Provincia di Caserta

Scontri a Formicola tra migranti e forze dell’ordine

Momenti di tensione tra Formicola e Pontelatone ove la protesta dei migranti ha generato violenze con ripercussioni anche sulla collettività locale.

Quaranta dei complessivi 114 ospiti dell’agriturismo “Le Campole” (trasformato per l’occasione in Centro di accoglienza) – qualcuno a mani nude, qualcuno con un bastone recuperato nei terreni – hanno bloccato, sedendosi a terra, la strada provinciale 107 per protestare contro il Comune di Formicola, reo – a loro dire – di non avergli ancora fornito la “carta di identità” che gli consentirebbe di spostarsi in Italia e raggiungere i parenti in altri Paesi dell’Unione europea.

E così, quando è arrivato un furgoncino bianco con a bordo quattro operai che volevano passare per andare al lavoro, è scoppiato il caos. I migranti hanno aggredito gli italiani. Tre ore di scontri. Solo l’intervento dei carabinieri ha messo fine al peggio.

Bilancio: sette feriti (due abitanti di Pontelatone (ricoverati all’ospedale di Piedimonte Matese, sono stati dimessi con prognosi di 7 e 10 giorni), quattro extracomunitari e un carabiniere, anche se, in un esposto alla Procura, il sindaco di Pontelatone, Carusone, parla di tre residenti feriti tra cui una donna incinta).

In manette sono finiti quattro migranti che saranno giudicati con rito direttissimo.

Poco dopo il Sindaco del Comune di Pontelatone Antonio Carusone ha diffuso il seguente comunicato:

L’ennesima protesta inscenata dagli extracomunitari in località Salomoni del Comune di Pontelatone, con tanto di blocco stradale, il quarto in altrettante manifestazioni, impone una seria riflessione sulla permanenza di centinaia di immigrati presso il centro di accoglienza “Le Campole”, sulle conseguenze che da essa ne derivano tanto per il territorio quanto per i cittadini, e sul problema dell’ordine pubblico che, con il passare dei giorni e a causa di atteggiamenti inqualificabili tenuti da un gruppo di rifugiati, sta diventando una bomba ad orologeria destinata ad esplodere da un momento all’altro.

Finora, nei precedenti tre sit-in, mai nessun atto di violenza era stato perpetrato dagli extracomunitari, ma alla luce di quanto accaduto nella scorsa mattinata, purtroppo, ci troviamo a fare i conti anche con aggressioni a cittadini e forze dell’ordine, con l’utilizzo di pietre, mazze e bastoni, con danneggiamenti alle auto e ai mezzi condotti da persone perbene che abitano la mia comunità come quelle limitrofe di Liberi e Formicola, il tutto da parte di immigrati che saltano addirittura sui cofani delle vetture o che usano pale e bastoni per ferire cittadini che chiedono il rispetto delle regole per poter esercitare il proprio sacrosanto diritto di andare al mattino a lavorare.

Perché di questo si tratta, di rispetto delle più elementari regole di un paese civile che si rispetti, quale vuole essere l’Italia, dove i residenti di Pontelatone come dei comuni vicini, non devono essere considerati cittadini di serie B nè possono sentirsi prigionieri in casa loro.

Le responsabilità di tutto questo sono facilmente individuabili, da un lato, in un gruppo di immigrati facinorosi ai quali è consentito di tutto e di più, perfino di usare violenza e di arrecare danno ad una comunità, in primis quella di Treglia, che li ha accolti in maniera civile e democratica sin dal primo momento; dall’altro, perché sarebbe troppo facile prendersela solo con chi già versa in condizioni difficili, nello Stato Italiano che, una volta allocati questi extracomunitari sul nostro territorio, ha rinunciato ad esercitare il proprio dovere di controllo e di vigilanza e a trovare una soluzione definitiva ad una emergenza che da straordinaria non consentiremo che si trasformi in ordinaria.

Personalmente sono impegnato da anni in opere umanitarie in contesti difficili del Terzo Mondo, per cui non posso certo tacciato di essere razzista, ma il mio intervento nasce dalla necessità di tutelare in primis la serenità e la sicurezza dei cittadini di Treglia e Pontelatone che non possono essere aggrediti in casa loro.

