L’avvocato e imprenditore di Parete Cipriano Chianese (al centro nella foto), ritenuto l’inventore delle ecomafie per conto del clan camorristico dei Casalesi, è stato condannato a venti anni di reclusione per disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti con l’aggravante mafiosa. Il PM aveva chiesto per Chianese una condanna a 30 di reclusione
Condannato anche Giulio Facchi (a dx nella foto), ex subcommissario ai rifiuti della Regione Campania all’emergenza rifiuti tra il 2000 e il 2004 quando era commissario Antonio Bassolino, che dovrà scontare cinque anni e sei mesi di reclusione. Anche per Facchi l’accusa aveva chiesto 30 anni di carcere
16 anni di reclusione sono stati comminati a Gaetano Cerci (a sn nella foto), altro imprenditore legato al clan camorristico dei Casalesi e coinvolto negli scarichi abusivi alla discarica Resit di Giugliano.
Si è chiuso così il processo a Napoli che vedeva imputate 29 persone accusate di disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti che ha inquinato per decenni i territori di Giugliano e del casertano, in particolare quelli della Resit ancora oggi senza bonifica.
Per anni la discarica Resit di Giugliano, accogliendo file di camion in particolare nottetempo, ha ingoiato rifiuti di ogni genere, anche quelli pericolosi, provenienti da siti industriali soprattutto del Nord Italia. Un invaso da cui poi per decenni è stata estratta “pozzolana” da destinare alle costruzioni e poi riempito di immondizia, diventando una bomba ecologica. E non lontano da lì, anche altre discariche che, nel corso degli anni, hanno ingoiato la spazzatura del napoletano, come il sito di Masseria del Re dove oggi, al posto delle distese di grano di una volta, ci sono circa 6 milioni di ecoballe di spazzatura la cui rimozione è stata avviata nelle scorse settimane.
La sentenze sono state emesse dalla V sezione della Corte d’Assise di Napoli, presieduta da Adriana Pangia, dopo nove ore di camera di consiglio.
Un processo arrivato a conclusione in Corte di Assise dopo ben 180 udienze nel corso delle quali si è ricostruito il business della “monnezza” e l’avvelenamento di uno degli angoli più fertili della Campania Felix, una volta rinomato per le mele annurche e le “percoche” nonché per i vitigni di asprinio, territorio su cui negli anni ’80 misero purtroppo le mani i signori delle ecomafie.
I giudici hanno anche condannato tre imprenditori del settore dei rifiuti, i fratelli Elio, Generoso e Raffaele Roma, rispettivamente a 6 anni e 6 mesi il primo e 5 anni e 5 mesi per gli altri due. I tre imprenditori sono stati però assolti dall’accusa di disastro ambientale
Accolta solo in parte la tesi dell’accusa sostenuta dal pm Alessandro Milita che aveva chiesto quasi 300 anni di carcere..
Condannati anche:
Remo Alfani (12 anni),
Mosè Di Meo (12 anni),
Giovanni Ferrante (6 anni e 6 mesi),
Giuseppe Giordano (6 anni e 6 mesi),
Carmine Di Cicco (4 anni e 6 mesi),
Antonio Frattarulo (4 anni e 6 mesi),
Filomena Menale (4 anni e 6 mesi),
Carlo Vetrano (4 anni e 6 mesi),
Enrico Santillo (4 anni).
Sono stati invece assolti:
Giuseppe Barbato,
Claudio Chiariello,
Vincenzo De Santis,
Luigi Di Marino,
Raffaele Ferrara,
Luigi Pezone,
Felice Russo,
Salvatore Russo,
Lucio Sagliocco,
Antonio Tesone,
Giancarlo Sarno.
“Una condanna che colpisce al cuore l’ecomafia nella Terra dei fuochi. Esprimiamo grande soddisfazione per la sentenza – hanno commentato i rappresentanti campani di Legambiente – emessa negli confronti degli imputati che erano già stati denunciati da Legambiente nel rapporto “Rifiuti Spa” del 1994. È una sentenza fondamentale che riconosce le gravi responsabilità della mattanza messa in campo nelle province di Napoli e Caserta da nomi noti alle cronache giudizio per traffico illegale di rifiuti. La rinascita della Terra della Fuochi deve ripartire dalla condanna dei colpevoli e dal risanamento delle aree avvelenata dalle ecomafie“.
Di taglio diverso invece il commento dell’europarlamentare del Pd Massimo Paolucci: “Conosco e voglio bene a Giulio Facchi. Ho lavorato con lui nella mia esperienza di sub commissario all’emergenza rifiuti in Campania. È stato in prima linea nell’affrontare quel gigantesco problema e, a differenza di altri, non è scappato di fronte alle difficoltà. Anche per questo oggi gli sono umanamente vicino in questo difficile momento e sono allo stesso modo convinto che, nei successivi gradi di giudizio, riuscirà a dimostrare tutta la correttezza del suo operato“.