Cronaca

Associazione a delinquere, truffa ed emissioni di fatture false: arresti domiciliari per Lucio Varriale, “patron” dell’emittente Julie TV

E dalli, e dalli, alla fine …è stato arrestato! E le accuse non sono certo di poco conto.

Stiamo parlando dell’avvocato Lucio Varriale (nella foto),padre-padrone” di Julie TV Italia Srl (emittente televisiva “Julie Italia“) e di altre due società, la So.Pro.Di.Mec Srl (emittente televisiva “Telelibera“) ed Universo 3000 Srl (emittente televisiva “TeleAkery“), tutte collegate tra loro (il cosiddetto “Gruppo Varriale”).

L’ordinanza firmata dal Gip di Napoli Valeria Montesarchio parla di “associazione a delinquere”, “truffa” ed “emissioni di fatture false” con lo scopo di frodare il ministero dello Sviluppo Economico e percepire indebitamente, attraverso il Co.Re.Com. (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Campania, circa 2 milioni e mezzo di euro di finanziamenti pubblici per la televisione locale napoletana di cui, secondo gli inquirenti, è l’editore di fatto.

Ora Varriale, al termine di una lunga indagine della Procura partenopea guidata da Giovanni Melillo e culminata con le ordinanze eseguite dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Napoli e dalla Digos del capoluogo regionale, è agli arresti domiciliari, così come Carolina Pisani, sua collaboratrice “da sempre”, ed i due commercialisti di fiducia Claudio Erra e Renato Oliva, accusati di aver creato una serie fittissima di false fatture allo scopo di ottenere finanziamenti tramite la legge sull’editoria.

( Carolina Pisani )

Varriale si è sempre contraddistinto per l’estrema disinvoltura con cui si è mosso nell’ambiente regionale e nazionale delle TV private al punto tale che i procuratori aggiunti Rosa Volpe e Raffaello Falcone, che hanno coordinato l’inchiesta, hanno definito tale modo di agire come “metodo Varriale”.

Tale metodo consiste, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, nell’utilizzo delle sue TV in modo aggressivo e spregiudicato contro tutti quelli che Varriale etichetta come suoi nemici affinché “sappiano e si adeguino”. E, tra i nemici del Varriale, vi sono giudici, pm, giornalisti, politici, imprenditori, dipendenti del gruppo televisivo, ufficiali delle forze dell’ordine e dirigenti e componenti dell’Ispettorato Compartimentale per le Comunicazioni, fatti oggetto di campagne mediatiche di diffamazione – soprattutto tramite una apposita rubrica televisiva a cadenza quasi quotidiana denominata “Vostro Onore” e condotta dal Varriale in prima persona – nonché di denunce, esposti e querele a raffica a scopo meramente intimidatorio.

Dagli “albori” di quasi venti anni fa relativi a volantini disseminati a Napoli per calunniare l’allora giovane pm Raffaele Cantone che indagava sulla compagnia assicurativa Themis e sui miliardi di lire dirottati su conti intestati a Varriale, negli anni, sotto la “scure” del Varriale, sono terminati in tanti tra cui:

– il pm Walter Brunetti che nel 2015 chiese e ottenne il suo rinvio a giudizio (processo ancora in corso) in un precedente filone di truffe al Co.Re.Com. e che fu prima attaccato mediaticamente e poi denunciato da Varriale alla Procura di Roma per presunte omissioni nelle indagini, (denuncia “inconsistente” poi archiviata dalla procura della Capitale). Denuncia simile fu sporta dal Varriale anche a danno dei due finanzieri che collaborarono con il pm nelle indagini e persino contro il gip Nicola Quatrano, “colpevole” di aver accolto la richiesta del pm firmando il rinvio a giudizio di Varriale: a lui, insieme ad un altro pm Henry John Woodcock, furono inoltre “dedicati” alcuni servizi tv particolarmente “mirati”;

– l’ex-governatore della Campania, Stefano Caldoro (Forza Italia) ed il suo portavoce e addetto stampa Gaetano Amatruda, rei” di aver esclusa dalle campagne di comunicazione dell’America’s Cup e dai finanziamenti regionali alle imprese locali la tv di Varriale. Caldoro e l’intero  suo entourage politico subirono una violenta campagna mediatica diffamatoria che terminò solo quando la compagna del figlio di Varriale, anche lei giornalista di Julie Tv, venne candidata alle elezioni regionali del 2015 in Forza Italia (La donna – dall’allora pm Vincenzo D’Onofrio (oggi aggiunto ad Avellino) che aveva aperto un  fascicolo per “tentata estorsione” – fu interrogata come testimone assieme ai vertici di Forza Italia in Campania, l’onorevole Luigi Cesaro e l’europarlamentare Fulvio Martusciello), finì poi penultima, non fu eletta, ed ora lavora in una radio privata);

– Il vicepresidente di Unioncamere, l’avvocato Domenico Ciruzzi, a cui è stato “dedicato” un servizio televisivo particolarmente aggressivo che viene trasmesso dall’emittente e riproposto ciclicamente oramai da mesi;

Ma la cosiddetta “goccia che ha fatto traboccare il vaso” è stata la vicenda di cui è protagonista, suo malgrado, Valerio Monge, responsabile delle troupe esterne di Julie Tv fino al settembre 2016, “colpevolizzato” per aver  fatto causa al Varriale per la mancata corresponsione di retribuzioni arretrate. Per tutta risposta, al Morge fu “dedicato” nel giugno 2017 un video – mandato in onda ad intervalli regolari – ove è stato pubblicamente accusato di aver rubato, insieme ad altri due suoi colleghi, costose attrezzature dell’emittente nonché di aver fatto sparire “un immenso archivio di immagini”.

“Le condizioni di lavoro divennero troppo gravose; pertanto chiesi al proprietario ed al gestore dell’emittente tv Lucio Varriale, le spettanze salariali arretrate. Mi disse – ha testimoniato il Morge – che la società non era in condizioni economiche per poter assecondare la mia richiesta e che quindi, anche se con rammarico, era costretto a licenziarmi. Varriale – ha continuato l’ex-dipendente – è colui che gestisce in prima persona tutte le attività della Julie TV Srl, detta la linea editoriale della Tv, decide delle assunzioni e dei licenziamenti, del pagamento degli stipendi, del potere disciplinare sui dipendenti e quant’altro. E Carolina Pisani (NdR: fino a qualche anno fa amministratrice dell’emittente, poi sostituita nel ruolo da Christos Ioannou) è una persona di fiducia dell’avvocato; in alcune occasioni mi ha chiamato per dare indicazioni e disposizioni per suo conto”.

Il gip di Napoli Valeria Montesarchio, nell’ordinanza, ha testualmente scritto: “(Varriale) …si avvale dell’utilizzo delle televisioni al fine di screditare chiunque si frapponga alla realizzazione dei disegni e scopi perseguiti”. E per il gip si tratta di un “gestore di fatto con pieni poteri decisionali e direttivi non solo della società Julie Italia Srl, ma anche di tutte le altre società oggetto della presente indagine che, proprio in virtù della riferibilità al Varriale quale “dominus”, sono a ragione qualificabili come facenti parte del cosiddetto gruppo Varriale”.

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