La procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiuso un’indagine sugli affidamenti da parte del Comune di Caserta dei progetti da sei milioni di euro per l’integrazione di migranti nella città capoluogo.
I reati contestati a vario titolo sono truffa aggravata, estorsione e falso.
Le indagini sono partite dalla denuncia di un ex operatore ghanese del Centro sociale Ex Canapificio, licenziato perché trovato ad appropriarsi di cose dell’associazione e poi anche denunciato dai vertici del centro.
Nel settembre 2016 fu costituita una Ats (ovvero un’associazione temporanea di scopo) composta dal Comitato del Centro Sociale di Caserta (Ex Canapificio) e dalla Congregazione Suore Orsoline – Scm Comunità Rut di Caserta (Casa Rut).
Questa Ats fu poi l’unica partecipante ad un avviso pubblico promosso dal Comune di Caserta per individuare i soggetti del terzo settore che avrebbero poi dovuto gestire il progetto Sprar (oggi noto come Siproimi) sul territorio del capoluogo e per il quale l’amministrazione locale aveva chiesto ed ottenuto circa 6 milioni di euro dal Fondo nazionale per le Politiche e i servizi dell’asilo (Fnpsa), gestito dal Viminale, allestito per sostenere le spese che comportava l’accoglienza degli stranieri bisognosi di protezione.
Secondo la Procura (procuratore Pierpaolo Bruni, sostituto titolare delle indagini Anna Ida Capone) le due associazioni avrebbero presentato documentazione falsa per ottenere l’accoglimento della domanda del finanziamento per il triennio 2017/2019 relativo allo Sprar, aggiudicandosi così i progetti milionari (progetti che miravano ad integrare i migranti che hanno fatto richiesta di asilo facendo loro frequentare corsi di formazione, di lingua italiana o istituti scolastici, con lo scopo di inserirli nel tessuto sociale e lavorativo italiano), il tutto con il determinante – secondo gli inquirenti – supporto da un dipendente comunale oggi in pensione.
Grazie a tale documentazione ritenuta non veritiera, il Comune di Caserta concesse poi nell’aprile 2017 l’affidamento in qualità di ente capofila dell’ambito dei servizi sociali (Ambito territoriale C01 che conta al suo interno anche i comuni di Casagiove, San Nicola la Strada e Castel Morrone) siglando la convenzione con l’Ats. Ma l’aggiudicazione, sostiene l’accusa, non è stata regolare.
Chi sono i 17 indagati che, secondo l’accusa, avrebbero preso parte al raggiro?
- Matteo Palmisani, 68enne di San Nicola La Strada, responsabile del procedimento per il Comune di Caserta del progetto Sprar;
- Fabio Basile, 54enne di Caserta, legale rappresentante dell’Ats e presidente del Centro sociale;
- Suor Rita Giaretta, 68enne di Roma, legale rappresentante della Congregazione Suore Orsoline e membro dell’Ats;
- Michelina Bruno, 60enne di Forino;
- Bruno D’Agostino, 63enne di Pozzuoli, e Pietro Losco, 53enne di Caserta, revisori dell’Ats Progetto Sprar 2017-2019;
- Massimo Cocciardo, 54enne di Casapulla, e Claudia Campolattano, 35enne di Maddaloni, addetti alla rendicontazione;
- Giovanni Paolo Mosca, 32enne di Maddaloni, cassiere;
- Immacolata D’Amico, 47enne di Caserta, coordinatrice del progetto;
- Domenica D’Amico, 48enne di Caserta, e Vincenzo Fiano, 38enne di Caserta, responsabili dei rapporti con la politica dell’Ats;
- Federica Maria Crovella, 34enne, responsabile delle strutture alloggiative del progetto;
- Virginia Anna Crovella, 35enne, coordinatrice dei corsi di formazione e di istruzione nonché presidente dell’associazione Caserta Città Viva, entrambe del capoluogo di provincia;
- Andrea Bartoli, 40enne di Milano, addetto nell’Ats agli alloggi ed ai corsi di istruzione dei beneficiari del progetto;
- Gian Luca Castaldi, 45enne di Caserta, rappresentante della Caritas diocesana di Caserta, e Riccardo Russo, 42enne di Roma, del Servizio centrale Sprar di Fondazione Cittalia.
Il Centro Sociale Ex Canapificio ha commentato con una nota stampa l’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere che vede indagati diversi suoi rappresentanti. “Riteniamo infamanti le ipotesi di reato che ci vengono addebitate” poi continuando “Siamo sereni e consapevoli di poter dimostrare la nostra estraneità alle ipotesi di reato infamanti che ci vengono addebitate“.
“Le indagini si sono chiuse il 30 settembre 2019 e il 24 ottobre scorso ci è stata notificata la chiusura di quelle indagini. Siamo orgogliosi della comunità solidale e inclusiva – prosegue la nota dell’associazione – che abbiamo avuto l’onore di contribuire a costruire in questo Paese ed in questa città. Un impegno a cui non verremo meno, a cui continueremo a dedicarci con la nostra passione, col nostro solito slancio, con la nostra caparbietà“.