Prende forma la protesta del Comitato cittadino e la Sala Consiliare del Comune di Alife comincia ad essere troppo piccola.
Questo è quello che vociferava tra la gente, ormai sempre più numerosa agli incontri organizzati dal neonato “Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente”. Si è tenuto il secondo incontro durante il quale ci si è dati appuntamento a due altri appuntamenti importanti per discutere sulla problematica: il prossimo Consiglio Comunale che si terrà mercoledì 4 febbraio alle ore 20:00, e il prossimo confronto con il Comitato che si terrà il venerdì successivo, il 13 febbraio alle ore 20:00. Presente anche l’Amministrazione Comunale e il primo cittadino Giuseppe Avecone, schierati anche loro sul fronte del “No”.
Toni accesi sin da subito perché il sindaco Avecone ha sviscerato tutta la sua felicità per la nascita del Comitato, ma anche tutto il suo rammarico per non essere stato invitato ufficialmente all’incontro pubblico. Immediata la risposta di Sisto Antonio Amato, tra i fondatori del Comitato, che ha puntualizzato che si trattava di un incontro aperto a tutti i cittadini.
Ma dopo i primi momenti di tensione si è proceduto con la lettura dello Statuto e la presentazione del progetto a cura dell’ingegnere Gianfranco Di Caprio che ha proiettato anche qualche dato sconcertante. Il dato di fatto è che nessuno degli impianti simili e attualmente in esercizio in Campania, tra pubblico e privato, è così grande. Un biodigestore come quello pensato per Alife è già in funzione a Salerno, ed è pubblico, solo che mentre quello è di 30.000 t/a quello di Alife dovrebbe essere di 75.000 t/a.
Ottimo il contributo dell’ingegnere Antonio M. Calabrò, adottato già da qualche anno dalla comunità alifana. Con un intervento ha spulciato e messo nero su bianco tutte le anomalie dell’impianto e della comunicazione che ruota intorno ad esso. Ci sarebbero, secondo l’attenta disamina di Calabrò, seri problemi di cattivi odori; a causa dei due motori da 500kw serviranno grandi quantità di ossigeno; il comunicato divulgato dalla General Construction s.r.l. è ingannevole perché dice che non occorre acqua ma nel progetto sono previsti 2 pozzi. Sul sito internet, inoltre, la parola compostaggio viene anteposta a quello che è lo scopo reale del progetto: produrre energia, ma: “Abbiamo bisogno di nuove centrali per produrre energia? – si chiede Calabrò – La potenza elettrica istallata in Italia è di 110 Gigawatt a fronte di una richiesta di picco di 57 Gigawatt per poche ore (dati Terna 2009). La risposta è no”. Questi sono solo alcuni degli aspetti affrontati, senza tralasciare il forte rischio di un inquinante termico, anche.
Molti gli aspetti discutibili, quindi, che vanno dal pericolo per la salute pubblica alla difficile convivenza con i circa 60 camion al giorno che affollerebbero la zona ASI, alle non piacevoli ripercussioni sull’agricoltura locale, principale fonte di sostentamento per la popolazione, e a tutta una serie di reazioni a catena che si susseguirebbero se malauguratamente questo impianto diventasse realtà.
Adesso L’Amministrazione pensa di dare seguito alle vie legali, incaricando anche un tecnico per gli aspetti progettuali. Mentre Gianfranco Di Caprio ha consigliato che già nella delibera del Consiglio Comunale si dovranno inserire forti motivazioni di carattere tecnico ed ambientale per motivare il “no” al progetto.
(Adele Consola)