«Con la riforma della Giustizia prevista nel PNRR il servizio pubblico è chiamato a rispondere, con l’accelerazione dei tempi, alle attese di cittadini ed imprese». Con queste parole Fabio Pinelli – vice presidente del CSM – condensa la sua valutazione sulla riforma nell’incontro svoltosi presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» dedicato al processo civile.
«L’incontro – come introdotto da Raffaele Picaro, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza – è il secondo di un ciclo dedicato alle riforme del sistema giuridico previsto dal PNRR ed ha affrontato le tematiche più spinose della riforma Cartabia ed invitato a confrontarsi esponenti del mondo accademico, magistrati ed avvocati sul tema clou della rapidità dei processi, al centro del percorso di riforma richiesto da Bruxelles».
UNA GIUSTIZIA NUOVA
«La riforma prevista non è una riforma qualsiasi, ma – spiega Pinelli – è alla base dell’intero processo del PNRR, anzi ne prevede l’attuazione come imprescindibile condizione per dare spazio al vasto programma di aiuti previsto. Si è parlato più volte, nella storia repubblicana, di riforme del sistema giudiziario: spesso pretenziose, più spesso auspicate a costo zero. Questa volta abbiamo, invece, tutte le risorse per dare anche nuova forza lavoro a tutti gli ingranaggi del sistema, dai tribunali ai ministeri, e possiamo raggiungere un obiettivo di tutto rispetto per il valore della giustizia nel nostro Paese».
«I magistrati – prosegue il vice presidente del CSM – devono essere consapevoli del proprio ruolo nella riforma e rispondere, con efficienza, alla richiesta di cittadini ed imprese che necessitano di decisioni prevedibili e comprensibili. Lo stesso CSM deve smettere di avere paura di accettare la sfida di proporre qualità nella giustizia in tempi rapidi, coordinandosi con il Ministero e gli uffici territoriali, e condividendo la responsabilità anche con il ceto forense e con il mondo accademico».
I RISCHI DELLA RIFORMA
Il lungo incontro, che ha visto la presenza di numerosi rappresentanti del mondo accademico, forense e giudiziario, ha goduto delle conclusioni di Luigi Salvato, procuratore generale della Corte di Cassazione, che non ha mancato di porre l’accento sui rischi della riforma.
«Molti pongono l’accento sull’aspetto “aziendalistico” della riforma – commenta Salvato – enfatizzando, anche oltre modo, l’elemento tempo sottolineato come prioritario da Bruxelles. La Giustizia è un servizio, è vero, ma non è come le Poste, non prevede una verticistica gestione aziendale. Sulle diverse modalità di gestione del processo, tra cui il telematico, si apre anche lo scontro sulle scelte del giudice che, in modo autonomo, ne può decidere la forma. Siamo sicuri che, in nome della rapidità, queste scelte siano sempre le più opportune? Ricordo come spesso, da giudice civile, fossero gli stessi avvocati a chiedere lunghi rinvii per permettere un dialogo tra le parti. Il rischio è che si vada incontro ad una giustizia sempre più giustizialista e poco incline a rispondere alle parti in gioco».