Ancora uno scempio ambientale, l’ennesimo, in provincia di Caserta.
E’ stato infatti scoperto, sul fondo di una cava dismessa a San Felice a Cancello, un vero e proprio “lago di rifiuti” che i vigili del Fuoco del Comando provinciale di Caserta hanno scandagliato in lungo e in largo, navigando letteralmente tra i rifiuti con i gommoni, provando a sondare il fondale con sub e telecamere particolari, vista la melma che rendeva impossibile la visibilità già a pochi centimetri di profondità.
L’operazione dei pompieri è stata ordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Sono stati impegnati in tutto diciotto uomini, compresi gli esperti del Nucleo Speleo alpino-fluviale (Saf).
L’ipotesi è che la cava ormai dismessa – nota come “Cava Giglio” – sia diventata un vero e proprio sversatoio abusivo, così come emerso dal sopralluogo effettuato dai pompieri.
La cava di 5mila metri quadrati e l’invaso grande più del doppio, erano già stati sequestrati un mese fa dalla polizia Metropolitana di Napoli: i sigilli erano stati apposti anche a numerosi mezzi adibiti probabilmente al trasporto di rifiuti.
La Procura ha così voluto inviare sul posto i vigili del fuoco per verificare la natura dei rifiuti e capire se oltre a quelli galleggianti, ve ne fossero altri, magari pericolosi e tossici, depositati sul fondale.
Al sopralluogo hanno partecipato anche i tecnici dell’Arpac, che analizzeranno i campioni d’acqua prelevati al fine di accertare la presenza di sostanze tossiche.
In attesa dell’esito delle analisi, resta la fotografia di un lago di rifiuti, con decine di sacchetti, tantissima plastica, elettrodomestici, carcasse d’auto, materiale di risulta e amianto, che galleggiano a pelo d’acqua, segno della mai cessata attività di sversamento abusivo.
Da segnalare poi che una troupe di una agenzia giornalistica di produzione di servizi per telegiornali, la “Videoinformazioni” ha subito una vera e propria aggressione quando i reporter si erano recati per documentare le operazioni di vigili del fuoco e polizia Metropolitana che hanno scoperto il lago di rifiuti.
Giunti sul posto i due giornalisti, l’operatore video Alessandro Jovane ed il responsabile dell’agenzia Pier Paolo Petino, sono stati avvicinati da alcune persone presenti all’ingresso della rimessa che ospitava la cava e sono stati prima spintonati e poi letteralmente presi a pugni.
Per Jovane, raggiunto da un pugno al volto, è stata chiamata un’ambulanza che lo ha condotto nel vicino ospedale di Maddaloni ove è stato medicato. Jovane ha poi spiegato di essersi mosso verso gli aggressori per soccorrere Petino che era stato spinto a terra da uno dei presenti, ma di essere stato colpito appena arrivato in prossimità del gruppo.
A distanza di ore dall’aggressione il 21enne figlio e nipote dei proprietari del terreno adiacente la cava Domenico De Rosa, autore dell’aggessione, ha chiesto pubblicamente scusa ai due giornalisti:
“Chiedo scusa – ha detto – a questi giornalisti, non sono un violento, sono un bravo ragazzo, ho reagito male a causa della tensione. Li ho invitati più volte ad uscire dalla mia proprietà, ma mi hanno risposto in modo provocatorio: si spostavano di poco e dicevano “Qui sto bene”.
Non è da me – ha dichiarato il De Rosa – fare una cosa del genere, ma in un solo giorno abbiamo subito una grande pressione, c’era tanta gente e tanta attenzione su una problematica di cui da diversi anni si conosce l’esistenza e ben antecedente l’acquisto del terreno da parte nostra.
Mi volevo scusare dal primo momento – ha concluso – con questi due operatori dell’informazione, ma non ci sono riuscito. E’ la prima volta che mi accade una cosa del genere, ho visto concentrarsi tutto sulla mia famiglia e ho sbagliato e – lo ripeto – chiedo scusa per l’accaduto a Pier Paolo Petino ed Alessandro Jovane”.