Il momento della JC si può descrivere così, parafrasando il titolo del libro degli amici Camillo Anzoini e Sante Roperto.
Nel corso di un’affollata conferenza stampa aperta anche agli appassionati – convocata per un venerdì 13 alle 17,30 – Lello Iavazzi, in circa un’ora, ha calato le carte e snocciolato cifre che, da mesi, aveva in mente di far conoscere.
Dopo aver sottolineato che i 6.400 dell’ultima di campionato con Trento rimarranno come uno dei ricordi che porterà nel cuore per sempre, il proprietario del club bianconero ha detto che si ferma qui.
Certamente amareggiato dalle critiche ricevute con costante continuità e dagli striscioni di una parte della curva, provato dai problemi delle sue aziende (che non si diraderanno prima del 26 luglio prossimo), il n. 1 bianconero ha sottolineato di aver rispettato l’impegno di portare la squadra fino alla fine della stagione e di lasciarla in A dopo l’affaire-Galimberti.
Iavazzi ha detto di aver preso la squadra con un debito (dichiarato, ma assolutamente non veritiero) di oltre 540.000 euro, anche se, in realtà, i debiti ammontavano ad almeno il triplo.
Nel corso degli anni sono poi venuti a galla ulteriori debiti pregressi relativi agli oneri fiscali che pesano per oltre 450.000 euro per l’anno 2012 e oltre 150.000 per il 2014 (che Iavazzi sta onorando con rate da 15.000 euro al mese).
Le altre pendenze, a suo dire, sono solo “stupidaggini”. Ha dichiarato di aver pagato sinora sette BAT (tutti relativi alle precedenti gestioni) ed ha mostrato la busta contenente l’ottavo appena, proposto da Stipanovic e relativo a pendenze 2011 (dunque un anno prima della sua presidenza). A quello di Domercant e ad eventuali altri lodi della scorsa stagione, la società bianconera si opporrà in ragione di quanto previsto dal contratto collettivo dei giocatori di basket di A che consente di non pagare le ultime due mensilità a giocatori di una squadra retrocessa in A2.
Ha confermato che non percorrerà la via-Toti e che non accetterà di ripartire dalle serie minori, pur dichiarandosi disponibile a rimanere in società con una quota minoritaria del 20-30%.
Ha poi platealmente consegnato la documentazione necessaria per l’iscrizione al prossimo campionato nelle mani di Carlo Giannoni, confermato che pagherà gli stipendi in scadenza a giugno e luglio prossimi, e dichiarato di aver approvato il bilancio al 31 marzo, conditio sine qua non per potersi iscrivere, rientrando nei parametri.
La JuveCaserta, sotto il profilo amministrativo-burocratico, avrebbe dunque le carte in regola per potersi iscrivere (la documentazione va inviata in FIP entro il 30 maggio), manca però la sostanza, il quibus: Iavazzi si è fortemente lamentato di essere stato lasciato solo ed ha sfidato la città a trovare “persone in grado di investire un milione e mezzo di euro tra gli scienziati bravi solo a parlare ed a criticare”.
I contatti (“un paio, ma niente di concreto, e ad oggi nessuno si è fatto avanti”), come al solito a Caserta, non fanno ben sperare per cui Iavazzi ha confermato di non aver alcuna intenzione di versare la fidejussione di 250.000 euro; pagherà quanto dovuto, arriverà “fino all’ultimo passo”, ma “non ripeterò l’errore dello scorso anno”.
Sin qui le dichiarazioni di Iavazzi! Ora la palla passa alle istituzioni (chiamate in causa dallo stesso owner bianconero), ma soprattutto agli imprenditori ed appassionati che hanno veramente a cuore le sorti dell’unica società del Sud ad aver vinto un campionato italiano.
Fondazioni, azionariato popolare, cordate et similia sono state chiacchiere fino ad oggi. Ora la corsa contro il tempo è lanciata (la dead line è fissata al 15 giugno prossimo) per evitare lo spettro di un nuovo 1998 (l’anno del primo fallimento) che è ormai reale.
(Eugenio Simioli)