A seguito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura di Napoli, il personale della Dia di Napoli ha eseguito nelle provincie di Caserta, Napoli e Verona un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 10 indagati e degli arresti domiciliari nei confronti di altri 14, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso (art. 416 bis); corruzione (art. 319 c.p.), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353 bis c.p.), abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), con l’aggravante del metodo mafioso (art. 7 L. 203/91).
In carcere sono finiti Remo D’Amico, Elvira Zagaria (sorella del boss camorristico Michele), il consigliere provinciale di Forza Italia Antonio Magliulo, Raffaele Donciglio, il dirigente dell’Unità operativa ospedaliera di Caserta Bartolomeo Festa, Vincenzo Cangiano, Orlando Cesarini, Domenico Ferraiuolo, Gabriele D’Antonio, Luigi Iannone; ai domiciliari sono invece finiti l’ex direttore generale dell’ospedale di Caserta e dell’Asl di Caserta Francesco Alfonso Bottino, Salvatore Cioffi, Antonio Della Mura, Roberto Franchini, il dipendente dell’ospedale di Caserta Nicola Frese, l’ex direttore amministrativo dell’Asl di Caserta Giuseppe Gasparin, il dipendente dell’ospedale di Caserta Antonio Maddaloni, il dipendente dell’ospedale di Caserta Paolo Martino, Mario Palombi, l’ex consigliere regionale Angelo Polverino, Giuseppe Porpora, il dipendente dell’ospedale di Caserta Rocco Ranfone, il dipendente dell’ospedale di Caserta Giuseppe Raucci, il dipendente dell’ospedale di Caserta Umberto Signoriello (ex assessore del Comune di Maddaloni).
L’indagine, durata più di due anni, è stata supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali audiovideo eseguite anche all’interno dell’Azienda Ospedaliera “S. Anna e S. Sebastiano” di Caserta, informazioni testimoniali e acquisizioni documentali.
Secondo l’impostazione accusatoria condivisa dal G.I.P., dalle attività investigative sono emerse la piena operatività, all’interno della predetta struttura sanitaria, del clan camorristico Zagaria (fazione operante nel Comune di Casapesenna del clan camorristico dei Casalesi) ed una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni venutasi a creare – sotto la regia dei boss della camorra casertana tra appartenenti al mondo della pubblica amministrazione, della politica e dell’imprenditoria.
Attraverso tali connivenze il clan camorristico Zagaria riusciva a controllare e gestire, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all’interno dell’Ospedale casertano. Il sodalizio mafioso, negli ultimi anni, si era infatti gradualmente infiltrato nel tessuto politicoamministrativo della struttura sanitaria casertana, trasformandosi in un complesso apparato in grado di gestire gli affidamenti dei lavori pubblici in assoluta autonomia, potendo contare sul potere derivante dalla preminente matrice mafiosa.
Quanto agli elementi sintomatici della sussistenza dell’organizzazione mafiosa, è stato ritenuto centrale il ruolo svolto da Elvira Zagaria, sorella del noto boss ed ex primula rossa casalese, Michele. A quest’ultima, infatti, a seguito dell’arresto di tutti i membri maschi della famiglia e dopo la morte del marito Francesco Zagaria, negli ultimi due anni era toccato il compito di gestire gli ingenti capitali illeciti derivanti dalle attività delle imprese del clan.
Il sodalizio criminale, oggi disarticolato, nasce nell’anno 2006 quando Francesco Zagaria, cognato dell’allora latitante (e, per tale motivo, in quel momento uno dei capi del clan dei casalesi) Michele Zagaria, supportato politicamente dal segretario politico dell’Udeur Regionale dell’epoca, succeduto a Nicola Ferraro (arrestato nel 2008 e poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa per aver supportato “politicamente” il clan camorristico Schiavone di Casal di Principe) riuscì a far nominare un suo uomo di fiducia quale Dirigente Generale del “S. Anna e S. Sebastiano”, Luigi Annunziata – recentemente scomparso.
Da quel momento, secondo l’ordinanza cautelare, Francesco Zagaria, assunse il controllo delle assegnazione dei lavori pubblici nell’Ospedale, dando vita ad un cartello di imprese mafiose, ancora oggi operante.
Sempre secondo la ricostruzione condivisa dal G.I.P., nell’anno 2006 vi fu peraltro un duplice avvicendamento politicomafioso all’interno dell’Ospedale di Caserta. Infatti, con l’implosione dell’Udeur e conseguentemente alla caduta del Governo Prodi nell’anno 2008, gli Zagaria cercarono e trovarono, la necessaria “copertura politica” nel PDL campano e, più in particolare, nel suo (allora) capo indiscusso, Nicola Cosentino, rimasto referente politico del sistema criminale operante nel nosocomio casertano fino al momento del suo arresto, avvenuto nel marzo 2013.
Un sistema collaudato e sostenuto, come si è detto, anche dalla politica, attraverso la nomina di dirigenti compiacenti e che garantiva, a sua volta, un pieno sostegno elettorale al partito che lo sosteneva: sintomatico è stato l’appoggio del sistema – registrato nel corso delle intercettazioni alla fazione cosentiniana del PDL (contrastata in quel momento dagli “scissionisti” Coronella e Landolfi) al congresso del Pdl svoltosi a Caserta il 6 ottobre 2012 e che sancì la definitiva leadership di Nicola Cosentino all’interno del Pdl campano.
Direttamente impegnati nella “copertura politica” dell’organizzazione mafiosa casalese, sono risultati essere due uomini di Nicola Cosentino: il consigliere provinciale di Forza Italia, Antonio Magliulo, e l’allora consigliere regionale del medesimo partito, Angelo Polverino, entrambi destinatari dimisura cautelare.
Il compendio derivante da autonome fonti di prova (intercettazioni, acquisizioni documentali) è stato ulteriormente rafforzato dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, i quali hanno minuziosamente descritto, nel corso degli interrogatori con i magistrati, il complesso sistema politicomafiosoimprenditoriale operante nell’Ospedale di Caserta, facendo specifici riferimenti a molti degli odierni indagati, confermando l’appartenenza allo stesso dei politici e dei dirigenti pubblici oggi tratti in arresto unitamente agli Zagaria.
Centro nevralgico delle attività criminali a cui si è posto fine con la presente operazione è stato ritenuto essere l’ufficio del Dirigente dell’Unità Operativa Complessa di Ingegneria Ospedaliera, Ing. Bartolomeo Festa, in carica dal 1 gennaio 2006 anch’egli per volere di Francesco Zagaria.
Quest’ultimo, coadiuvato da gran parte degli impiegati del suo ufficio, aveva il compito di truccare i bandi di gara e gli atti ad essi equipollenti, per favorire gli imprenditori del clan, i quali, a loro volta, periodicamente dovevano versare parte dei guadagni così ottenuti nelle mani degli Zagaria.
Nel corso dell’operazione, sono state, contestualmente, sottoposte a sequestro preventivo le seguenti ditte: Odeia Srl; R.D. COSTRUZIONI Srl; IANNONE Luigi, ditta individuale; CIOFFI Salvatore, ditta individuale.
Ad undici indagati infine è stato notificato un Decreto di sequestro preventivo che ha riguardato, a vario titolo, nr. 18 immobili, nr. 11 terreni, nr. 1 box auto, nr. 3 autovetture, diverse quote societarie, per un valore stimato complessivo di oltre 12.000.000 di euro.