Cronaca Provincia di Caserta

La Cassazione respinge il ricorso: è definitiva la condanna per “omicidio stradale” del presidente della Casertana FC Giuseppe D’Agostino

Iniziato male questo 2025 per il Presidente della Casertana FC Giuseppe D’Agostino.

Non solo la crisi della squadra di calcio rossoblù che sta sempre più scivolando nella parte bassa della classifica del girone C della serie C con il pericolo sempre più concreto di una infausta retrocessione, ma anche e soprattutto seri guai extracalcistici.

La quarta sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Emanuele Di Salvo, ha infatti confermato la pronuncia della Corte di Appello di Napoli che, a sua volta, ha validato la sentenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che aveva dichiarato il 64enne, originario di Grazzanise, ma residente a Caianello, responsabile di omicidio stradale.

Erano le ore 16.00 del 5 gennaio del 2011: Giuseppe D’Agostino era alla guida di una potente auto sportiva, una Ferrari California F149, e percorreva in tenimento del comune di Pastorano la strada provinciale 241 Appia che collega l’uscita dell’autostrada A1 ai comuni di Pignataro, Pastorano e Camigliano.

Viaggiando ad una velocità non consentita pari a 90 km/h, D’Agostino ha invaso la corsia di marcia opposta andandosi a schiantare contro una vettura Skoda Felicia che procedeva in senso inverso.

A causa dell’impatto frontale assai violento, ad avere la peggio furono le due passeggere della Skoda, la conducente 40enne Silvia Filomena Guerrazzi e la figlia 19enne Antonietta Lanna.

Le due sfortunate donne morirono sul colpo, dopo essere state sbalzate in aria e catapultate nella cunetta laterale alla strada.

Gli uomini del 118, subito accorsi sul posto, non poterono fare altro che constatare la morte delle due donne e trasportare, dopo le prime medicazioni, il ferito Giuseppe D’Agostino presso l’Ospedale Provinciale di Caserta per le cure del caso, ma contestualmente piantonato in stato di arresto.

A difendere legalmente Giuseppe D’Agostino è stato l’avv. penalista Carlo Marino che ha seguito la vicenda fino a quando, una volta eletto sindaco di Caserta, ha dovuto cedere l’onere della difesa agli avvocati associati al proprio studio legale.

D’Agostino, dopo le prime condanne, aveva presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza di secondo grado lamentando il mancato accoglimento di una perizia sulla vettura che ne attestava il malfunzionamento nei suoi componenti meccanici che avrebbero quindi determinato “situazioni di marcia non controllabili“.

La Suprema Corte ha giudicato infondato il ricorso poiché “non può ritenersi previsto un obbligo di motivazione a sostegno del diniego di rinnovazione dell’istruttoria mediante perizia: per i giudici d’appello la velocità di marcia tenuta dall’imputato non era adeguata alle caratteristiche della strada“.

Dopo ben 14 anni è così diventata definitiva la condanna per omicidio stradale di Giuseppe D’Agostino.

Quel che però sconcerta la pubblica opinione è l’entità esigua della condanna (18 mesi di reclusione) con pena sospesa ed attenuante del risarcimento dei danni provocati. Va infatti ricordato che la legge n.41 del 23/03/2016 non ha “intaccato” l’art.589 bis del Codice Penale che recita testualmente “Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o della navigazione marittima o interna è punito con la reclusione da due a sette anni”, con aumento della metà della pena se muore più di una persona, fino a 18 anni.  

Condividi!