Michele Antonutti è intervenuto a “Cestisticamente Parlando”, il magazine di Radio PRIMARETE Caserta condotto da Francesco Gazzillo, Rosario Pascarella, Mario della Peruta, Sante Roperto ed Eugenio Simioli (con la regia di Imma Tedesco), in onda ogni martedì dalle 19:00 alle 21:00 sui 95.00 MHz FM e in streaming su www.radioprimarete.it. Replica il giovedì alle 0.05, in podcast sulla pagina Facebook “Cestisticamente Parlando-Radioprimarete” e sul canale YouTube “Cestisticamente Parlando”.
Michele Antonutti:
I numeri dicono che sei il miglior tiratore e giocatore italiano della Serie A2…
Cerco di fare il massimo! Il mio ruolo, in questo momento, è quello di trascinare la squadra che ha un progetto importante. Sono felice di poter dare il massimo per questa società.
Che sensazione hai provato tornando da avversario a casa tua, a Udine?
Ritornare dopo dieci anni a Udine, contro la squadra in cui sono cresciuto e dove ho esordito, è stata un’emozione unica. Ho trovato un palasport ristrutturato, una società che è ripartita da zero cercando di capire cosa non andava nel basket di oggi, dove conta creare consorzi perché non ci sono più gli Snaidero o i Benetton della situazione, cosa che hanno fatto sia Udine che Treviso. Anche il pubblico ha risposto bene con 2500 abbonamenti (più di quelli che faceva in Serie A) e il settore giovanile sta crescendo pian piano.
E’ tornata alla ribalta anche Treviso…
…Ed è tornata in un modo particolare, perché il trevigiano ha capito che doveva cambiare qualcosa, si doveva ripartire da zero con entusiasmo dopo l Benetton. Oggi ci sono 5000 persone al palazzo a vedere la partita, la maggior parte molto giovani, e sono molte di più di quelle che seguivano la Benetton in Eurolega.
La stagione di Treviso è stata buonissima in casa, ma non altrettanto in trasferta: cosa manca?
L’altalena di risultati è dovuta anche al fatto che non siamo mai riusciti ad allenarci due volte di fila al completo. Treviso sta accettando questo con la giusta filosofia, ma con la consapevolezza che dobbiamo giocare ogni partita per vincere. Ci mancano in questo momento la crescita e la continuità, soprattutto in trasferta.
Altro segnale della rinascita di Treviso è il settore giovanile…
Anche in questo campo si è deciso di partire da zero con pazienza e senza frenesia. Treviso ha deciso di seguire una linea di fiducia, di crescita, con alcune squadre giovanili che mirano alle finali di categoria.
…è quello che si prova a fare a Caserta dopo l’ultima burrascosa estate?
Quello che può far rinascere credo sia quanto la territorialità si attivi nello sport e ami di poter dare qualcosa di importante alla società. A Treviso non interessava fare la Serie A di nuovo subito, ma dare ai propri giovani la possibilità di giocare a pallacanestro, di poter diventare un giorno come i Kukoc e i Pittis che giocavano in Serie A. Bisogna creare qualcosa di socialmente utile che in futuro ti può portare a creare una Serie A quando si ha un bacino importante.
Come vedi questa Serie A2?
E’ un campionato molto duro, soprattutto nel Girone Est dove ci sono squadre di grande tradizione, con budget importanti e con squadre che sono già pronte per il salto di qualità. Rispetto alla Serie A, ci sono meno americani grezzi con grande atletismo, ma giocatori tecnici pronti a giocare in questo campionato.
Da consigliere GIBA: che ne pensi dei troppi stranieri che giocano in Italia, anche nelle serie minori?
C’è molta titubanza su questo argomento perché c’è una parte politica che spinge per il fatto che in Europa siamo tutti uguali, dall’italiano al francese, ma nello sport bisogna considerare anche l’importanza della Nazionale. Bisogna trovare chiarezza, personalmente sono contrario al 6+6.
Infine, da ex, come vedi la situazione di Pistoia?
E’ una società abituata a soffrire ogni anno, non ha continuità e programmazione e ogni anno il budget è da costruire e si devono prendere giocatori nuovi. Ho visto dei miglioramenti con l’innesto di Ivanov. Non sono rimasto a Pistoia per idee differenti con la società.
In futuro ti vedi in panca o dietro la scrivania?
In futuro mi vedo più come dirigente che come allenatore.
(Redazione Cestisticamente Parlando)