“Prenditela con me!”: recitava così uno slogan che lanciò con estrema sfrontatezza Sandro De Franciscis (nella foto a sn) poco dopo essere stato eletto Presidente della Provincia di Caserta dopo aver battuto alle elezioni Nicola Cosentino.
E la sfacciataggine di De Franciscis è stata alla fine profetica!
E’ arrivata infatti la condanna definitiva della sezione campana della Corte dei Conti per i consiglieri provinciali dell’era De Franciscis coinvolti nello scandalo Acms che devono ora risarcire 4 milioni e mezzo di euro per “danno erariale”.
La sentenza è stata depositata mercoledì scorso e rispecchia il quadro accusatorio.
Secondo l’accusa dei magistrati contabili (Fiorenzo Santoro presidente, Gaetano Beretta relatore, Pasquale Fava primo referendario), la Provincia di Caserta, azionista principale dell’ACMS, avrebbe elargito denaro all’azienda di trasporto pubblico su gomma senza alcun titolo, solo per tenerla in vita ed evitare il fallimento.
In particolare, l’amministrazione provinciale retta da Sandro De Franciscis non avrebbe dovuto affidare quell’ulteriore finanziamento all’Acms (che si tentò di giustificare come utile al pagamento degli stipendi dei dipendenti) perché la situazione economico¬finanziaria della società non avrebbe potuto portare ad una conclusione diversa se non a quella del fallimento, che è infatti poi avvenuto dopo poco tempo con il conseguente licenziamento di tutti i lavoratori.
L’inchiesta è nata dopo il fallimento della società ACMS e ha portato in primo luogo alla contestazione del danno erariale nei confronti degli amministratori che aveva approvato la delibera di giunta e successivamente quella di consiglio provinciale.
Questo l’elenco dei 35 ex-amministratori condannati dalla Corte dei Conti con, a destra, la cifra che ognuno deve risarcire:
Alessandro DE FRANCISCIS (allora Presidente della Provincia) | 160mila euro |
Martino AVELLA (allora dirigente settore trasporti provinciale) | 140mila euro |
Alessandro DIANA (allora direttore della Provincia) | 126mila euro |
Pietro Paolo CIARDIELLO (allora consigliere provinciale – capogruppo PD) | 101mila euro |
Vincenzo CORRERA (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Pasquale DE LUCIA (allora Presidente del Consiglio Provinciale) | 101mila euro |
Vincenzo DI FRANCO (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Antonio RECCIA (allora Assessore Provinciale) | 101mila euro |
Giuseppe FIORILLO (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Angelo GOLINO (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Emilio Pasquale IODICE (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Vincenzo LETIZIA (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Antonio MARANDOLA (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Vincenzo MATALUNA (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Amilcare NOZZOLILLO (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Francesco PAPA (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Angelo PICCOLO (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Giuseppe RAIMONDO (allora Assessore provinciale) | 101mila euro |
Massimo VISCO (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Luigi ZIELLO (allora consigliere provinciale) | 101mila euro |
Mario BASCO (allora consigliere provinciale) | 87.500 euro |
Roberto CARUSO (allora segretario generale della provincia) | 82.500 euro |
Luigi RUSSO (allora consigliere provinciale) | 77mila euro |
Eduardo GIORDANO (allora consigliere provinciale) | 63.500 euro |
Renato RICCA (allora Assessore Provinciale) | 51mila euro |
Sebastiano FERRARO (allora consigliere provinciale) | 51mila euro |
Angelo DI COSTANZO (allora consigliere provinciale, oggi Presidente della Provincia) | 50mila euro |
Roberto MASSI (allora consigliere provinciale) | 36.500 euro |
Adolfo VILLANI (allora Assessore Provinciale) | 35mila euro |
Ferdinando BOSCO (allora Assessore Provinciale) | 35mila euro |
Francesco CAPOBIANCO (allora Assessore Provinciale) | 35mila euro |
Giovanni DE CAPRIO (allora Assessore Provinciale) | 35mila euro |
Domenico DELL’AQUILA (allora Assessore Provinciale) | 35mila euro |
Enrico MILANI (allora Assessore Provinciale) | 35mila euro |
Rodolfo PARISI (allora consigliere provinciale) | 23.500 euro |
Quindi un’azione scioccamente temeraria (ed illegale!) messa in atto da quella che, a conti fatti (…e mai tale “modo di dire” fu tanto idoneo!!!), fu una vera e propria Armata Brancaleone che, sul campo, ha dato inequivocabile prova di manifesta incapacità.
E se “qualcuno”, confidando prima nei suoi rapporti parentali e poi nelle sue conoscenze vaticane per farsi miracolare sulla via di …Lourdes, si è salvato anche da guai ben peggiori evitando così di essere davvero “preso”, qualche altro invece corre il rischio di uscire definitivamente di scena a livello politico, almeno per un decennio.
Stiamo parlando dell’attuale presidente della Provincia Angelo Di Costanzo (nella foto a dx) che, come riportato in un articolo dal collega Giuseppe Perrotta, a seguito di tale condanna corre il rischio assai concreto di incappare in quanto normato dall’articolo 248 del Testo Unico degli Enti Locali che recita testualmente: “Gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresì ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale nè alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Ai medesimi soggetti, ove riconosciuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione“.
Come sempre, il tempo sarà galantuomo! …persino “non aspettando troppo” se anche la giustizia gli da una mano!