In un periodo di isolamento ed emergenza, le pagine di un libro possono darci conforto. Ancora di più se raccontano la nostra storia cestistica e ci permettono di rievocare, insieme a loro, i momenti salienti della storia recente della Juvecaserta. Lo facciamo con alcuni estratti di ‘A 40 minuti dal paradiso’, il libro scritto nel 2010 da Sante Roperto e Camillo Anzoini.
Sean Colson (la cui immagine, per idea del patron Caputo, fu messa in quegli anni su 2 milioni di lattine di Pepsi distribuite nel Sud Italia) era chiamato a condurre per mano la squadra anche nella seconda stagione tra i professionisti. Il primo positivo debutto in Legadue era andato oltre ogni aspettativa, sia per la salvezza alla quale in pochi credevano dopo il pessimo primo mese, che per i play off conquistati a sorpresa. […] Eppure anche il campionato 2005-2006 era iniziato male: due sconfitte nelle prime tre giornate avevano gettato qualche ombra su una campagna di rafforzamento che in estate aveva portato Marcelletti e Guastaferro a fare scelte controcorrente nel sostituire Josh Powell, volato negli States, e l’ottimo Monty Mack. Si decise infatti di affiancare a Colson un play italiano come Bencaster, per sgravarlo di molte responsabilità in cabina di regia e consentirgli minuti in più da guardia pura. Maile, Migliori e l’ex Reggio Emilia Clack come ali, Nikkila e Callori sotto le plance davano una fisionomia diversa e più rotazioni rispetto alla Pepsi dell’anno prima. Qualche perplessità serpeggiava […] ma il mercato aveva fatto i conti con un budget poco sontuoso. Basti pensare che completavano l’organico giocatori da duemila euro al mese come JJ Sola (rilasciato poi a dicembre) o come Gianni Costantiello che ne prendeva un migliaio.
Durante il mercato dell’estate 2005, Caserta sfiorò un altro colpo. Andrea Capobianco, uno dei più promettenti allenatori italiani, ci suggerì di acquistare Giuseppe Poeta, un playmakerino che diceva avrebbe fatto strada e che a Salerno aveva dimostrato talento e sfrontatezza da purosangue di razza. Poeta provò al PalaMaggiò, ma serviva subito un grosso anticipo per firmarlo e la proprietà non se la sentì di investire su un ragazzo così giovane e dalle potenzialità ancora inespresse. Peccato che non venendo a Caserta, l’appena 19enne Poeta esplose definitivamente in B1 a Veroli (famoso il suo record assoluto di punti in una sola partita: 51 contro Forlì), tanto da farsi notare dai club di serie A e da diventare, poco dopo, il play titolare della Nazionale Italiana.
In campionato la nuova partenza ad handicap trovò la sua svolta alla quarta giornata: la vittoria sulla Zarotti Imola di McKie e Heinrich (due futuri bianconeri) cambiò il verso al cammino dei casertani. Da quel momento in poi arrivarono nove successi nei successivi undici incontri e la Pepsi balzò in cima alla graduatoria ingaggiando con Carife Ferrara ed Eurorida Scafati una lunga battaglia a tre. […] Una delle partite più avvincenti fu proprio la gara interna, due giorni dopo l’Epifania, contro la Ferrara degli ex Foiera e Ghiacci, il primo andato via in estate per avvicinarsi alla famiglia e il secondo per il non idilliaco rapporto avuto con Colson. 89-88 fu il finale di un match senza esclusione di colpi, tra i più belli visti al PalaMaggiò, con 25 punti di Clack e i 15 di un Gamal in grande spolvero. Anche nel derby di marzo, verso fine regular season, Caserta si tolse un’altra grande soddisfazione affondando la capolista Scafati di Wilson e Jamison sotto i colpi di Colson (32 punti e 18/30 al tiro) in un pirotecnico 91-82 finale. Intanto ci fu tempo anche per la prima partecipazione della JuveCaserta alla Final Four che si svolse a Ferrara. Le prime tre in cima alla graduatoria più la rivelazione Imola si contendevano la Coppa di Lega. Nella due giorni estense, tra qualche piacevole discussione e rapida passeggiata, e con Colson perennemente impegnato a cercare nelle stanze di tutti una tv che avesse la presa adatta alla sua playstation, era evidente che non si volessero sprecare troppe energie per quella prestigiosa, ma pure sempre minore, competizione. Un derby però è sempre un derby. E nella semifinale con Scafati eravamo avanti 40-31 all’intervallo e, mentre cresceva la voglia di raggiungere la finale, rimanemmo avanti nel punteggio fino a inizio quarto periodo. A quel punto Lauwers, con un 5/7 da tre, ribaltò l’inerzia e consentì a Scafati (che poi vinse la Coppa) di avere la meglio per 76-74. Nella notte di quel 4 marzo 2006 non ci rimase che tornare subito a casa. Avremmo riservato al campionato ogni volontà di riscatto, ma la delusione era forte, soprattutto dopo qualche dubbia decisione arbitrale nel testa a testa finale, che spinse Marcelletti a inseguire gli arbitri fin dentro gli spogliatoi del palasport ferrarese. […]