La Presidente della sezione di Caserta “Antonella Franzese” di Italia Nostra Maria Rosaria Iacono ha fatto pervenire alla ns. redazione una serie di puntuali osservazioni sullo “stato” certamente non positivo in cui versa Caserta e sulle negative trasformazioni che il tessuto urbano sta subendo e che stanno sempre più disgregando la storia di una collettività.
Questo il testo integrale della sua lettera:
<<In questi giorni è apparso su un quotidiano locale un articolo in cui si parla di un intervento edilizio denominato, come si legge sulla tabella, ”centro sportivo balneare” in via San Carlo n. 100, nel pieno centro storico casertano.
Al di là della surreale denominazione “ centro balneare “ (Anna Maria Ortese ha scritto un bellissimo libro “Il Mare non bagna Napoli” e tanto meno Caserta) la notizia di cronaca evidenzia con questo episodio di “riqualificazione urbana”, come negli anni si stia perpetuando una strisciante e silenziosa trasformazione del tessuto urbanistico storico non solo nel centro della città, ma anche nei borghi.
Facendo riferimento al D.M.1444 del 1968, in cui il territorio urbano veniva suddiviso in diverse zone, la zona omogenea denominata “A” indicava i centri storici, in cui possono essere attuati solo interventi di restauro e risanamento conservativo. Pertanto il legislatore cercava di salvaguardare il tessuto storico delle nostre città.
Con il susseguirsi delle varie legislazioni è stata approvata la legge 457/78 che prevedeva la formazione dei Piani di recupero che individuavano nei centri storici, unità minime di intervento o comparti.
Si introduceva il concetto di ristrutturazione edilizia che, negli anni, con varie interpretazioni, ha dato adito ad abbattimenti e ricostruzioni, spesso con finalità speculative. A questo si aggiunse la legge 219/80 post terremoto, che ha dato un ulteriore colpo di grazia agli edifici storici anche vincolati.
A Caserta tutto questo ha visto le diverse amministrazioni comunali adottare e approvare due piani di recupero che hanno totalmente trasformato il volto dei palazzi storici, molti dei quali spariti, ed il contesto circostante.
Il primo, negli anni ’80, che prevedeva l’abbattimento di tutte le villette liberty di via Roma e, cosa ancor più grave, la scomparsa di uno dei complessi edilizi più identitari della città, piazzetta Commestibili, ex mercato cittadino nell’Ottocento. Tutte queste operazioni furono bloccate da un grande movimento cittadino che assurse anche agli onori della stampa nazionale tutta.
Negli anni novanta è stato dato incarico al professore Scacchetti e relativi collaboratori, per la stesura di un piano di recupero su “aree campioni” tra cui quelle del centro storico della città e di alcune frazioni. Il piano Scacchetti, basato su discutibili criteri di “rigenerazione” del tessuto storico, negli anni sta producendo effetti nefasti nel cento antico con interventi di sostituzione edilizia integrale, anche se non necessariamente in contrasto con le normative vigenti .
Da ciò l’appello di Italia Nostra alle autorità competenti in materia urbanistica e di tutela dei beni culturali e del paesaggio di accertare la regolarità amministrativa, se non penale delle autorizzazioni rilasciate, e di evitare demolizioni e trasformazioni incongruenti con la tutela dei valori identitari.
Facciamo gli esempi più eclatanti che destano veramente perplessità e sconforto nei cittadini legati alla storia e al decoro del centro e dei borghi casertani:
- L’ imponente edificio realizzato in sostituzione a piazzetta Correra, è fuori scala, con una volumetria eccessiva rispetto al preesistente e un rivestimento in marmo scuro, da incubo notturno, del tutto estraneo alla tradizione edilizia locale. Tutto questo in una strada, come via Vico, e in una piazzetta che rappresentano nella memoria dei casertani uno dei pochi frammenti di città antecedenti alla Reggia .
- La Locanda della Posta a Piazza Vanvitelli, altro palazzo storico facente parte di quel patrimonio edilizio coevo alla costruzione della Reggia, abbattuto e ricostruito sempre con una edilizia anonima e fuori scala.
- Quasi tutti i palazzi di via Tanucci e via Leonetti che presentavano corti e giardini interni, sono stati trasformati in volumi edilizi sproporzionati rinnegando le tipologie originarie caratterizzanti il centro storico costituite da facciate su strada-cortili interni e giardini.
- Il palazzo a Via Santa Antida, adiacente a via S. Giovanni, anche qui da un deposito farmaceutico si crea un enorme palazzo.
- Via Battistessa, caratterizzata da edifici inizi novecento, oggetto di studio per la loro grandissima qualità edilizia e primo esempio di case popolari, trasformate in parte in edilizia anonima.
- Via Roma, via Tescione dove le splendide ville liberty lasciano il posto ad costruzioni “senza qualita’”.
L’elenco sarebbe ancora molto più corposo se pensiamo anche agli infiniti palazzetti rurali e storici delle frazioni, sostituiti con lottizzazioni e trasformazione di suolo agricolo.
Che cosa dire? Solo la sensibilità, la cultura e l‘attenzione dei cittadini, dei professionisti, delle associazioni, delle scuole possono bloccare questo “consumo” continuo della nostra storia e della nostra memoria, altrimenti ci troveremo, tra pochissimo tempo in una città anonima e priva di identità, con una splendida Reggia circondata dai “nuovi mostri”!>>