Rifiuti in mare: inquinamento e smaltimento: ne hanno discusso i relatori d’eccezione all’interno dell’ottavo Forum Internazionale sull’Economia dei Rifiuti, promosso dal consorzio PoliEco presso un noto Hotel ad Ischia.
Alla tavola rotonda, presieduta dalla direttrice del Consorzio, Claudia Salvestrini, un convitato di pietra: i 300 milioni di tonnellate di plastica prodotti annualmente, così come sottolineato da Silvestro Greco, consulente scientifico presso il Ministero dell’Ambiente. Di queste, 8 milioni finiscono in mare.
Un problema, dunque, di dimensioni gigantesche che ci tocca molto da vicino, visto che il Mediterraneo supporta circa il 30% di traffico di idrocarburi, nonostante sia uno dei mari più piccoli al mondo.
Quali soluzioni adottare, dunque?
Un contributo importante, quello di Gian Claudio Faussone, in rappresentanza di Sintol, start up nata nel 2015 all’interno del Politecnico di Torino, con l’idea di realizzare in Italia un impianto di trasformazione dei residui plastici in carburanti, filone considerato promettente della green economy perché unisce i benefici della riduzione dei rifiuti alla riduzione dello sfruttamento delle risorse.
Dal canto suo, Cristina Fossi, docente di Ecologia ed Ecotossicologia presso l’Università di Siena, ha illustrato il progetto Plastic Buster, di cui l’Ateneo è leader, per stimare la quantità, le fonti, i percorsi, la distribuzione, le aree di convergenza dei rifiuti. “Il marine litter – ha detto Fossi – in particolare i rifiuti di plastica, ha raggiunto anche gli ecosistemi più remoti, riversandosi sugli ambienti costieri, ma anche nel fondo marino sotto forma di piccoli detriti plastici che, venendo a contatto con la fauna ittica, possono essere anche molto dannosi per la salute umana”.
Inoltre Vito Felice Uricchio, direttore dell’Istituto di Ricerca sulle Acque, ha sottolineato, oltre alla necessità di scoraggiare la produzione stessa dei rifiuti, come “qualsiasi rifiuto, anche quello ad esempio abbandonato sulle Alpi, prima o poi arrivi al mare”, supportando la riflessione fatta dal direttore PoliEco Salvestrini che definiva i rifiuti in mare “un problema globale non equiparabile al rifiuto urbano e la cui risoluzione richiede un impegno totale da parte di tutti”.
Alessandra Nasti, in rappresentanza di Federcoopesca, ha illustrato l’esperienza delle cooperative nel promuovere lo smaltimento dei rifiuti che vengono quotidianamente raccolti in mare dai pescherecci, nonché le possibili soluzioni per supportare ed incentivare i pescatori, dando loro gli strumenti necessari a smaltire correttamente i rifiuti raccolti nelle reti e le reti stesse.
Al Forum hanno anche partecipato Helmut Maurer, Commissione europea Ambiente, ed il magistrato della Dda di Napoli Catello Maresca.
“L’Italia ha troppe discariche mal gestite o non gestite assolutamente – ha detto Maurer – ed è assurdo che le famiglie italiane paghino in media 1.200 euro per la raccolta differenziata, un servizio che non dovrebbe essere pagato, ma del quale dovrebbero avvalersi“.
Per Maurer la ricetta del cambiamento è la seguente: “meno discariche e più riciclo, adottando logiche produttive diverse con prodotti che non diventino solo rifiuti ma che anzi siano assolutamente recuperabili. É una scelta dalla quale non si può prescindere se si vuole salvare l’equilibrio dell’ecosistema messo seriamente a rischio. Milioni di tonnellate di plastica vengono smaltite ogni anno in mare: è un crimine contro il genere umano “.
Maurer ha fatto infine riferimento anche alle ecoballe campane: “E’ un problema esclusivamente italiano ed è grave che uno Stato membro dell’Europa, che dall’Europa ha anche ricevuto i fondi per la realizzazione degli impianti, smaltisca le ecoballe in Paesi che di certo non si distinguono per una corretta gestione dei rifiuti, come ad esempio la Romania”.
Da parte sua, invece, il magistrato della Dda di Napoli Catello Maresca ha acceso i riflettori sull’impresa criminale nella gestione dei rifiuti. “Oggi l’impresa mafiosa – ha affermato – utilizza una violenza diversa data dal potere contrattuale fornito dalla liquidità economica e dalla capacità operativa in netta violazione delle regole e agli adempimenti burocratici”.
Possibili rimedi richiedono, per Maresca, un quadro normativo di riferimento chiaro e coerente: “Qualche passo in avanti è stato infatti compiuto con la legge sugli ecoreati e sul sistema nazionale di tutela ambientale che dovrebbe essere affiancato da un controllo capillare sulle dichiarazioni fiscali delle aziende che si occupano di smaltimento per risalire ad eventuali illeciti nella gestione dei rifiuti”.
In conclusione, Rosario Trefiletti di Federconsumatori ha sottolineato l’importanza della ricerca e dell’educazione ambientale. “L’Italia – ha detto – investe decisamente molto poco nella ricerca, preferendo semmai comprare un M16 in più. E’ invece fondamentale agire anche all’interno del sistema scolastico facendo in modo che l’educazione ambientale inizi in tenera età. Solo così si potrà centrare l’obiettivo di realizzare un pacchetto intelligente che guardi allo sviluppo sostenibile”.