Mancava oramai da tempo una “bella figura di m….” per Caserta, forse dai tempi del “corno dello scuorno”. Ed ecco che qualcuno si è subito preoccupato di colmare il gap.
Così Mauro Felicori (nella foto), dall’agosto scorso numero uno della Reggia di Caserta che è andato a dirigere lasciando il Comune di Bologna ed andando a vivere dalle nostre parti, è stato denunciato da alcuni sindacati.
La sua “colpa”? Da una segnalazione dei sindacati al ministro della Cultura Dario Franceschini pare che il dirigente lavori troppo: sta in ufficio anche di sera e non torna a casa nemmeno nel weekend.
E’ una cosa mai vista e grave al punto tale che mette a rischio l’intera struttura!
La notizia – che sembra uno scherzo, ma purtroppo non lo è! – ha fatto rapidamente il giro dei social, oltre che di tutti i mass-media. A Bologna sta destando stupore, ma anche ammirazione per lo storico dirigente di Palazzo D’Accursio super-esperto di cultura.
Ma ecco il passaggio chiave dell’accusa nei suoi confronti: “Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura“. L’allarme è firmato più sigle sindacali, anche se non da tutte.
Il documento si intitola “Gestione della Reggia di Caserta. Rilievi” e, oltre che al capo di gabinetto di Franceschini, è stato inviato anche al segretario generale del ministero dei Beni Culturali e ai responsabili della Direzione generale dei musei: Giampaolo D’Andrea, Antonia Pasqua Recchia ed Ugo Soragni. E, a quanto sembra, la denuncia è stata pure presa in considerazione, visto che a Felicori sono state chieste delle spiegazioni.
“A cinque mesi dall’insediamento del nuovo direttore della Reggia di Caserta spiace rilevare che…“. Di certo, nel mirino dei lavoratori c’è – oltre agli orari da stakanovista di Felicori – anche la piccola grande “rivoluzione” che il dirigente bolognese in questi mesi ha portato a Caserta.
Alcuni dipendenti sono stati “spostati”, ma l’obiettivo di Felicori – a cui è stata affidata la missione di rimodernare e riportare in auge la Reggia di Caserta facendo crescere il numero dei visitatori e riorganizzando il servizio – sarebbe quello di arrivare a tenere aperta la struttura sette giorni su sette, “cancellando” anche lo storico riposo del martedì, giorno in cui i dipendenti stanno a casa perché la Reggia, chissà perché, è chiusa. Dopo i primi cambiamenti di questi mesi, ne arriveranno dunque altri. E questo non entusiasma tanti lavoratori che già ora trovano “scomoda” la presenza costante di un direttore che non torna a Bologna neanche nel weekend, abituati com’erano invece a precedenti figure che si trattenevano a Caserta il minimo indispensabile facendo la settimana corta e lasciavano l’ufficio ben prima di loro.
E così, mentre Caserta e l’intera sua collettività sprofonda nel “ridicolo”, il premier Matteo Renzi non ha perso occasione per sottolineare l’accaduto e mandare un messaggio: “La pacchia è finita!“, scrive su Facebook postando una foto con Felicori e sottolineando che “la Reggia di Caserta è un luogo meraviglioso, ad appena un’ora di treno da Roma Termini. Il direttore Felicori ha un mandato chiaro: Rilanciarla. E noi – ribadisce – siamo con lui“. E il lungo post continua: “Non è un caso se a febbraio 2016 i visitatori sono aumentati del 70% rispetto a febbraio 2015 e gli incassi aumentati del 105%. Quando ho visitato la Reggia ho detto chiaramente che noi credevamo in questo luogo pazzesco e che faremo di tutto perché gli italiani e gli stranieri tornino a visitarla. Il direttore – rilancia Renzi – sta facendo semplicemente il suo lavoro. E tutti siamo con lui, senza paura. Il vento è cambiato. Viva la cultura, viva l’Italia che si impegna“.
“Sì! Si può sbagliare, ma quando si sbaglia bisogna riconoscerlo e quei sindacati a #reggiacaserta hanno sbagliato!” ha scritto la leader Cgil Susanna Camusso su Twitter, rispondendo ad una utente che le chiedeva di prendere posizione sul caso, invitandola a difendere “il sindacato da questi sindacalisti“.
Prende posizione anche la Uil, che procederà “alla sospensione di tutti i propri sindacalisti coinvolti“, dichiarano il leader Barbagallo e il segretario generale della Uilpa Turco, specificando che la Uil non era a conoscenza dello scambio epistolare tra le Rsu e il ministero. “Fatto assolutamente inaccettabile – aggiungono – Faremo le nostre verifiche e agiremo contro i responsabili di questa incredibile e incresciosa vicenda che danneggia, innanzitutto, quei milioni di lavoratori pubblici che onestamente fanno il proprio dovere per lo sviluppo del Paese“. “Lavorare e lavorare bene è un dovere – spiegano ancora i dirigenti sindacali – chi non lo comprende può considerarsi fuori dalla nostra organizzazione“.
E’ intervenuto in merito anche il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca: peccato però che nel suo tweet sbagli il nome del dirigente: Filicori al posto di Felicori. Del direttore, De Luca loda il “senso del dovere nelle istituzioni“.
“Permettetemi di dire solo una cosa, da bolognese: sono orgoglioso di Mauro Felicori e del superlavoro che sta facendo alla Reggia di Caserta“, ha infine twittato il sindaco di Bologna, Virginio Merola.
Ma il diretto interessato (…o sarebbe meglio scrivere “accusato“?) cosa dice? Per il direttore della Reggia di Caserta quello dei sindacati “è stato un gesto di sfida che finisce solo per danneggiare l’immagine di tanti lavoratori della Reggia che stanno partecipando con passione al progetto di rilancio del Palazzo Reale. Io – dice il funzionario bolognese – non ho nulla di cui giustificarmi. Per me questo incarico rappresenta un’enorme responsabilità. La Reggia è inoltre vigilata 24 ore su 24 e, anche se il direttore chiedesse a qualcuno di fare lo straordinario per seguirlo dopo la chiusura, non ci sarebbe nulla di male. Ma io non l’ho mai fatto! L’obiettivo – aggiunge Felicori – è riaprire regolarmente tutti quegli spazi che ho trovato chiusi, ad iniziare dal Teatro di Corte. Inizieremo con le visite guidate, ma in futuro organizzeremo concerti replicando alle accuse dei sindacati, secondo i quali alcune sale oggi aperte andrebbero invece chiuse per carenza di personale. E’ vero, abbiamo delle carenze – conclude Felicori –, ma non più di altri musei”.
Ed ora, mentre si susseguono a ritmo incalzante gli sfottò, a Caserta non resta che attendere la prossima “figurella“…