Caserta Cronaca Politica

Voto di scambio e soldi alla camorra: arrestati Pasquale Corvino e Pasquale Carbone. Indagata Lucrezia Cicia

I carabinieri della Compagnia di Caserta, a completamento di un’articolata attività di indagine coordinata dai magistrati della Dda della Procura della Repubblica di Napoli, hanno dato esecuzione, nelle province di Caserta e Napoli, ad un’ordinanza di applicazione di custodia cautelare in carcere nonché degli arresti domiciliari e del divieto di dimora nelle province di Caserta e Napoli, emessa dall’ufficio Gip del Tribunale di Napoli.

Sono 19 le persone coinvolte, accusati a vario titolo dei reati di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

( Pasquale Corvino )

Tra le persone coinvolte ci sono Pasquale Corvino (ex vicesindaco di Caserta) e Pasquale Carbone (ex sindaco di San Marcellino), entrambi candidati con il “Nuovo Centro Destra – Campania Libera” durante le elezioni regionali del maggio 2015 ed ora entrambi agli arresti domiciliari.

Inoltre indagata a piede libero Lucrezia Cicia, candidata alle regionali con Forza Italia ed ex consigliere comunale di Caserta nonché compagna di Carmine Antropoli, l’ex-sindaco di Capua arrestato meno di 24h fa per concorso esterno in associazione mafiosa per aver favorito il clan camorristico dei Casalesi.

( Carmine Antropoli e Lucrezia Cicia )

Secondo la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia in merito al reato di scambio elettorale politico-mafioso, protagonista in negativa è stata la fazione Capone del clan camorristico Belforte che, tramite una società intestata alla moglie del boss, non solo imponeva ai candidati di avvalersi del suo “servizio di affissione” di manifesti elettorali a Caserta, ma interveniva anche per condizionare il voto e orientarlo in favore di candidati disposti a versare al clan somme di denaro, buoni pasto e buoni carburante.

( Giovanni Capone )

In particolare gli inquirenti hanno accertato che Giovanni Capone, all’epoca detenuto, utilizzando dei “pizzini”, aveva dato precise disposizioni al fratello Agostino Capone affinché si occupasse dell’affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta.

Quest’ultimo, avvalendosi della collaborazione materiale di Antimo ItalianoAntonio Merola, Vincenzo Rea ed Antonio Zarrillo, imponeva ai candidati di fare riferimento alla società di servizi Clean Service, a lui riconducibile in quanto intestata alla moglie, Maria Grazia Semonella.

Tale imposizione avveniva sia con intimidazioni esplicite, come captato nel corso delle intercettazioni, sia attraverso minacce rivolte ai singoli soggetti sorpresi ad affiggere i manifesti a tarda notte, sia coprendo i manifesti affissi senza ricorrere alla loro società, facendo poi arrivare il messaggio che tale inconveniente non si sarebbe verificato se si fossero rivolti alla “Clean Service”.

Una situazione che, di fatto, aveva limitato la libertà contrattuale dei candidati, i quali, pur di poter continuare a svolgere la campagna elettorale anche attraverso l’affissione di manifesti, erano costretti ad affidare l’incarico di stampa ed affissione ad una ditta non scelta liberamente.

Tra i candidati costretti a rivolgersi ad Agostino Capone c’era Luigi Bosco, consigliere regionale in carica, il quale ha confermato che a Caserta vi erano state alcune anomalie in quanto per avere visibilità era necessario rivolgersi ad un determinato gruppo di persone. A conferma di ciò, Bosco ha raccontato agli inquirenti che un suo collaboratore, durante l’affissione dei manifesti nel Comune di Caserta, era stato aggredito da alcune persone che gli avevano intimato di allontanarsi, in quanto a Caserta nessuno poteva affiggere senza il loro consenso. Dopo quell’episodio, inoltre, Vincenzo Rea si era presentato presso il suo comitato elettorale con fare spavaldo, garantendo che affidando a loro l’affissione dei manifesti avrebbe avuto la giusta visibilità, viceversa avrebbe avuto dei problemi.

Come emerge dalle conversazioni captate tra gli indagati, i proventi di tale attività ammontavano a circa 17mila euro, dei quali una parte erano destinati a rimpinguare le casse della fazione del clan riferibile a Giovanni Capone, con particolare riferimento al mantenimento degli affiliati all’epoca detenuti in carcere.

Nell’ordinanza è poi riportato anche il nome di Lucrezia Cicia che avrebbe pagato 11.500 euro per le “incombenze” della campagna elettorale a Caserta, soldi che la stessa Cicia, quando è stata interrogata, ha riferito di aver materialmente consegnato ad Antonio Benenati ed Alberto Russo.

