In un periodo di isolamento ed emergenza, le pagine di un libro possono darci conforto. Ancora di più se raccontano la nostra storia cestistica e ci permettono di rievocare, insieme a loro, i momenti salienti della storia recente della Juvecaserta. Lo facciamo con alcuni estratti di ‘A 40 minuti dal paradiso’, il libro scritto nel 2010 da Sante Roperto e Camillo Anzoini.
La Pepsi era rimasta in vetta alla classifica per una stagione intera, e quella squadra in estate era costata appena 750.000 euro, esattamente la metà di quanto avevano speso Pesaro e Rieti, due corazzate candidate alla promozione. Chiesi a Guastaferro in quei giorni di portare tutti a Pavia: se vittoria doveva essere, credevo fosse giusto che festeggiassero tutti coloro che avevano contribuito ad arrivare fin lì. Dallo staff medico ai tecnici, dai dirigenti a tutti coloro che lavoravano per la JuveCaserta. […] Sapevamo che mancava poco a poter scrivere una delle più avvincenti pagine della storia bianconera. La stagione e il cammino costante dalla prima all’ultima domenica lo meritavano: la JuveCaserta aveva vinto dodici delle prime tredici partite, conquistando il primato solitario da ottobre in poi. Proprio quando tutto sembrava filare liscio (quattro punti di vantaggio su Rimini, sei su Pesaro e Rieti), arrivò la maledetta domenica di Fabriano, quando si perse in un overtime che non si sarebbe dovuto giocare, se Whiting non avesse indovinato un canestro da metà campo, allo scadere dei quaranta di gioco. Una sconfitta aggravata poi da quella interna nel big match con la Coopsette. Tre battute d’arresto nelle prime sette giornate del girone di ritorno accrebbero le speranze delle inseguitrici e fomentarono qualche ingenerosa contestazione. Ma la Pepsi era ancora in testa. Qualche motivazione in meno ci fu nella Final Four, quando i primi giorni di marzo del 2007 ci recammo a Rieti più con l’intento di tirare il fiato e sfruttare la sosta che di vincere la competizione. Non a caso la semifinale fu vinta da una più pimpante Carife Ferrara che, con 19 punti di Collins, fece un sol boccone di un dimesso team bianconero.
Come se non bastasse, fu una stagione piena di infortuni. Prima qualche acciacco di troppo (a Bencaster, Migliori e Callori), poi lo stop muscolare di McKie. Sembrava grave, ma la squadra rispose subito e vinse in un mese ben quattro delle cinque gare giocate senza il principe di Norfalk. Si presentò, per assurdo, il problema opposto. Si era tanto responsabilizzata la squadra senza di lui che, col suo ritorno, riconcentrare tutto nuovamente nelle sue mani non era facile. Non a caso il minutaggio di McKie calò in maniera progressiva, mentre la proprietà pensava seriamente di operare un taglio. Taglio che non arrivò: non era facile prendere questa decisione con la squadra che veleggiava in testa alla classifica e si temeva di cambiare gli strumentisti di un’orchestra quasi perfetta. Del resto McKie era stato il faro dell’attacco (22,2 di media), Bencaster e Ghiacci ne erano l’anima, ma nel corso dell’anno il vero leader bianconero era diventato Elton Tyler. 15,4 di media punti e una decina di ‘doppie doppie’ fecero dell’ex Montegranaro uno degli interni più quotati in Legadue. In realtà il taglio di BJ McKie avvenne per poche ore: dopo la funesta giornata di Pavia, la Pepsi in vista dei play off aveva deciso di puntare su Cheyne Gadson. In pochi sapranno che Gadson, talentuosa guardia campione CBA nel 2006 e l’anno successivo firmata dall’Armani Jeans Milano, era stato ingaggiato, ma poiché il 25 aprile era festa nazionale anche per l’ambasciata italiana negli Stati Uniti, il visto fu rilasciato con un giorno di ritardo. Per cui l’instancabile Remo Petroccione aveva l’arduo compito di prelevare il giocatore appena atterrato a Fiumicino, recarsi alla Questura dell’aeroporto romano e quindi alla posta per spedire la pratica relativa al tesseramento in Lega entro le ore 11. Ultima ora utile per tesserare giocatori. L’aereo arrivò con un’ora di ritardo, Remo fece firmare il contratto e corse in Questura per il permesso di soggiorno. Ma l’eccessivo zelo di un impiegato romano impedì che si completasse la richiesta in assenza di un altro funzionario incaricato della firma. Alla fine le 11 arrivarono e il plico con la documentazione necessaria a far indossare a Gadson la casacca bianconera non poteva essere spedito. Senza che nessuno sapesse nulla, al buon Remo fu ordinato dal giemme Guastaferro di imbarcare nuovamente il giocatore sul primo volo per gli States. Alle 15.30 Gadson ripartì.
In quella stagione, l’uomo ‘ovunque’ dei bianconeri era stato Andrea Ghiacci, talentuosa ala che per caratteristiche fisiche e tecniche aveva pochi eguali in Italia. Il suo infortunio compromise il campionato di Caserta, rompendosi i legamenti a fine febbraio, negli ultimi minuti contro Montecatini. Era rientrato per gli ultimi spiccioli di un match già deciso (si vinceva di quasi 20 punti). Si capì subito che la sua stagione sarebbe finita quel pomeriggio e il suo stop lasciò la Pepsi senza uno dei suoi trascinatori più importanti (11 punti di media, 58% al tiro e recuperi a josa fino a quel momento). Era insostituibile e sul mercato si tamponò con l’acquisto di Santarossa. Non avremo mai la riprova, ma una buona fetta di quello sfortunato finale di stagione è da ascrivere a quell’infortunio: con Ghiacci in campo avemmo tenuto fino alla fine. E invece a Pavia l’ultimo sussulto mancò, a quaranta minuti dalla serie A1 tutti i sogni di gloria si erano infranti e Caserta, agganciata in classifica da Rieti e Rimini, finì addirittura terza per un peggiore quoziente canestri. In un campionato record da 44 punti in classifica, sempre condotto al primo posto.