I Carabinieri e la Guardia di Finanza di Mondragone hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali, emessa dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della locale Procura, nei confronti di alcuni soggetti ritenuti partecipi di un’associazione per delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro e all’intermediazione illecita di manodopera (C.d. caporalato) a beneficio di aziende agricole ubicate nei comuni di Mondragone, Falciano del Massico e altre località limitrofe.
In particolare, i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno eseguito le misure cautelari personali nei confronti del legale rappresentante di una nota società di capitali, attiva nel settore ortofrutticolo, e di un imprenditore agricolo di Mondragone, entrambi colpiti da provvedimento di custodia cautelare (il primo in carcere, il secondo agli arresti domiciliari), mentre ad altri due “caporali” è stata notificata la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali, unità di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza di Mondragone hanno proceduto all’esecuzione del sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale di due imprese agricole utilizzate nelle attività criminose nonché di beni, denaro e valori ritenuti proventi diretti e/o indiretti delle medesime attività, per un valore complessivo di oltre 1,8 milioni di euro.
L’operazione odierna rappresenta l’epilogo di complesse indagini di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria svolte congiuntamente, sotto la direzione della Procura, dai Reparti territoriali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza con sede a Mondragone, i quali sono riusciti a ricostruire – tramite l’espletamento di mirate attività di intercettazione e di prolungati servizi di appostamento, osservazione occulta e pedinamento, svolti anche tramite l’utilizzo di “droni” per monitorare dall’alto il lavoro sui campi – un articolato sistema di illecita intermediazione di manodopera e sfruttamento del “lavoro nero“, in un contesto socio-economico notoriamente disagiato e caratterizzato da una forte domanda di lavoro da parte di soggetti appartenenti alle fasce sociali più deboli tra cui, in particolare, numerosi cittadini extracomunitari.
Secondo quanto emerso dalle indagini, gli imprenditori destinatari delle misure si sono avvalsi dal 2017 ad oggi dell’intermediazione illecita di diversi “caporali” — alcuni dei quali già arrestati nell’ambito della stessa indagine -, i quali reclutano quotidianamente decine di cittadini, per lo più extracomunitari — sovente di sesso femminile -, in stato di bisogno ed in condizioni di sfruttamento, per la raccolta di prodotti agricoli su terreni ubicati nella Provincia di Caserta ad esclusivo beneficio delle loro aziende agricole.
Erano proprio quest’ultimi i bersagli più “appetibili” del sodalizio criminale poiché, a causa delle gravi condizioni di indigenza cui sono chiamati quotidianamente a far fronte, gli stessi si dimostravano disposti a prestare “in nero” la loro attività lavorativa per 6 o, addirittura, 7 giorni alla settimana, con turni dalle 7 alle 12 ore giornaliere e con una retribuzione oraria media che non superava i 4 euro e cinquanta.
Un bacino di manodopera illegale a basso costo pressoché continuo e di pronta fruizione attraverso cui la società beneficiaria, grazie al fattivo e consapevole contributo assicurato dai titolari di alcune imprese agricole compiacenti nell’opera di reclutamento e trasporto sul “campo” dei braccianti ed appartenenti alla compagine associativa capeggiata dall’amministratore unico della suddetta società, è riuscita a realizzare, nel tempo, notevoli profitti illeciti riducendo di oltre il 200% i costi complessivi del lavoro (legali, fiscali e previdenziali) e quelli legati alla sicurezza degli stessi lavoratori.
L’indagine conferma ancora una volta l’attenzione e l’impegno che la Procura di Santa Maria Capua Vetere e le Forze dell’Ordine dedicano ad un fenomeno di grave allarme sociale e particolarmente presente in alcune aree della provincia di Caserta che, oltre a produrre condizioni insostenibili di sfruttamento verso persone deboli e indifese, è in grado di assicurare ai responsabili illecite speculazioni economico-finanziarie e indebiti vantaggi competitivi sul mercato, ai danni delle imprese sane concorrenti, con conseguente grave nocumento all’economia locale.