I carabinieri di Caserta hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare a carico di presunti affiliati al clan dei Casalesi.
Tra i destinatari c’e’ anche Carmine Schiavone, già detenuto a Terni, terzo figlio del boss ergastolano Francesco detto Sandokan. Gli altri sono Francesco Piccolo di 33 anni, Luigi D’Ambrosio di 40 e Costantino Diana di 35 anni. Il gip del tribunale di Napoli, su richiesta del pm Anna Maria Lucchetta della Dda, ha emesso l’ordinanza nei confronti dei quattro, ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione in concorso con l’aggravante del metodo mafioso per conto del gruppo Schiavone del clan dei Casalesi.
L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta ha consentito di documentare la commissione di alcune estorsioni in danno di imprenditori ed esercenti commerciali del luogo e soprattutto di raccogliere alcuni elementi di colpevolezza, stando agli inquirenti, a carico di Schiavone, rampollo della famiglia e considerato attuale reggente del sodalizio criminale, riconosciuto quale mandante di di diversi episodi estorsivi.
Carmine Schiavone era stato arrestato il 21 gennaio scorso in un locale del centro di Aversa. E’ stato l’ultimo dei 7 figli del boss Sandokan a varcare la soglia del carcere. Nel 2010, infatti, venne arrestato il primogenito Nicola Schiavone, rinchiuso al 41 bis nel carcere dell’Aquila; poi era stata la volta di Emanuele, rinchiuso nella casa circondariale di Palermo, poi di Ivanhoe, ora in carcere a Tolmezzo. Nel carcere di Milano-Opera si trova, invece, il boss Sandokan.
Due imprenditori hanno denunciato per primi le estorsioni compiute per conto della famiglia Schiavone. La prima denuncia risale al dicembre scorso, quando uno dei due imprenditori, impaurito, si e’ recato al comando provinciale dei carabinieri e ha raccontato di aver ricevuto pressioni. “Se vuoi restare in piedi, devi pagare come pagano tutti gli imprenditori per aiutare le famiglie dei carcerati“, esordivano i quattro quando si recavano negli esercizi commerciali dell’agro sversano per chiedere il ‘pizzo’.
Gli affiliati che facevano capo a Carmine Schiavone, terzogenito del boss Francesco, chiedevano dai mille ai cinquemila euro in occasione delle festivita’ natalizie. Le indagini, condotte con intercettazioni e pedinamenti, sono state corroborate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Eduardo Di Martino e Raffaele Maiello