Continua a tenere banco, non solo a Caserta e dintorni, ma anche a livello nazionale, la vicenda che ha colpito l’amministrazione comunale del capoluogo e che ha portato agli arresti domiciliari dell’assessore ai Lavori Pubblici, Protezione civile e Polizia municipale Massimiliano Marzo, dei dirigenti comunali Franco Biondi e Giovanni Natale, del dipendente comunale Giuseppe Porfidia e dell’imprenditore Gioacchino Rivetti.
E dall’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Armando Bosso e Giacomo Urbano della Procura di Santa Maria Capua Vetere e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, emergono particolari inquietanti, molti dei quali ancora oggetto di indagine da parte degli inquirenti, soprattutto relativi al reato di “voto di scambio” (art.416 Codice Penale).
Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, un imprenditore Raffaele Nunziante (indagato a piede libero) avrebbe nel periodo settembre-ottobre 2021 comprato voti al prezzo di €50 ognuno a favore di Marzo che, con la conferma di Carlo Marino a sindaco, sarebbe poi diventato assessore. Nunziante nella prima metà del mese di marzo 2022 costituisce una società – la “Green Aedilis” di cui lo stesso Nunziante è amministratore – che si dovrebbe occupare, tra l’altro, di “manutenzione del verde pubblico“. Agli inizi di giugno dello stesso anno la suddetta società riceve commesse in “affidamento diretto” da parte del comune del capoluogo relative alla manutenzione del verde pubblico negli istituti scolastici di competenza comunale, la potatura delle palme di viale Medaglie d’Oro, l’abbattimento di alberi in corso Trieste, la messa in sicurezza di un pino a San Clemente. Per assegnargli i lavori, secondo i magistrati, l’assessore Marzo avrebbe “sollecitato” l’ufficio tecnico comunale e, in particolare, i dirigenti Franco Biondi e Luigi Vitelli (indagato a piede libero).
Secondo il GIP “la deprecabile compravendita di voti finalizzata ad ottenere vantaggi illeciti è accertata con palmare evidenza“, evidenza confermata dalle intercettazioni da cui emerge, tra l’altro, il particolare di una cena svoltasi due giorni dopo la vittora al ballottaggio di Carlo Marino. Vengono riportate le parole dell’imprenditore laddove domanda retoricamente ad un interlocutore se Massimiliano Marzo “900 voti li ha presi grazie a me o grazie a qualcun altro?“. Voti che rappresentano per Nunziante “un investimento che può fruttare qualcosa di soldi, magari mi riesco a guadagnare 70-80mila euro all’anno” lavorando poi per “vari enti, sempre pubblici” nel settore del “verde pubblico“.
Altro aspetto allarmante che viene rivelato è lo scambio elettorale politico-camorristico.
A latere infatti di una indagine per spaccio di droga, emerge, tra l’altro, un “particolare interesse” manifestato da Antonio Rondinone, affiliato al clan camorristico Belforte e soprannominato “Barbablù” dal nome dell’esercizio commerciale che gestiva in via Tescione a Caserta, per le elezioni amministrative casertane del 2021 con una possibile candidatura del figlio Gennaro (ora indagato a piede libero). Dai successivi sviluppi dell’inchiesta ne viene fuori il sostegno fornito dai Rondinone ad Emiliano Casale, oggi vicesindaco. Gli inquirenti precisano che il Casale avrebbe ottenuto voti in cambio della promessa fatta a Gennaro Rondinone di ricevere poi affidamenti pubblici nel settore delle scuole comunali. A tale scopo nel settembre 2021, in piena campagna elettorale, anche il Rondinone – come il Nunziante – costituisce una impresa, in particolare una ditta individuale che esattamente dopo un anno (settembre 2022) “incassa” da Casale – tramite l’assessore Marzo – una commessa per lavori da effettuarsi presso la scuola materna delle frazione casertana di Santa Barbara. Casale è indagato a piede libero mentre Antonio Rondinone è recentemente deceduto a causa di un malore improvviso.
E, sempre per quanto riguarda i rapporti tra politica e malavita locale, i magistrati della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere affermano che un’altra nota famiglia di malavitosi – i Capone di parco Santa Rosalia, affiliati al clan camorristico Mazzacane – si schierarono invece decisamente a favore del candidato Massimiliano Marzo al punto tale da entrare in contrapposizione, anche violenta, con la famiglia Rondinone. Il tutto culminò, durante la stessa campagna elettorale, con un tentato omicidio ai danni del già citato Gennaro Rondinone commesso da Raffaele Capone (figlio del boss Giovanni Capone) poi per questo condannato a 7 anni e 1 mese di carcere; campagna elettorale che si concluse con una grande festa celebrata in un location per eventi sita in via G.M. Bosco a Caserta ove, nonostante il tentato omicidio compiuto, un entusiasta Raffaele Capone si congratulò calorosamente con l’appena rieletto Carlo Marino e venne totalmente ricambiato da quest’ultimo, episodio che già all’epoca destò non poco scalpore nella locale opinione pubblica.
Continuando a sfogliare le pagine dell’istruttoria si arriva all’imprenditore Gioacchino Rivetti. L’assessore Marzo avrebbe “commissionato” all’ing. Giovanni Natale, all’epoca dei fatti funzionario comunale, di affidare alla ditta “CORIM S.r.l.” di Gioacchino Rivetti numerosi lavori pubblici a Caserta e, in cambio “della cortesia“, l’imprenditore a sua volta avrebbe acquistato materiali edili per i suddetti lavori presso la ditta “Edil Marzo S.r.l.” di cui l’assessore è amministratore e socio al 50% insieme al fratello Paolo ed altri familiari.
Anche i lavori di adeguamento del canile municipale furono assegnati a Rivetti da parte dell’assessore Marzo tramite il dirigente Franco Biondi ed il dipendente comunale Giuseppe Porfidia. Ma, nel caso in specie, gli inquirenti hanno anche rilevato che i lavori iniziarono il 2 luglio 2022 mentre la determina di affidamento alla “CORIM” fu firmata dal dirigente Biondi un mese dopo (4 agosto). Anche in questo caso, “in cambio del fattivo interessamento ricevuto“, Rivetti, oltre ad effettuare gratuitamente alcuni lavori presso la residenza del Biondi, gli avrebbe anche pagato l’assicurazione di una Mercedes d’epoca di proprietà del dirigente comunale mentre Porfidia avrebbe ottenuto alcuni lavori di ristrutturazione di un suo immobile di proprietà ad Alvignano per il quale Rivetti avrebbe curato anche l’acquisto dei materiali e la posa in opera.
Insomma, secondo i PM, ciò che scaturisce da questa indagine è uno scenario davvero inquietante sui rapporti delinquenziali tra la politica, l’imprenditoria e l’amministrazione comunale con voti comprati da imprenditori in favore di politici che poi hanno ricambiato con l’affidamento di appalti pubblici.
Le indagini continuano e promettono nuovi ed ulteriori sconvolgenti sviluppi a breve!