Cuore, coraggio e grinta da vendere, da casertano che gioca per la sua città, difendendo quei colori che ha nel sangue. Si è mostrato nella scorsa stagione come un esterno tosto in difesa e senza paura a rimbalzo, dove pur essendo un piccolo riesce a dire la sua. Davide Mastroianni è atteso da una nuova stagione in cui dovrà confermarsi, certo, ma nella quale soprattutto sarà chiamato a dare la scossa dalla panchina sia nella posizione di guardia che in quella di play. La Supercoppa, nonostante il risultato, ha mostrato che la Ble Decò JuveCaserta 2021 cara al presidente Francesco Farinaro, è una squadra che ha carattere e che venderà cara la pelle, settimana dopo settimana, lungo una via piena di insidie.
Con tante sfide all’orizzonte, sul sentiero arso dal vento, le caratteristiche emotive – ancor prima del talento – del numero 3 bianconero potranno essere esiziali nei momenti che contano: perché saltare di rocca in roccia, senza mai cadere, con un bel peso sulle spalle, è più facile di quanto non sembri; non si può cadere quando si è presi dal ritmo della danza. E Davide Mastroianni ha mostrato, su ambo i lati del campo, di poter essere quell’alfiere che magari non figurerà nel tabellino, ma può incidere su un match con tante piccole cose che fanno la differenza.
Allora Davide, cosa può insegnare a Caserta questa gara di Supercoppa? E soprattutto, come si può migliorare la gestione della pressione e del nervosismo in vista del campionato? Quella con Sant’Antimo è stata la prima vera partita che abbiamo disputato nella stagione 23/24 in cui ci giocavamo davvero qualcosa, e quindi in una gara come questa ci può stare un po’ di tensione. Con la PSA è sempre un derby sentito, acceso, una sfida contro la squadra con cui l’anno scorso ci siamo giocati l’accesso ai playoff, e quindi il nervosismo è stata una diretta conseguenza di tutto quello che poteva essere il pregresso del match. È comunque evidente che nel terzo e quarto periodo c’è stato un calo da parte nostra fisico e mentale. È proprio su questo punto che dobbiamo lavorare, migliorando quella che è l’alchimia di squadra, la costruzione della coesione fra di noi.
Per te che sei stato il simbolo della rinascita di questa formazione, il “casertano” di questo gruppo, lo scugnizzo della cantera, quanto è difficile indossare la maglia bianconera? I veri scugnizzi, a dire il vero, sono altri. Nel mio piccolo cerco di lavorare ogni giorno duramente in allenamento per migliorare, così da dare il massimo in partita, ogni volta. Lo faccio per i miei tifosi, come i grandi che hanno indossato questa maglia prima di me, in passato.
Come cambia il tuo modo di interpretare i match con l’evoluzione del tuo ruolo in rotazione da guardia a playmaker? Sono contentissimo di questo cambio di ruolo, dato che per me è un ritorno al passato, alla posizione che occupavo quando ancora stavo nel settore giovanile. Rispetto allo spot di guardia che occupavo l’anno passato il playmaker è un ruolo molto più delicato, perché è chiamato a gestire il ritmo della squadra. Ho ancora tanto da imparare però mi sento a mio agio. Ci tengo a ringraziare la società che in questo cambio ha avuto molta fiducia in me.
Come si può fronteggiare al meglio un campionato itinerante per voi, che avrà delle difficoltà logistiche che si sommeranno all’elevato valore tecnico delle avversarie? Non posso negare che questa sarà una novità anche per me. Fino all’anno scorso mi sono confrontato con realtà prevalentemente del centro-sud e quindi ora sarà stimolante partecipare ad un campionato così ambizioso. Lo sarà sicuramente anche per la stessa città di Caserta che manca da un palcoscenico nazionale da qualche anno. Per affrontarlo dobbiamo seguire le direttive dello staff e farci guidare dai ragazzi più esperti del nostro gruppo.