Sono passati meno di dieci anni dallo spegnimento del segnale della tv analogica e l’introduzione del digitale terrestre. Chiunque allora possedeva un televisore compatibile soltanto con il vecchio standard dovette attrezzarsi con un apparecchio nuovo, oppure acquistare un decoder, destreggiandosi tra i vari modelli disponibili.
In capo ad alcuni mesi e nonostante le difficoltà emerse, l’Italia è passata completamente al segnale digitale che è diventato parte della vita di tutti i giorni, tanto che la frenesia di quei giorni e la preoccupazione di acquistare il decoder giusto sono ormai un lontano ricordo.
Chi pensava di potersi ora godere in pace i programmi televisivi senza mai più doversi occupare di questioni tecniche, si sbagliava di grosso: il balletto sta per ricominciare.
A partire dal 30 giugno 2022, infatti, le trasmissioni televisive abbandoneranno lo standard digitale attualmente in uso – il DVB-T – per passare al suo successore, il DVB-T2, che utilizzerà il codice HEVC (o H.265).
La norma che regola il passaggio è parte della Legge di Stabilità in discussione in Parlamento, e che dovrebbe essere approvata la prossima settimana. In realtà, rispetto ai piani originari si tratta già di un rinvio: all’inizio l’introduzione del DVB-T2 era stata fissata per il 2015.
Dal 2022, le trasmissioni abbandoneranno la frequenza dei 700 MHz per lasciarle al 5G, e l’adozione del nuovo digitale terrestre permetterà loro di utilizzare al meglio i MUX.
Se infatti con il sistema attuale un MUX permette di trasmettere 5 o 6 canali in definizione standard o 2 in definizione HD Ready (720p), con il DBV-T2 e il codec HEVC si può arrivare a 11 canali a 720p o cinque canali a 1080p.
Al di là delle questioni tecniche, per gli utenti italiani si tratta ancora di cambiare il televisore, oppure di acquistare un decoder DVB-T2.
L’Agcom ha stimato l’anno scorso che attualmente le famiglie italiane con almeno un apparato compatibile con il DVB-T2 siano soltanto tra il 15 e il 25%, ma nemmeno queste possono stare tranquille.
Infatti, il decoder adatto a funzionare nel 2022 dovrà non soltanto supportare il DVB-T2 ma, come abbiamo ricordato, anche il codec HEVC. Quelli attualmente compatibili con il DVB-T2 supportano invece quasi tutti solo i codec MPEG2 o MPEG4, usati da DVB-T.
Non è finita qui: esistono diverse versioni del DVB-T2.
La più diffusa nei prodotti a basso costo è quella a 8 bit, ma esiste anche una versione a 10 bit che molto probabilmente sarà quella che vedremo in opera tra meno di cinque anni.
Se a ciò si aggiunge che alle reti televisive sono stati concessi soltanto due anni (dal 1 gennaio 2020 al 30 giugno 2022) per effettuare il passaggio alla nuova tecnologia, e che una volta completata la transizione non potranno tenere in vita il vecchio standard affiancandolo al nuovo almeno per un periodo iniziale, si capisce che la confusione di qualche anno fa si ripresenterà presto.
Per la sostituzione del televisore o l’acquisto del decoder, la Finanziaria prevede 100 milioni di euro da erogare entro il 2022 come contributo, ma non è ancora chiaro quali saranno i criteri per l’assegnazione.
(Fonte: www.zeusnews.it)