La Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha condannato all’ergastolo Francesco Cirillo, accusato di avere preso parte all’omicidio di Domenico Noviello, l’imprenditore ucciso dall’ala stragista del clan camorristico dei Casalesi capeggiata dal boss Giuseppe Setola il 16 maggio del 2008, a Castel Volturno, per avere denunciato i tentativi di estorsione.
I giudici hanno quindi accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Carmine Esposito che, nel corso della requisitoria lo scorso 4 novembre, aveva chiesto l’ergastolo, spiegando che “la figura di Francesco Cirillo non è stata secondaria, ma determinante per la realizzazione dell’omicidio Noviello”.
Per l’omicidio dell’imprenditore sono già stati condannati a pesanti pene detentive, diventate definitive, mandanti ed esecutori materiali, ovvero Giuseppe Setola e i suoi sicari, in totale nove persone.
Anche Cirillo in primo grado era stato condannato all’ergastolo, ma rispetto agli altri imputati era stato assolto in appello, nonostante avesse rappresentato il “pretesto” per uccidere Noviello.
Lo stesso Setola, durante il processo, aveva affermato di aver ordinato “l’omicidio di Noviello perché aveva mandato in carcere Francesco Cirillo”.
Però, la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza di assoluzione per Cirillo, rinviando ad un’altra sezione della Corte di Appello di Napoli perché valutasse meglio le prove a suo carico, che ora ha confermato l’ergastolo inflitto in primo grado.
Francesco Cirillo fu arrestato per estorsione all’inizio degli anni 2000, su denuncia di Noviello e del figlio Massimiliano, assieme a quattro esponenti del clan dei Casalesi, ma fu l’unico ad essere condannato a quattro anni di carcere; gli altri estorsori furono assolti, tra questi il cugino Alessandro Cirillo, detto “o’ sergente”, elemento di spicco della cosca poi diventato luogotenente di Setola ed assurto tra i protagonisti della stagione del terrore, datata 2008, che nel casertano costò la vita a 18 persone tra cui lo stesso Noviello ed i sei ghanesi della strage di San Gennaro.
In aula erano presenti anche i figli dell’imprenditore: il primogenito Massimiliano, sotto scorta, Rosaria, Mimma e Matilde.
“Questa sentenza credo sia giusta – ha detto la figlia di Domenico Noviello, Mimma – e conferma che Cirillo ha fatto la sua parte contro papà. Non ho mai cercato vendetta, ma giustizia, anche per il bene di una verità processuale che faticava ad emergere”.