Provincia di Caserta

Legambiente: “Memoria, impegno e riscatto” a Castel Volturno

In Campania c’è una grande voglia di rinascere e di riscattarsi: rinascere per archiviare la pagina della Terra dei Fuochi e parlare di una Terra Felix, per combattere le ecomafie, la camorra e il pizzo, per dimostrare che in questo territorio ci sono tante esperienze virtuose realizzate da cittadini, imprenditori, agricoltori e amministrazioni comunali che credono in uno sviluppo ambientale sostenibile all’insegna della legalità.

Tra le tante storie di rinascita campana c’è quella della Cooperativa Ventuno e del comune di Caiazzo.

La prima è una start-up per la per la rivendita di prodotti ecologici e compostabili (dai bioshopper ai prodotti per l’agricoltura a quelli usa e getta per la ristorazione) nata dall’idea e dall’impegno di Massimiliano Noviello e Gennaro Del Prete, due uomini accomunati dalla morte dei rispettivi padri uccisi dalla camorra perché volevano un’Italia libera dalle illegalità.

Federico Del Prete, sindacalista degli ambulanti, nel 2002 aveva denunciato il racket delle buste di plastica alla fiera settimanale di Mondragone facendo arrestare un vigile urbano. La camorra lo ha ucciso il 18 febbraio 2002, il giorno successivo avrebbe dovuto testimoniare nel processo a cui lui stesso aveva dato impulso.

Stessa sorte per l’imprenditore Domenico Noviello che nel 2008 era riuscito a far arrestare e condannare gli emissari del clan camorristico dei Casalesi.

Ma la loro morte non è stata vana perché il loro coraggio e la voglia di una società civile fondata sulla legalità e sul lavoro onesto continua oggi a vivere nella cooperativa sociale fondata dai figli.

Il Comune di Caiazzo, invece, è stato il primo municipio in Italia ad applicare la legge sulle buste per la spesa e a diffondere i bioshopper.

Le due esperienze territoriali sono state presentate a Castel Volturno nell’ambito di “Memoria, Impegno e Riscatto”, giornata organizzata da Legambiente, insieme alla Federazione Antiracket Italiana, al Comitato Don Peppe Diana, alla Cooperativa Ventuno, a Slow Food Campania e che si è aperta ricordando Domenico Noviello, ucciso il 16 maggio del 2008 e le tante altre vittime innocenti della mafia.

Tra i presenti alla giornata “Memoria, Impegno e Riscatto” oltre a Toni Mira, giornalista di Avvenire e moderatore dell’incontro, anche: Dimitri Russo – Sindaco di Castel Volturno, Michele Buonomo – Presidente Legambiente Campania, Valerio Taglione – Comitato Don Peppe Diana, Luigi Ferrucci – Antiracket Castel Volturno, Massimiliano Noviello e Gennaro Del Prete – Cooperativa Ventuno, Carmela Pagano – Prefetto di Caserta, Stefano Ciafani – Vice Presidente Legambiente, Andrea di Stefano – Novamont, Tano Grasso – FAI Anti Racket, Giovanni Conzo – Procuratore DDA di Napoli, Sergio Costa – Comandante Regionale Corpo Forestale dello Stato, Tommaso De Simone – Presidente Camera di Commercio di Caserta.

La diffusione e la circolazione degli shopper illegali, spacciati per biodegradabili, nella grande distribuzione e nei mercati rionali è una questione molto seria, perché oltre a far male all’economia del Paese, ad alimentare il ciclo di illegalità e a causare gravi danni all’ambiente, rischiano di vanificare quanto realizzato fino ad oggi dalle legge sui bioshopper.

La normativa, entrata definitivamente in vigore nel 2012, ha permesso in questi tre anni una forte riduzione del consumo di buste usa e getta e una riscoperta della sana abitudine delle sporte riutilizzabili. Eppure ci sono ancora troppi sacchetti di plastica non a norma in circolazione.

Secondo i dati elaborati da Legambiente a partire dall’analisi del mercato nazionale effettuata da Plastic Consult per Assobioplastiche, in Campania sono prodotti circa 1,3 miliardi di shopper illegali, pari a oltre 10.000 tonnellate di sacchetti non conformi.

