Cultura Musica

Ennio Morricone: la vita in musica

Sono nel cortile vanvitelliano della Reggia di Caserta, inviato di Radio PRIMARETE per seguire il concerto di Ennio MorriconeThe 60 years of muic tour”, celebrativo dei suoi sessant’anni di musica in tour. Passeggio tra la platea mentre le poltrone iniziano a riempiersi. Scambio due chiacchiere con un fotografo, ci presentiamo e mi racconta che suo padre, molto probabilmente, conosceva il mio e custodiva gelosamente un oggetto (un fermacarte) regalatogli proprio da mio padre. Parte con una coincidenza la serata. É tutto un intreccio di coincidenze, di casi, di fortune o sfortune la vita? Il concerto di Morricone è un viaggio dentro questa inestricabile trama di emozioni, sentimenti contrastanti, brividi e lacrime.

Inizia con una prima sessione di brani dal titolo “La vita e la leggenda”. Il tocco e i movimenti leggiadri del maestro nel dirigere l’orchestra “Roma sinfonietta” e il Coro del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno fanno partire le note de “Gli Intoccabili”. Mi trasmettono forza e il messaggio che gli ostacoli possono essere anche avvincenti e vanno affrontati e superati con determinazione. Poi arriva “Deborah’s theme”, tratto da “C’era una volta in America”. Un brivido parte dalla schiena, sale, arriva alla nuca e si scioglie in lacrime a fiotti. In quella musica c’è dolcezza, malinconia e nostalgia; ci sono io con tutti i miei rimpianti e i miei fallimenti: per ciò che avrei potuto essere e per chi avrei voluto con me.

Nella seconda sessione, il brano “H2S”, con un effetto distopico rispetto alla violenza del potere raccontata dall’omonimo film di Roberto Faenza, mi conduce in una valle incantata. La musica mi fa passeggiare in un prato, tra fontane zampillanti, dove si celebra un matrimonio di una principessa, sono un folletto volteggiante o, forse, il giovane principe innamorato…

Le note di “Metti una sera a cena” mi accarezzano e conducono dolcemente in una camera da letto tra drappi di seta, zaffate di talco e spruzzi di un intenso eau de parfum. Sembra di vivere un sogno o di essere in una telenovela degli anni settanta. L’idillio svanisce, la sofferenza ritorna come annunciano già le prime note di “Croce d’amore”, brano tratto sempre dal film “Metti una sera a cena”.

Un tuffo nel passato e nella nostalgia per un amore non vissuto, espresso dall’indimenticabile musica di “Nuovo cinema paradiso”, chiudono la seconda sessione dal titolo “Fogli sparsi”.

Il terzo capitolo è dedicato al mito del cinema western di Sergio Leone. Le luci di scena, che fino ad allora avevano spaziato su tonalità di blu e verde, diventano rosse. “L’uomo dell’armonica”, dal film “Il buono, il brutto e il cattivo”, evoca la solitudine di un uomo indurito dalla vita, pronto però ad affrontarla con coraggio e fatalità. La tranquilla passeggiata trionfante de “Il forte” sembrano suggerirmi che essere forti significa sapersi rialzare dopo un periodo di sofferenza e farsi forgiare da essa stessa.

All’esecuzione de “L’estasi dell’oro”, interpretata con intensità dal soprano Susanna Rigacci, passano gli elicotteri canadair a ricordarmi che, mentre siamo lì, il nostro territorio brucia e le tasche di qualcuno si stanno riempiendo d’oro.

L’esecuzione termina e tutto il pubblico si alza in piedi per applaudire.

ennio-morricone-concerto-reggia-caserta

Segue il quarto capitolo dedicato alle musiche di “Nostromo”, miniserie televisiva tratta dall’omonimo romanzo di Joseph Conrad. Le luci tornano blu e celesti. Sembra di stare su un vascello in mare aperto. Il canto di Dulces Ponte è una preghiera di una sirena che cerca di raggiungere qualcosa che manca. Il cambio di musica annuncia i pericoli, le insidie e le difficoltà che metteranno l’eroe nella posizione di dover capire chi egli è realmente.

