Nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Aversa hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura interdittiva della sospensione dell’esercizio di un pubblico ufficio per 12 mesi, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di una persona di anni 67, domiciliata nel quartiere Fuorigrotta a Napoli, per il reato di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità.
Le attività investigative, supportate dalle intercettazioni telefoniche e riscontrate anche da elementi forniti da persone informate sui fatti, hanno consentito di ricostruire un grave quadro indiziario nei confronti di Nicola Crocetto (nella foto), docente universitario di Topografia alla Facoltà di Ingegneria di Aversa dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli“, in ordine al reato contestato.
I fatti si sono svolti nel 2018 quando, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, il professore ordinario, abusando della propria posizione, intraprendeva – autonomamente – una trattativa con la vittima, uno studente universitario, nonostante non gli fosse stata avanzata alcuna richiesta.
In particolare il docente universitario, prospettando allo studente la possibilità di potere anticipare la propria seduta di laurea rispetto ad altri suoi colleghi e assicurandogli anche il superamento dell’esame che avrebbe dovuto sostenere con lui con un voto più alto, cercava di indurre la vittima a promettergli, quale corrispettivo, somme di denaro e cioè 2mila euro per anticipare la seduta di laurea e 300 per superare l’ultimo esame.
Dopo avere in più occasioni reiterate le proprie richieste, il docente, intuite anche le resistenze dello studente, riferiva, falsamente. a questi che non aveva superato l’esame appena sostenuto, nel tentativo estremo di indurlo ad accettare di versare almeno i 300 euro.
Ottenuto l’ennesimo rifiuto, il professore attestava infine il superamento dell’esame da parte dello studente assegnandoli un bel 27 nella speranza – risultata poi vana – di indurlo così a non denunciare l’intera vicenda.
E meno male che lo studente era “maschietto”: fosse stato invece “femminuccia”, poteva – chissà – finire anche peggio, con una richiesta di pagamento “in natura” da parte del docente…