Il valore della vendita di questi shopper illegali (sia prodotti in Italia che importati) è stimabile intorno ai 42mln di euro, per circa 9,2mln di euro di IVA (senza considerare l’evasione, che si stima pesi intorno al 30%).

Se questi sacchetti invece di essere illegali fossero tutti a norma di legge, ossia compostabili, il fatturato salirebbe a circa 72 milioni di euro per un incasso di IVA di poco meno di 16 milioni di euro.

Nonostante la legge sui bioshopper parli chiaro e nonostante vi siano pesanti sanzioni economiche per chi violi la norma in questione – dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente – ci sono ancora in circolazione troppi sacchetti illegali soprattutto in Campania, una regione dove ci sono molte criticità da affrontare: dalla questione delle ecomafie alla terra dei fuochi, dagli shopper illegali al ciclo illegale dei rifiuti. In particolare come è emerso anche da un nostro monitoraggio effettuato nei mesi scorsi sul rispetto della legge sulle buste di plastica, il centro sud detiene il record negativo con al primo posto la Campania per sacchetti illegali. Di certo l’impegno dei cittadini e delle amministrazioni, come quello della CoopVentuno e del Comune di Caiazzo, rappresentano un contributo prezioso per la salvaguardia del Pianeta, delle nostre risorse e per diffondere comportamenti sostenibili. Ma in questa partita è anche importante che l’Italia continui a promuovere le filiere delle produzione industriali innovative e rispettose dell’ambiente come ha fatto in questi anni l’Italia e che sarebbero aiutate anche dall’approvazione del ddl sugli ecoreati che andrà nell’Aula del Senato martedì pomeriggio, speriamo per l’ultimo passaggio”.

La Cooperativa Ventuno, di Massimiliano Noviello e Gennaro Del Prete, distribuisce sul territorio campano e nei supermercati buste biodegradabili e compostabili a norma, contrastando così i sacchetti illegali altamente diffusi in Campania.

La Coop ha sede legale a Castel Volturno ed  è operativa a Carinaro nella Zona Industriale Aversa Nord ed a breve gestirà un bene confiscato a Mondragone.

La Cooperativa ha avuto il riconoscimento dell’Asips, l’azienda speciale della Camera di commercio di Caserta.

Accanto alla storia della Cooperativa Ventuno, c’è poi quella del Comune di Caiazzo che, nel 2008, con un notevole  anticipo rispetto all’entrata in vigore della legge 28 del marzo del 2012, è stato il primo municipio in Italia a dire addio ai sacchetti di plastica adottando i bioshopper.

Un modo per contribuire a risolvere il problema dei rifiuti e far sì che la provincia di Caserta non sia associata sempre e solo ad una terra di camorra e rifiuti, ma ad una zona che si impegna per la sostenibilità ambientale e per la legalità.

Lo scorso luglio, il comune casertano ha ricevuto da Legambiente anche il Premio bellezza dei gesti per l’originale campagna “Duorm Carmè!”, ideata per promuovere la raccolta differenziata tra i cittadini.

Per la giuria, il comune di Caiazzo ha trovato una modalità originale di animare ed incentivare la raccolta differenziata, intesa come un percorso di coesione e cooperazione di un’intera comunità verso un obiettivo di miglioramento sociale ed ambientale per tutta la popolazione.

Infine nel corso dell’incontro, sono state ribadite le caratteristiche che devono avere i sacchetti conformi alla legge.

I sacchetti monouso biodegradabili e compostabili conformi alla legge che possono essere tranquillamente utilizzati anche per la raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti, devono avere la scritta “biodegradabile e compostabile”; la citazione dello standard europeo “UNI EN 13432:2002”; il marchio di un ente certificatore che tutela il consumatore come soggetto terzo (Cic, Vincotte e Din Certco sono i più diffusi).

Tutti i sacchetti che non riportano queste specifiche danno un’informazione sbagliata e non sono conformi alla legge. L’obiettivo è contrastare la diffusione dei sacchetti illegali altamente diffusi in Campania, regione  che detiene il record negativo nel centro sud.

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