Caserta Cronaca Politica Provincia di Caserta

“L’affaire” appalti truccati sulla raccolta rifiuti non si “sgonfia” e turba le festività del sindaco Carlo Marino, scuotendone altresì i personali “sogni europei”.

Nonostante sia trascorsa più di una settimana, continua comunque a tenere banco nel campo della politica locale e regionale la decisione del giudice per l’udienza preliminare di Napoli Anna Tirone di rinviare a giudizio (prima udienza a marzo 2024 dinanzi al Tribunale di S. Maria Capua Vetere) il sindaco di Caserta nonché Presidente dell’A.N.C.I. Campania Carlo Marino.

Stessa decisione dell’autorità giudiziaria anche per l’imprenditore dei rifiuti Carlo Savoia (ritenuto dalla Dda vicino al clan camorristico dei Casalesi), il sindaco di Curti Antonio Raiano, il comandante della Polizia Municipale di Curti Iginio Faiella, l’ex funzionario del Comune di Caserta Giuseppe D’Auria e l’ex dirigente Marcello Iovino, l’imprenditore titolare dell’azienda di rifiuti Lea Angelo Egisto.

Il provvedimento scaturisce dall’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sul giro di appalti pubblici nel settore della raccolta rifiuti indetti da comuni delle province di Caserta e Napoli e ritenuti truccati (a Caserta in particolare si parla di una gara truccata per un importo di 116 milioni di euro)

Complessivamente sono tredici le persone rinviate a giudizio anche per traffico di rifiuti e turbativa d’asta.

Il gup ha invece assolto in abbreviato con formula piena perché “il fatto non sussiste“, gli imputati Michele Oliviero e Andrea Guadagno, titolari dell’azienda di rifiuti Bema (coinvolta nell’indagine) e accusati di traffico illecito di rifiuti, il dirigente del Comune di Lusciano – rispondeva di turbativa d’asta – Edoardo Cotugno.

Sono stati invece prosciolti dal gup l’ex assessore del comune di Aversa nonché avvocato lavorista Paolo Galluccio (“per non aver commesso il fatto“), cui la Dda aveva contestato la turbativa d’asta per presunta manipolazione del bando relativo all’appalto dei rifiuti, e gli imputati Ernesto Scamardella, Pasquale Vitale e Salvatore Merola.

Ricordiamo che l’indagine ebbe inizio cinque anni fa e portò il 21 dicembre 2021 a sei arresti. Ad eseguire le misure restrittive emesse dal Gip di Napoli Ambra Cerabona furono i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe): una in carcere a carico di Carlo Savoia e le altre cinque ai domiciliari nei confronti del dirigente del Comune di Caserta Giuseppe D’Auria, dell’ex dirigente sempre del Comune capoluogo Marcello Iovino, del sindaco di Curti Antonio Raiano, del comandante della Municipale di Curti Iginio Faiella e del collaboratore di Savoia, Gennaro Cardone (oggi rinviato a giudizio). Da allora, tutti sono tornati in libertà.

Per la Dda di Napoli, che aveva chiesto il rinvio a giudizio di tutti i 19 indagati più le quattro società coinvolte (Xeco, Lea, Bema e Fontedil), sarebbero state almeno 44 le gare d’appalto bandite da altrettanti Comuni delle province di Caserta, Napoli, Salerno, Benevento, Latina e Potenza nel settore dei rifiuti solidi urbani, che sarebbero state «aggiustate» dall’imprenditore Carlo Savoia e dai suoi collaboratori, con la complicità di alcuni sindaci e dei funzionari pubblici, anche se poi nella richiesta di rinvio a giudizio sono state individuate sette parti offese (Comuni di Caserta, Aversa, Cardito, Lusciano, Curti, Villa Literno e l’assessorato all’ambiente della Regione Campania).

A Caserta la gara d’appalto «truccata» si è svolta nel 2018 davanti alla stazione appaltante dell’Asmel, vi prese parte anche l’azienda di Savoia (la Xeco S.r.l., destinataria della richiesta di rinvio a giudizio), ma alla fine l’appalto non fu aggiudicato.

Per gli inquirenti è Savoia la figura centrale dell’indagine. L’ imprenditore è ritenuto dalla Dda uno dei «colletti bianchi» a servizio del clan. Nell’ordinanza di arresto il Gip Cerabona scrisse che «l’inizio della sua fortuna imprenditoriale è stata delineata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Luigi Cassandra, Giuseppe Valente e Nicola Schiavone che, sostanzialmente, lo hanno definito un imprenditore legato a Nicola Ferraro, Nicola Cosentino ed in ultima analisi al clan camorristico dei Casalesi».

L’affaire” insomma si ingarbuglia, e non poco! E gli sviluppi stavolta non sembrano davvero promettere nulla di buono per i “protagonisti“.

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