Tropical variation” mi conduce in un luogo lugubre: è una foresta dove avrà luogo una lotta. “The silver of the mine” chiude il capitolo e la prima parte del concerto che ha il sapore di una vittoria ottenuta, però, a caro prezzo. Percorro trionfalmente ampie vallate, ho vinto, sono nei miei Campi Elisii, ma con un nodo alla gola per qualcosa e qualcuno che non c’è più…

Il viaggio riprende con il brano “L’ultima diligenza per Red Rock” da “The hateful eight” di Quentin Tarantino. L’atmosfera è sinistra, carica di tensione, qualcosa sta per accadere. Sembra che questa diligenza mi stia portando nei meandri più oscuri di me. Sento di avvicinarmi ad un mostro. Lo conosco già, ma l’ho solo lambito e adesso devo affrontarlo per trovare questo coraggio che è già una vittoria.

A seguire il capitolo dedicato al cinema dell’impegno. La musica de “la battaglia di Algeri” mi trasporta in mezzo a battaglioni che avanzano portando distruzione e morte. La canzone di “Sacco e Vanzetti”, interpretata da Dulce Pontes, è un urlo di rabbia contro le ingiustizie. “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” mi porta in Sicilia, in un sottobosco dove legalità e crimine si mischiano. Vedo un uomo intelligente, scaltro che si muove in questo sottobosco, non gli sfugge nulla finanche il più piccolo movimento o una piccola goccia d’acqua. Si sente forte, può far tutto al di sopra di ogni sospetto.

Sostiene Pereira” ha tonalità malinconiche della musica portoghese e racconta di un uomo che, di fronte al dolore inflitto dalle ingiustizie, si è chiuso nella sua solitudine, ma è pronto con coraggio a riscattarsi.

La classe operaia va in paradiso” ha suoni metallici, dilanianti, laceranti. C’è la sofferenza e l’alienazione della catena di montaggio che si ripercuote poi nella vita, destinata a ripetersi frenetica. La sera sei solo, lontano da tutto questo dolore; il suono dolce e triste di un violino, barlume di speranza e amore, per un momento mi riportano verso qualcosa di umano, ma è destinato a durare poco, sopraffatto da colpi di pistole laser, graffi metallici e dal male inesorabile che è entrato nell’anima.

Il capitolo si chiude con “Abolicao”, musica del memorabile film “Queimada” con Marlon Brando. É una festa liberatoria per l’abolizione della schiavitù e il ritmo incalzante mi spingerebbe ad alzarmi dal mio posto e ballare.

L’ultima sessione è quella più spirituale, con i toccanti brani “Gabriel’s oboe”, “Falls” e “On earth as it is on heaven”, colonne sonore del film “The Mission”. Dietro queste memorabili musiche c’è una storia, raccontata dal maestro in un’intervista. “Arrivai a comporle per un caso della vita. Solo anni dopo la composizione delle musiche seppi che inizialmente la produzione del film voleva infatti Leonard Bernstein, ma non riuscì a mettersi in contatto con il compositore statunitense. Rimasi estasiato dalla visione del film e comunicai inizialmente alla produzione di non essere in grado di scrivere una musica che potesse accompagnarsi alla bellezza di quelle immagini. Tuttavia, convito dai produttori italiani del film i quali andarono in contrasto con quelli inglesi che insistevano per Bernstein,  mi buttai e scrissi. Mi trovai dinanzi a difficoltà legate alla trama del film e alla sua ambientazione storica. Uno dei protagonisti delle storia, il gesuita padre Gabriel, suona l’oboe, quindi la prima necessità era scrivere un pezzo per oboe. Il film è ambientato nel 1750, quando in Europa era nel pieno sviluppo della musica strumentale. La musica liturgica doveva essere scritta secondo le rigide regole fissate secoli prima dal Concilio di Trento per evitare che potessero esserci commistioni tra musiche sacre e parole profane e viceversa. Infine occorreva scrivere una musica dal ritmo etnico, essendo la storia ambientata in Sudamerica. La musica per oboe, quella liturgica e quella etnica apparivano inconciliabili e suonano da sole nelle diverse parti film, ma, poi, nel finale che celebra il trionfo del martirio dei padri gesuiti, questi tre elementi si combinano e non so ancora bene guidato da cosa ci sono riuscito”. Mentre l’orchestra e il coro lo eseguono, io, come molti vicino a me, mi sciolgo in lacrime. É la vita che trova la sua completezza,  sei tu che torni a casa, dopo aver compiuto la tua missione qui.

Si susseguono tre brani del bis (“La tarantella di Baaria”, “L’estasi dell’oro” e “Luz prodigiosa”) e meno male che sono pezzi che infondono carica perché a me scendono ancora le lacrime. Tutti ci alziamo in piedi per applaudire il maestro e gli artisti, grati per averci regalato una serata dalle emozioni indimenticabili.

(Francesco Capo)

Condividi!