Il cambiamento climatico dispiega i suoi effetti: l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle Ricerche ha annunciato lo scorso 4 dicembre che, nell’anno meteorologico 2017 (dicembre 2016 – novembre 2017), l’Italia ha perso il 30% di precipitazioni rispetto alla media del trentennio 1971-2000, conseguendo una piovosità ridotta e mai registrata dal 1800 in poi: una siccità osservata a memoria d’uomo in termini comparabili solo nel 1945, che ha colpito anche la Campania, che sin dalla scorsa estata ha chiesto lo stato di calamità.
“Siamo di fronte ad un evento epocale – commenta Rosario Rago, presidente di Confagricoltura Campania – rispetto al quale bisogna programmare azioni che tengano conto della riduzione di risorsa disponibile, pertanto l’organizzazione che rappresento sollecita una nuova politica di distribuzione delle risorse idriche, rivedendo gli accordi sul trasferimento delle acque della Campania verso le regioni confinanti ed un uso intelligente delle ingenti risorse finanziarie che sono disponibili e volte ad accrescere la disponibilità e l’uso efficace dell’acqua”.
In Italia sul piatto dell’irrigazione ci sono – secondo una stima del quotidiano online AgroNotizie sullo Stato di Previsione del Ministero per le Politiche agricole – circa un miliardo e 45 milioni di euro da spendere entro il 2020: 700 milioni sul Piano irriguo nazionale e poco meno di 300 milioni sul Piano irriguo del Piano di sviluppo rurale nazionale. Infine, i commi 302-304 dell’articolo 1 della Legge di bilancio in discussione alla Camera dei Deputati predispongono risorse finanziarie pari ad ulteriori 50 milioni di euro per la realizzazione del Piano straordinario degli invasi. E sul solo anno 2018 – considerando il solo Piano irriguo nazionale – si possono attivare complessivamente investimenti per oltre 320 milioni.
“Per poter spendere una parte di questi soldi nella nostra regione secondo criteri di efficienza, la Regione Campania – afferma il presidente di Confagricoltura Campania – deve pervenire in tempi brevi alla riforma dei Consorzi di bonifica con l’accorpamento di più strutture che insistono sullo stesso bacino, e dare così il via agli enti di bonifica e irrigazione di secondo grado, come previsto dalla normativa nazionale”.
Confagricoltura Campania punta anche ad una spesa di qualità sulle risorse idriche irrigue: “Chiediamo anche una scelta precisa sul risparmio di acqua, da attuarsi mediante investimenti pubblici e privati in tecnologie che ne consentano un utilizzo sempre più razionale, anche mediante – sottolinea Rago – l’affinamento dell’acqua proveniente dai depuratori. Le singole imprese agricole potrebbero diventare protagoniste di questa azione se Regione Campania portasse al 100% la quota di cofinanziamento pubblico della sottomisura 4.1.4 del Programma di sviluppo rurale della Campania per la costruzione di bacini di accumulo irrigui aziendali”.
La Campania dispone poi di un vero tesoro fatto di acque sotterranee, largamente impiegate per uso irriguo. E la Giunta Regionale della Campania ha approvato il 5 dicembre 2017 nuove norme sull’utilizzo delle acque potabili ed irrigue oltre a realizzare un vero e proprio catasto dei pozzi a scala regionale, modificando il regolamento regionale 12/2012.
In particolare, in funzione del loro impiego, sono stati previsti nuovi valori di riferimento oltre a quelli contenuti nel decreto interministeriale 31/2001(potabilità). Sarà utilizzabile, per valutare l’idoneità all’utilizzo irriguo delle acque dei pozzi la normativa tecnica e i limiti contenuti nel Decreto 2 maggio 2006 – Ministero dell’Ambiente – Norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue, ai sensi dell’articolo 99, comma 1 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 150. Inoltre, è prevista la possibilità di valutazioni sito-specifiche, per quei terreni che insistono su substrati vulcanici, che alterano i valori di fondo di taluni elementi chimici.
“Attendiamo di conoscere nel dettaglio la portata delle modifiche al regolamento sulla qualità delle acque – conclude Rago – ma per quanto di nostra conoscenza è possibile affermare che è un provvedimento che va nella giusta direzione: ridare legittimità all’utilizzo di falde acquifere per l’irrigazione che in alcuni casi erano finite ingiustamente sotto sequestro, determinando gravi perdite agli imprenditori agricoli”.
( Domenico Pelagalli )