Giorno molto triste per l’intera redazione di Radio PRIMARETE: si è spento Romano Piccolo.
Nato a Piacenza 82 anni fa, Romano è diventato “sul campo“, per “giganteschi” meriti sportivi, un “casertano d.o.c.“. E come tale abbiamo chiesto ad un ns. valente collaboratore quale è Sante Roperto di ricordarlo a nome di tutti noi. Per incidere il suo ricordo in modo imperituro nel cuore di tutti gli sportivi casertani.
“Chi ha amato la JuveCaserta, ha amato Romano Piccolo.
Perché con la sua aria affabile e l’eterno sorriso aveva saputo aprire la strada a quel microcosmo della palla a spicchi che, per oltre mezzo secolo, ha segnato l’anima di questa città.
Incontrandolo al PalaMaggiò, in uno studio televisivo o per le strade di un luogo che ha amato con tutto il cuore, avevi sempre voglia di scambiare due chiacchiere con lui, perché in fondo qualche segreto in più degli altri, su questo patinato mondo del basket, davvero lo conservava.
Ecco allora che ti sciorinava una trafila di aneddoti, episodi, partite infinite o semplici post su facebook in cui la sua voglia di raccontare spingeva le lancette del tempo verso un luogo eterno dove il basket diventava una religione, eroi in canotta e parabole del pallone si fondevano trasformandosi in una linfa di vita e fantasia che solo lui riusciva a plasmare.
Meglio di chiunque altro.
Ha scritto alcune delle più importanti pagine di storia sportiva di questa città, dedicandosi prima al calcio e poi al basket, quindi immortalando dietro una tastiera il suo sguardo attento su luoghi e memorie casertane, raccogliendo in tanti libri e foto in bianco e nero il ricordo di un basket e di una città che furono.
A lui deve molto anche la pallacanestro femminile che ha sdoganato meglio di molti altri in Italia con la sua Zinzi, così come coloro che hanno provato a imparare la sacra arte del cronista sportivo attraverso le sue copertine giornalistiche fatte di una scrittura piena di tradizione, storia ma con uno stile attuale e coinvolgente.
Mancherà “zio Romano”, come tutti gli amanti del basket a Caserta lo chiamavano, mancheranno i suoi consigli, i suoi giudizi, i richiami attenti, che ascoltavi per imparare, per ridere con lui e a volte anche solo per rispetto. E alle sue parole non potevi fare altro che annuire.
Ho avuto l’onore di scrivere per lui un breve capitolo del suo libro “La Reggia del basket” e di averlo in qualche occasione al mio fianco, da commentatore, nei miei tanti anni di radiocronache e telecronache.
È stato un antesignano dello storytelling applicato allo sport, ambito che oggi va tanto di moda: ha precorso i tempi anche lì.
Il suo modo di partecipare era così elegante, incisivo e puntuale che un personaggio della sua caratura avrebbe anche potuto imporsi sugli altri. Se avesse voluto.
E invece si muoveva con la discrezione e con la sobrietà tipica dello sport che ha contributo a far diventare grande.
Caserta, in questi anni orfana di basket e passione, avrà una guida in meno. Un amante che avrebbe suggerito il suo pensiero, col finto tentativo di imporlo, ma con l’aria guascona di chi sa che tu avresti apprezzato a prescindere.
Per rispetto o magari anche solo per ridere con lui“.