“No, non ho paura di tornare in classe ad insegnare. Certo, sono scosso ed ancora dolorante con la mandibola dolente, ancora di più quando parlo, Ma l’insegnamento è una missione e non è solo un modo di dire. Dare, trasmettere qualcosa di tuo ai ragazzi è una sensazione bellissima”. Sono queste le parole pronunciate dall’aversano Umberto Gelvi, il 24enne professore di disegno tecnico al suo primo anno di insegnamento aggredito lo scorso mercoledì a Roma presso l’Istituto tecnico industriale statale “Vittorio Lattanzio” sito in via Teano, sulla Prenestina.
“Ho paura, invece, di parlare con i genitori. Come docente, sebbene al primo anno d’insegnamento, ho capito – aggiunge il 24enne che è prossimo a laurearsi in ingegneria meccanica – che non siamo assolutamente rispettati e, soprattutto, tutelati. Siamo alla mercé di tutti. Insegno disegno tecnico ed in questo istituto ho diverse classi. Ci sono, come ovunque, studenti che eccelgono e studenti che faticano, ma la situazione è uguale a quella di tante altre scuole. Nel corso dell’anno non si sono avuti problemi particolare”.
L’aggressione ai suoi danni è scattata quando ha cercato di difendere una collega che aveva appena comunicato ai genitori di origine albanese la bocciatura del figlio 15enne.
( Umberto Gelvi )
“La coppia di genitori – dichiara Gelvi a riguardo – è giunta a scuola già prevenuta. Quando la collega coordinatrice della classe li ha convocati telefonicamente ha capito che ci sarebbero stati problemi tanto che mi ha chiesto di farle compagnia mentre comunicava la notizia”.
La professoressa di disegno aveva appena illustrato alla famiglia l’andamento negativo ed infruttuoso nel corso dell’anno del ragazzo per poi concludere con la notizia che il 15enne sarebbe stato bocciato. A questo punto i due genitori si sono alzati in piedi, hanno iniziato a insultare i professori presenti ed il preside Claudio Dore che ha cercato di allontanarsi: allora il padre, passando dalle invettive ai fatti, ha cercato di colpirlo alle spalle. Gelvi è intervenuto, ha spostato il dirigente scolastico per evitargli i colpi e ha preso un pugno in pieno volto. Caduto a terra, è stato vittima della furia del genitore che si accanito su di lui con calci e pugni, stringendogli infine con le mani il collo nel tentativo folle di strozzarlo e, solo grazie all’intervento di più persone, il docente è riuscito a liberarsi.
Prontamente allertati, sono intervenuti sul posto gli agenti del locale commissariato di Polizia del quartiere assieme ai sanitari del 118. Dopo le prime cure del caso, Gelvi è stato poi condotto presso il pronto soccorso dell’ospedale “Madre Giuseppina Vannini” ove i sanitari gli hanno praticato una tac, riscontrando un trauma cranico rachide-cervicale e segni di tentato soffocamento. Il giovane professore è stato infine tenuto sotto osservazione per alcune ore per poi consentirgli di far ritorno presso la sua abitazione ad Aversa con una prognosi di otto giorni.
Un episodio assurdo, incredibile, folle, ma – purtroppo – non isolato!
Infatti, da questo punto di vista, il 2018 è stato finora in Italia un anno molto difficile con circa quaranta aggressioni a scuola di cui diciassette da parte di genitori ai danni degli insegnanti.
Sarebbe decisamente il caso, da parte dello Stato, di non lasciare più la scuola pubblica, che è uno dei perni su cui poggia una società civile, all’abbandono ed all’isolamento. Ma, contemporaneamente, dovrebbero essere anche le famiglie a tornare a difendere questa fondamentale istituzione.