Tra la calura estiva e l’emergenza Covid rischiano di passare sotto silenzio attentati incendiari e responsabilità burocratiche che entrambe distruggono anni ed anni di lavoro delle associazioni sui terreni confiscati al Clan camorristico dei Casalesi.
Prima la messa a fuoco di diversi ettari di grano nella masseria Abbate, poi l’incendio nella “Balzana” a Santa Maria la Fossa, ora l’incendio ai capannoni dell’Euromilk a San Marcellino, ma anche, come se non bastasse, la revoca di 1.400.000 euro per “La fattoria Meta per l’accoglienza e l’integrazione di immigrati” che l’Autorità di Gestione del PON Legalità 2014/2020 del Ministero dell’Interno ha disposto per il Comune di Santa Maria la Fossa.
Inerzia e silenzio costituiscono il terreno in cui le mafie riprendono forza.
“Nero e non solo!” ha realizzato sui terreni confiscati ai camorristi Francesco Schiavone detto Cicciariello e ad Aniello Bidognetti, un impianto elicicolo, per l’allevamento delle chiocciole per scopi alimentari e per l’estrazione della bava.
In dieci anni centinaia di studenti e volontari provenienti da tutt’Italia, durante i campi di lavoro estivi insieme a giovani rifugiati politici accolti dall’associazione, hanno tenuto fertile il terreno e costruito l’impianto che oggi ha appena iniziato a creare lavoro.
Abbiamo scritto al Ministro dell’Interno, al Presidente della Regione Campania, al Prefetto di Caserta, al Sindaco del Comune di Santa Maria la Fossa, alla responsabile dell’Autorità di gestione del Pon legalità 2014-2020 e al presidente di Agrorinasce, che nel 2011 affidò i terreni all’associazione.
Il progetto “Fattoria Meta” prevedeva la costruzione di una fattoria sociale e la riqualificazione dell’intera area affidata all’associazione.
Un progetto innovativo sul piano della sostenibilità ambientale e architettonico sviluppato da un gruppo di architetti vincitrici di un concorso pubblico.
Questo l’estratto della progettazione esecutiva del progetto “Fattoria Meta”: Progetto Fattoria Meta
Il Comune di Santa Maria La Fossa, una volta realizzata la fattoria, ne sarebbe stato il proprietario.
Oggi la delusione è fortissima. In questi ultimi anni la fattoria “Meta” ha rappresentato il sogno che poteva diventare realtà, il possibile segno concreto del riscatto di un intero territorio.
La fattoria avrebbe portato a compimento gli investimenti che l’associazione ha già realizzato attraverso i finanziamenti della Fondazione con il Sud, la Chiesa Valdese, il 5 per mille ed i contributi dei volontari che hanno partecipato ai campi e dei fondi raccolti dallo Spi CGIL per le attività dal 2011 ad oggi.
Più di 80.000 euro, senza considerare gli anni di impegno volontario profusi in questi ultimi 9 anni.
Lo abbiamo fatto, con la consapevolezza che, per cambiare le cose, non sarebbero bastati i proclami, ma che fosse necessario sporcarsi faticosamente le mani nella terra e sotto il sole.
Abbiamo realizzato i campi della legalità “Terra di lavoro e dignità”, con l’ARCI Nazionale in collaborazione con lo Spi, la CGIL e tante altre organizzazioni locali e nazionali, facendo conoscere la storia, le difficoltà, ma anche la ricchezza, la dignità e la voglia di riscatto del nostro territorio, a centinaia di giovani ed adulti di diverse parti d’Italia.
Senza la fattoria “Meta“, non avremo più il laboratorio per l’estrazione e la trasformazione della bava di lumaca, il ricovero degli attrezzi agricoli, la possibilità della guardiania, l’accoglienza dei lavoratori stranieri, gli spazi didattici per i percorsi di educazione alla legalità.
Nero e non solo! da quasi 30 anni è impegnata nella provincia di Caserta per promuovere i diritti degli immigrati per una società aperta e giusta. In tutti questi anni il dialogo interculturale, la lotta alla tratta degli esseri umani e allo sfruttamento lavorativo e sessuale sono stati al centro del nostro agire quotidiano.
Nove anni fa ci siamo assunti la responsabilità di costruire su terreni confiscati un’esperienza di antimafia sociale per coniugare il rispetto dei diritti dei braccianti agricoli, l’agricoltura sociale e l’educazione alla legalità.
In questi giorni ci siamo più volte chiesti:
- A cosa sono servite le migliaia di ore di impegno sotto il sole, il sudore e la fatica di tanti volontari, di centinaia di giovani provenienti da tante città d’Italia e non solo?
- A cosa sono serviti gli sforzi economici per provare a dare una opportunità, un futuro ai giovani braccianti rifugiati?
- A cosa sono serviti gli sforzi compiuti per ripristinare i danni dovuti ai danneggiamenti, furti, incendi dolosi, di cui siamo stati vittime sul terreno in questi anni?
NO! Non possiamo accettare questo epilogo.
Non lo possiamo accettare, soprattutto, perché questa non sarebbe solo una nostra sconfitta, ma di tutte le persone della società civile che lottano e si impegnano quotidianamente contro le mafie, il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti.
La perdita di questo finanziamento rappresenta una sconfitta non solo per Santa Maria la Fossa, ma per tutta la provincia di Caserta.
Un’altra opportunità persa per la provincia di Caserta, già martoriata da mille problemi.
Chiediamo alle istituzioni ed agli enti coinvolti di compiere il massimo sforzo per risolvere questa situazione, recuperare il finanziamento e realizzare l’opera.
Abbiamo incontrato la Prefettura ed il Comune di Santa Maria La Fossa sollecitandoli a fare il possibile per recuperare il finanziamento. Siamo ancora in attesa di una risposta positiva.
Chiediamo alle persone, agli operatori dell’informazione, alle organizzazioni del lavoro e al terzo settore di essere al nostro fianco per spingere le istituzioni e la pubblica amministrazione a non abbandonare l’impegno sui beni confiscati.
Non torneremo al passato ed ogni giorno continueremo a combattere affinché la nostra Provincia sia “Terra di Lavoro e Dignità“.
( Comunicato Stampa )