La splendida sala della Pinacoteca del Seminario Vescovile di Aversa ha accolto il folto pubblico che ha partecipato alla presentazione del libro ‘Caro figlio’ di Elena Nugnes, edito dalla MR Editori di Giovanna Ragusa.
I vasti temi suggeriti del romanzo sono stati trattati nel confronto fra la stessa autrice e Maria Luisa Coppola, presidente nazionale del ‘Serra Club International’, Cecilia Amodio, dirigente scolastico, Pina Abate, presidente dell’Ami.
Le vicende della giovane protagonista Nora hanno emozionato tutti i presenti, anche grazie al calore nell’interpretazione dei brani, letti dall’attrice Pina Vergara.
Il complesso rapporto con il figlio di una ragazza-madre e il velo protettrice verso quest’ultima da parte della mamma, inseriti nel momento storico della fine degli anni ’60, danno l’idea di come, ha affermato subito la Nugnes, “la vita di Nora non è stata certo facile”. A questo va aggiunto l’atteggiamento di un padre egoista, che certo non aiuta la crescita di Claudio, bambino che “non conosce il vissuto del padre naturale”.
Per Cecilia Amodio, la Nugnes affronta un così delicato tema con “una bella scrittura e un bel modo di raccontare. Il travaglio di Nora dimostra che i figli sono nostri perché noi ne avvertiamo la presenza sino al momento del parto, poi inizia il distacco, la separazione”.
Ancora più netta Maria Luisa Coppola che premette come “il libro dia spunti molto interessanti per riflettere sul rapporto di coppia, sul rapporto madre-figlio e figlia-madre, sul rapporto tra famiglia e società. Proprio perché è più difficile, noi madri dobbiamo riuscire a rendere nostro figlio autonomo, aiutarlo a tagliare il cordone ombelicale. Nel romanzo, il messaggio alla vita è molto forte”.
Ammettendo di essersi commossa leggendo il libro, Pina Abate ha affermato che “Nora è una donna molto passionale ma anche molto fragile. Questo si manifesta soprattutto nella sua scelta di portare avanti la gravidanza solo perché spinta dalla madre”.
Elena Nugnes ha sostenuto che per “Nora avere un colloquio franco con il figlio è un modo di redimersi e ciò ha richiesto tempo. C’è voluto un input che le ha permesso di avere un dialogo aperto. Per quanto riguarda la mamma è vero che si è dimostrata protettiva nei confronti di Nora ma questo è qualcosa che le madri hanno quasi istintivamente. Bisogna anche considerare i tempi diversi, rispetto ad oggi. In quegli anni – ha concluso la scrittrice di Teverola – i genitori contavano molto, nonostante la contestazione giovanile”.
(Pier Paolo De Brasi)