Per quanto poi attiene al “voto di scambio”, Corvino Carbone sono accusati per aver chiesto agli esponenti del clan camorristico Belforte di procurare loro i voti di soggetti legati all’associazione camorristica in cambio dell’erogazione di somme di denaro e di altre utilità.

In particolare, Pasquale Corvino avrebbe chiesto l’appoggio elettorale nel territorio di Caserta, promettendo ad Agostino Capone e Vincenzo Rea la somma di 3mila euro ciascuno, buoni spesa e buoni carburante, oltre ad un “regalo” per Giovanni Capone.

Anche il candidato Pasquale Carbone, attraverso un intermediario, si era rivolto ad Antonio Merola, affiliato al clan Belforte, fazione Capone, per ottenere i voti del clan e, come corrispettivo, aveva versato la somma di 7.000 euro, in cambio di cento voti nel Comune di Caserta. Al termine delle elezioni, Carbone otteneva nel capoluogo meno voti di quelli promessi, 87 anziché 100, motivo per il quale chiedeva la parziale restituzione della somma versata per il procacciamento dei voti.

Di particolare interesse risultano le conversazioni intercettate tra gli indagati, nelle quali Agostino Capone minacciava delle persone al fine di assicurarsi i voti (“Se non escono i voti, devi vedere! Ti togliamo la macchina da sotto!,) a dimostrazione della forza intimidatrice utilizzata per ottenere i voti per Pasquale Corvino.

Ulteriormente rilevanti sono le esternazioni sulle modalità con le quali sarebbe stato controllato il rispetto dei patti cioè che i voti promessi a Corvino sarebbero effettivamente stati dati dagli elettori che avevano ricevuto i buoni spesa o carburante (Li vado a prendere… li porto a votare fino a dentro! Con il telefono in mano faccio la foto, devo vedere sul telefono, se no non hanno niente!”).

A conferma della spregiudicatezza degli indagati, è stato accertato come Agostino Capone in persona si fosse occupato di accompagnare con la sua autovettura alcune persone anziane al seggio, facendole entrare nella cabina elettorale insieme alla moglie, per controllare se avessero votato bene.

Lo stesso Capone, in una conversazione ambientale, raccontava alla moglie di aver controllato le schede prima di farle imbucare e di aver corretto con la matita il nome del candidato in Corvino, arrivando persino ad intimidire il presidente del seggio (“Non mi ha detto proprio niente perché io lo stavo menando a quello là dentro!).

Questo l’elenco di tutti i coinvolti:

I 12 arrestati finiti in carcere sono:

CAPONE Agostino, 50 anni, di Caserta

CAPONE Giovanni, 53 anni, di Caserta

DE LUCA Mario, 49 anni, di Casal Di Principe

GUALTIERI Giovanni, 41 anni, di San Nicola la Strada

ITALIANO Antimo, 58 anni, di Caserta

MEROLA Antonio, 36 anni, di Caserta

NOVELLI Roberto, 53 anni, di Caserta

PALMIERI Rosario, 45 anni, di Caserta,

REA Vincenzo, 58 anni, di Caserta,

SANTORO Modestino, 46 anni, di Caserta,

VERGONE Clemente, 48 anni, di Caserta,

ZARRILLO Antonio, 51 anni, di Capodrise,

 

I 5 agli arresti domiciliari sono:

CARBONE Pasquale, 57 anni, di Caserta

CORVINO Pasquale, 60 anni, di Caserta

RUSSO Alberto, 38 anni, di Caserta

SEMONELLA Maria Grazia, 45 anni, di Caserta

VECCHIARELLO Salvatore, 43 anni, di Villaricca

 

I 2 con divieto di dimora nelle Province di Napoli e Caserta sono:

COPPOLA Ferruccio, 30 anni, di Caserta

D’ADDIO Silvana, 45 anni, di Caserta

 

Gli indagati a piede libero sono:

BENENATI Antonio, di Arienzo, 39 anni,

CICIA Lucrezia, di Caserta, 43 anni,

CINOTTI Paolo, di Caserta, 33 anni,

DE LUCA Mario, Casal di Principe, 50 anni,

DI LUCCA Maria Antonia, di Caserta, 79 anni,

MIRRA Caterina, 57 anni, di Caserta

MODESTINO Santoro, 47 anni, di Caserta,

RINALDI Giuseppe, 45 anni di Caserta,

RIVETTI Pasquale Valerio, 26 anni di Maddaloni,

RONDINONE Gianfranco, 36 anni di Caserta,

SCALINO Virginia, 26 anni, di Caserta,

SPAZIANTE Alberto Federico, 44 anni, di Caserta.

Indagato anche l’ex-sindaco di Curti Domenico VENTRIGLIA che però è deceduto e quindi dovrà essere depennato.

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