di Casagiove dando il via all’indagine sul “Napoli Group”, cercando di localizzare i canali di distribuzioni e le stamperie clandestine di banconote false, riconducibili a gruppi legati a clan dell’hinterland napoletano. Sviluppando quella traccia, in due anni sono state arrestate in flagrante una trentina di persone e sono stati raccolti gli elementi che hanno indotto il gip Dario Gallo a emettere le ordinanze cautelari.

Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai sostituti Giovanni Conzo (Dda) e Gerardina Cozzolino (Procura di Santa Maria Capua Vetere).

La contraffazione e lo smercio di banconote false, ma anche di valori da bollo, avveniva nel Napoletano, e i canali di distribuzione smerciavano nelle province di Torino, Bologna, Foggia, Genova, Milano, Cassino, in Sicilia e in Calabria, ed anche all’estero.

In particolare, a Napoli, c’era una stamperia clandestina con macchinari di stampa Offset ‘specializzata in banconote’, che ne ha prodotte nell’ordine di diversi milioni; a Gallicano, nel Lazio, una zecca clandestina produceva monete da uno ai due euro false; e ad Arzano venivano confezionate marche da bollo telematiche e ‘Gratta e vinci‘ falsi.

Gli inquirenti hanno anche appurato che le banconote false stampate in Italia, sottolinea una nota della Procura, e soprattutto quelle fatte in Campania, nel mercato criminale vengono considerate prodotti ‘di alta qualità‘.

Le intercettazioni rivelano che la ‘merce‘ dei falsari aveva dei nomi di convenzione: cosariello, ambasciata, l’americano (per indicare i dollari), cartolina, pavimenti, scarpe e gnocchi per indicare le monete.

Anche il luogo ove venivano spese veniva valutato con attenzione dall’organizzazione, scegliendo quasi sempre per la produzione luoghi isolati e insonorizzati.

Le banconote false arrivavano al ‘distributore‘ attraverso raccomandata postale, mentre i luoghi in cui utilizzarle erano scelti tra quelli molto frequentati, compresi i mercatini, fiere e sagre di paese.

Arrestato in flagranza di reato, durante le indagini, uno degli indagati con cento banconote false da venti euro, che era agli arresti domiciliari con permesso di assentarsi dalle 8 alle 11 nei giorni feriali.

Nel corso dei due anni di indagine, sequestrate 5.500 tra banconote e monete per un valore complessivo di un milione di euro, e arrestate in flagranza di reato 30 persone.

Le banconote venivano spese non solo in Europa, ma anche in Paesi africani come Algeria, Tunisia e Senegal.

 

 

 

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