Con una lunga lettera co-firmata dal Presidente della Fondazione “Casa Fratelli Tutti” Mons. Giovanni Vella e dal Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Caserta Don Antonello Giannotti, i due prelati entrano in aperta polemica con il “Comitato Macrico Verde”, colpevole a loro dire di diffondere notizie false, tendenziose e denigratorie sull’operato della Fondazione e dell’IDSC in merito all’area ex-MACRICO.
Questo il testo integrale della comunicazione:
“La Fondazione Casa Fratelli Tutti e l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (IDSC) di Caserta intendono anzitutto esprimere profonda vicinanza e solidarietà verso la Chiesa di Caserta e il padre Vescovo Mons. Pietro Lagnese per le denigranti e diffamanti accuse a essi rivolte, riportate da fonti giornalistiche che, da due anni e in diverse occasioni, hanno richiamato e commentato comunicati stampa diramati dal “Comitato Macrico Verde” circa il progetto del futuro Campo Laudato si’ Caserta, area conosciuta come ex Macrico. Nonostante si cerchi di insinuare il contrario, è lo stesso vescovo emerito Mons. Raffaele Nogaro – che da sempre ha avuto a cuore la destinazione di bene comune dell’area – ad aver più volte manifestato apprezzamento per l’operato dell’attuale pastore Pietro Lagnese e, in particolare, per l’impegno mostrato nel concretizzare ciò che è stato da sempre il suo sogno: destinare l’area ex Macrico a parco verde, impedendo mire speculative e cementificatorie. Questa è la verità.
Riteniamo oltremodo necessario, anche a salvaguardia della onorabilità degli amministratori della Fondazione e dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, che svolgono gratuitamente il loro servizio alla Chiesa e alla collettività, contestare puntualmente le ripetute affermazioni false, create ad arte e alimentate con polemiche reiterate, le quali, se non confutate, potrebbero essere interpretate dall’opinione pubblica come espressione di accondiscendenza e avallo. I toni espressivi utilizzati dagli articoli e dai comunicati stampa assumono il volto di vere e proprie campagne stampa denigratorie, lesive della dignità delle persone, e superano ampiamente i limiti connessi a un corretto diritto di critica ed esercizio della cronaca giornalistica tipico di una sana dialettica democratica. Presentare la Fondazione, l’IDSC e la Chiesa di Caserta come “collusi” con chissà quali sistemi di potere votati alla cementificazione e a interessi privatistici è un’azione mistificatoria. Si consideri che la Chiesa a livello nazionale e la Santa Sede, hanno avallato e sostengono l’iniziativa del Vescovo di mettere a disposizione della collettività, quale bene comune, un proprio immobile del valore stimato di diversi milioni di euro. Il Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha riconosciuto il progetto Masterplan valido e conforme al principio di ecologia integrale promosso nell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Il sistema pubblico in 25 anni non è stato in grado di espropriare l’area e presentare proposte concrete in tal senso, e ora qualcuno critica la Chiesa che assume l’iniziativa e si accolla anche gli oneri della progettazione del parco verde per la città? Tali illazioni, pertanto, sono del tutto infondate e da respingere come diffamanti.
Il Masterplan dello Studio Alvisi-Kirimoto, nel più attento rispetto delle leggi, prevede la demolizione di tutti gli edifici privi di pregio architettonico e di oltre 134 mila metri quadri di superficie cementificata, utilizzata in passato per funzioni militari, permettendo così di ottenere il raddoppio dell’area verde fruibile che da 118 passerà a 252 mila metri quadri. La volumetria dell’edificato è previsto che venga dimezzata passando da 525 a 250 mila metri cubi. Verranno recuperati e restaurati soltanto gli edifici vincolati dalla Soprintendenza ABAP, prevedendo per essi una funzione sociale ed escludendo residenze per civili abitazioni. L’obiettivo sarà quello di porre fine al degrado urbano procedendo alla riqualificazione dell’intera area militare dismessa, attualmente per due terzi cementificata, per trasformarla in un parco urbano verde con massimizzazione delle superfici libere da destinare a verde pubblico. Questa è la verità.
Propagandare, come fa il Comitato Macrico Verde, che si possano demolire tutti gli edifici presenti nel sito con lo scopo di ottenere un’area cento per cento verde, significa portare avanti un’ulteriore azione mistificatoria, perché sa bene il comitato che fino a quando è presente il vincolo storico militare ciò non sarà possibile. L’idea progettuale presentata nel Masterplan, oltretutto condivisa fin dalla fase di elaborazione con la stessa Soprintendenza, dimostra che chi, ancora oggi, afferma ci sia un recondito interesse raggiratorio del vincolo da parte della proprietà, falsifica volutamente la realtà. Piuttosto, il Comitato Macrico Verde deve spiegare alla Città per quale motivo nel 2007, cioè prima ancora che venisse apposto il vincolo da parte del Ministero, nello studio di fattibilità da esso commissionato denominato “Il parco dei parchi di Caserta”, sia stato ipotizzato il recupero di quasi 186 mila metri cubi di fabbricati. Allora sì, vi era la possibilità di progettare un parco verde integrale; ci chiediamo per quale motivo non sia stato fatto e oggi si vuol far credere ai cittadini, in maniera demagogica e populista, che la Chiesa non voglia un parco completamente verde? Anche la firma apposta dal Vescovo e dal Presidente dell’IDSC alla petizione inoltrata al Comune per il riconoscimento della classificazione F2 dimostra la volontà della Chiesa di rispettare profondamente il bene, evitandone la cementificazione. Su questo punto, però, i cittadini non devono essere illusi e ingannati da chi vuol far loro credere che, firmando per la classificazione urbanistica F2 verde pubblico, spariranno tutti gli edifici militari presenti nell’area. Il vincolo alla Soprintendenza non è stato chiesto dalla proprietà, ma proprio da chi oggi grida: “Macrico, verde integrale”. Chi sono allora i raggiratori? Coloro che vogliono rispettare il vincolo, oppure quelli che ne vantano la paternità e ora lo rinnegano affermando di fatto che si può anche superare? I Casertani devono sapere che i veri cementificatori sono coloro che vogliono mantenere lo status quo.
