Quattro medici sono stati condannati perché riconosciuti colpevoli in concorso di omicidio colposo.
Il giudice monocratico Roberta Attena del tribunale di Santa Maria Capua Vetere li ha condannati a 1 anno e quattro mesi di reclusione (con sospensione della pena), oltre al pagamento di una provvisionale complessiva di 150mila euro, da liquidarsi in solido con l’ASL Caserta, ente citato in giudizio che però non si è mai costituito.
I sanitari condannati sono la pediatra di base Angela De Santis, di Capua, e tre medici dell’ospedale “Melorio” di Santa Maria Capua Vetere e cioè il primario Luigi Cantelli, di Villa di Briano, ed i dottori Elpidio Tierno di Casapulla e Gerardo Martone di Caserta.
La vicenda che ha portato alla condanna dei quattro medici risale a circa sette anni fa quando Domenico ed Annamaria Nocera ricorrono ai sanitari per una infezione alle vie urinarie contratta dal figlio Nunzio, di appena due mesi.
Dopo una serie di perizie affidate dal giudice a propri consulenti, si è giunti alla conclusione che la morte del bimbo presso l’Azienda Ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta il 3 maggio del 2009, dopo un vero e proprio calvario durato più di un mese, avvenne a causa “della negligenza e della imperizia dei medici”.
Come riportato negli atti processuali, il piccolo Nunzio, che accusava una febbre alta, fu sottoposto dalla pediatra di base alle prime cure, ma infruttuosamente. I genitori decisero allora di ricorrere al reparto di Pediatria dell’Ospedale “Melorio”, ma anche presso il nosocomio sammaritano le cure – secondo i periti del tribunale – non furono adeguate al caso. E, ciò nonostante, dopo qualche giorno di ricovero, il bimbo fu dimesso con la diagnosi di “sospetta infezione urinaria” e prescrizione di terapia domiciliare. Ma le condizioni di salute del piccolo Nunzio, invece di migliorare, continuarono a peggiorare fin quando si rese indispensabile un nuovo ed urgente ricovero, stavolta all’ospedale di Caserta, dove il bimbo arrivò in condizioni gravissime e fu sottoposto, senza successo, a ripetuti tentativi di rianimazione da parte dei medici del Pronto soccorso e, successivamente, del Reparto di Terapia Intensiva dell’Azienda Ospedaliera casertana (i periti hanno poi escluso responsabilità in merito dei medici ospedalieri del presidio del capolugo).
Ora la vicenda legale continuerà in sede civile al fine di ottenere il risarcimento del danno anche da parte dell’Asl Caserta che, seppur citata, non si è mai presentata in sette anni di processo con un proprio rappresentante legale
Intanto gli avvocati difensori dei sanitari hanno preannunciato il ricorso in Appello contro la sentenza di condanna.