Alle persone e ai Carabinieri vittime di tali atti di violenza gratuita ed ingiustificata va tutta la solidarietà mia personale e dell’Amministrazione che rappresento.

Lasciare soli comuni e presidi locali delle forze dell’ordine è da irresponsabili, le popolazioni sono ai limiti della sopportazione perché serpeggia un diffuso sentimento di timore misto ad impotenza rispetto ai soprusi subiti, una situazione che si fa sempre di più incandescente e che rischia di diventare ingovernabile con le sole e limitate forze a nostra disposizione.

L’assenza dello Stato, poi, fa il paio con la latitanza dei vari livelli istituzionali sovracomunali, dalla Regione alla Provincia, i cui rappresentanti si caratterizzano per un silenzio assordante come se il Monte Maggiore non facesse parte della Campania e di Terra di Lavoro.

Chiedo alle Istituzioni preposte di far rispettare le regole, di fornire risposte concrete e rapide e di attivare tutte le misure necessarie a scongiurare il verificarsi di conseguenze peggiori sotto il profilo dell’ordine pubblico”.

I migranti ospitati nell’hotel Le Campole, ai piedi del Monte Maggiore, una struttura a quattro stelle che è diventata purtroppo famosa in tutt’Italia per la pubblicità negativa fatta da Matteo Salvini su social network, sono complessivamente 114 e provengono principalmente dalla Guinea, Mali e Senegal.

La Prefettura di Caserta dà 35 euro al giorno per ogni migrante ospitato nella struttura gestita dalla “Gama srl”, società subentrata ad una cooperativa, la “New family”.

Angelina Ragozzino, rappresentante della “Gama srl”, ha dichiarato: “Le stanze sono occupate tutte dagli immigrati e  con i soldi che riceviamo, dobbiamo provvedere a tutto: abiti, cibo, alloggio, medicine”. I migranti ricevono una diaria quotidiana di due euro e mezzo, studiano l’italiano con un insegnante per quattro ore al giorno, ma non lavorano, ché “le uniche offerte che hanno – aggiunge la Ragozzino  – sono da cooperative agricole in Puglia, e la legge prevede che, se si allontanano per oltre tre giorni dalla struttura, perdono il diritto ai benefici”.

Ora nella struttura è tutto tranquillo, soprattutto dopo l’inizio del Ramadan. Ma la Ragozzino continua: “Loro chiedono solo una carta d’identità ed il Comune di Formicola non gliela rilascia. Gli dicono che ci vorranno uno, cinque, dieci giorni. Ma loro contano i minuti, non i giorni. E quando poi quei documenti non arrivano, si sentono presi in giro. E cresce la rabbia”. E, da qui all’uso della violenza, il passo è purtroppo breve.

E la tensione non tende a diminuire. Anzi, si accresce dopo la diffusione della notizia che altri 1280 migranti saranno allocati dal prossimo mese di agosto in strutture presenti nel territorio della provincia.

Il nostro territorio vive costantemente in emergenza e non è certamente in grado – ha dichiarato  il consigliere regionale di Forza Italia, Gianpiero Zinzidi supportare altre situazioni di enorme criticità come quella dell’accoglienza di circa 1300 migranti. Gli episodi di tensione che si sono registrati a Pontelatone non fanno che confermare tutto ciò. Questa vicenda è la dimostrazione plastica dell’incapacità del Governo Renzi, che scarica sui territori la propria inadeguatezza nell’affrontare il problema immigrazione, soprattutto a livello europeo. In questo caso il razzismo non c’entra nulla. Crediamo fortemente nel valore della solidarietà, che resta un principio cardine del vivere civile. Tuttavia, esso non deve mai comportare il venir meno della sicurezza delle nostre città e dei nostri cittadini, che resta l’assoluta priorità. Imporre ai territori soluzioni dall’alto e irrazionali, senza tener conto delle realtà locali e dei loro problemi, è irresponsabile – ha concluso Zinzi – e non fa altro che aumentare le tensioni sociali e le difficoltà nell’accoglienza di chi chiede aiuto”.

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