Sulle funzioni sociali, culturali e sportive ipotizzate all’interno degli immobili già presenti nell’area, il cui recupero – non ci stanchiamo di sottolineare – è imposto per legge, è paradossale che adesso il Comitato le consideri inutili, “superflue e non necessarie”. Cosa dovremmo farne degli edifici che sono in rovina? Restaurarli per poi lasciarli vuoti e destinarli a monumenti della storia militare di Caserta? Oltretutto, su questo aspetto è imbarazzante, per chi oggi avanza tali tesi, non avere memoria di cosa essi stessi hanno proposto in passato. I cittadini devono sapere che proprio il progetto del 2007 del Comitato Macrico Verde prevedeva che nelle migliaia di metri cubi di edificato lasciate nel sito venissero inserite una serie di opere pubbliche, sociali e commerciali che avrebbero compreso aree espositive, punti vendita di prodotti, locali per la ristorazione, centri di formazione, sedi di associazioni e uffici pubblici, casa della musica, teatro, biblioteca, museo, case famiglia, persino alloggi per studenti, per 7800 metri quadri, oltre a sei campi di calcetto, quattro campi da tennis, tre campi di basket con relative gradinate e spogliatoi e una palestra polifunzionale. Con quale coraggio chi ha proposto tutto questo sostiene oggi che tali funzioni siano inutili?
Si definisce megalomane, faraonico e di lusso il progetto e lo studio di prefattibilità della Fondazione, i cui costi di esecuzione per le opere sono stati stimati in 180 milioni di euro. Ebbene, i cittadini devono sapere che la maggior parte di questi fondi saranno necessari per restaurare gli immobili vincolati, cioè per rispettare una legge. È sorprendente poi scoprire che nel progetto del Comitato Macrico Verde i costi per la realizzazione di quell’opera ammontavano a poco meno di 100 milioni di euro (esattamente 99.233.978,30). Chiunque può calcolare quanto valga oggi un progetto che sedici anni fa costava 100 milioni.
Si fa credere che le dimissioni dalla Fondazione dei componenti l’organo di controllo e recentemente di un consigliere di amministrazione siano la conseguenza di loro contrasti con l’operato e la linea d’indirizzo della Fondazione e della Chiesa casertana. Tutto falso e scritto in maniera tendenziosa al solo fine di portare discredito. È agli atti che le dimissioni del consigliere Pio Forlani sono dovute a motivi di ordine personale, mentre quelle dei revisori a una incompatibilità di natura professionale tra il mandato assunto nel 2022 che, come sancito dallo statuto dell’ente, prevede debba essere svolto gratuitamente ed una successiva legge del 2023 che obbliga gli iscritti ad alcune categorie professionali di esercitare le funzioni di revisore dei conti a titolo “oneroso”. Gli interessati potranno confermare.
Come Fondazione e IDSC continueremo a operare nella legalità e con la massima trasparenza nei rapporti con gli organi pubblici interessati: Comune, Soprintendenza e Regione. Quest’ultima ritenendo quello della Chiesa di Caserta un progetto più che valido, presentato per il bene non solo della città ma anche della comunità regionale, ha stanziato 30 milioni di euro del Fondo nazionale-comunitario Sviluppo e Coesione (FSC) appena ricevuti, per i primi lavori da eseguire sulla parte verde del parco. L’area interessata dal finanziamento diventerà pubblica e di fatto sarà donata dalla proprietà al Comune, cioè ai casertani e non solo a loro. Abbiamo sempre creduto che la partecipazione dei cittadini al processo di rigenerazione intrapreso sia imprescindibile per la buona riuscita dell’iniziativa. “La Chiesa di Caserta – dice il nostro Vescovo nel suo Manifesto – intende camminare insieme senza fermarsi dinanzi agli ostacoli e alle difficoltà”. Sappiamo che la Città è con noi. Il sabato e la domenica, giorni di apertura del Campo, programmeremo periodici incontri pubblici aperti a tutti coloro che desiderano essere informati, sapere di più, fare domande, presentare proposte, essere aggiornati su come procede il percorso amministrativo in atto.
Ancora una volta sentiamo la necessità di invitare la Città in tutte le sue componenti ed espressioni a lavorare insieme perché si concretizzi il sogno di tante generazioni di casertani: veder cadere il muro del Macrico e realizzato il parco verde, il Campo Laudato si’ Caserta. Occorre, però, che si instauri un clima di fiducia reciproca, che si lasci fuori dalla porta il conflitto e quella “cultura del sospetto” di cui tante volte parla Papa Francesco”.