E’ accaduto al Presidio Ospedaliero San Giuseppe Moscati di Aversa dove una 34enne si è introdotta all’interno della postazione del pronto soccorso inveendo contro la 32enne medico di turno, scaraventandole addosso il computer e la stampante.
Era stata presa in carico da quel medico di turno al pronto soccorso alle ore 17.30 di ieri 25 ottobre ed era in attesa dell’esito degli esami del sangue prima di essere sottoposta ad esami strumentali.
Alle ore 18.15 chiamata più volte per eseguirli, non è stata reperita all’interno della struttura ospedaliera e per questo la dottoressa, ritenendo che la paziente si fosse allontanata perché non più intenzionata a sottoporsi a tali esami, aveva chiuso la scheda per abbandono.
Dopo circa 10 minuti la paziente, ritornata in ospedale ed appreso che la sua scheda era stata chiusa, è andata in tutte le furie pretendendo ed ottenendo dal medico la prosecuzione degli accertamenti.
Alle ore 20.00 stufa di attendere è entrata all’interno della postazione medica aggredendo la dottoressa, scaraventandole addosso il monitor del computer e la stampante per poi allontanarsi assieme a dei parenti con cui era giunta in ospedale.
A seguito dell’aggressione subita la dottoressa ha riportato traumi al torace e contusioni al braccio, giudicati guaribili in 30 giorni.
La guardia giurata di turno al pronto soccorso, sentita dai carabinieri della sezione radiomobile della Compagnia di Aversa, giunti in Ospedale a seguito di richiesta al 112, ha confermato la versione dei fatti esposta dalla vittima.
La 34enne è stata quindi denunciata per interruzione di pubblico servizio, lesioni personali a personale esercente professione sanitaria e danneggiamento.
In merito il dott. Manuel Ruggiero, Presidente dell’Associazione di promozione sociale “Nessuno Tocchi Ippocrate” ha dichiarato: “Chiediamo il drappello della polizia 24h su 24. Siamo stanchi di subire queste violenze! Speriamo poi che si metta in atto il tanto famigerato ”arresto in differita” promosso dal governo, anche se riteniamo sia una magra consolazione considerando che i colpi sono arrivati a segno ed il sangue ha già sporcato le nostre divise!”
«Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Caserta per le vie brevi, in urgenza, ha deciso di costituirsi parte civile a seguito dell’ennesimo episodio di aggressione nei confronti di una dottoressa in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Aversa». A darne notizia è il presidente Carlo Manzi che, insieme all’intero Consiglio, esprime massima solidarietà e vicinanza alla collega aggredita.
Il presidente Manzi aggiunge ancora: «La categoria dei medici è sempre più spesso vittima di aggressioni fisiche e verbali sul luogo di lavoro e durante lo svolgimento della professione. Nessun atto di violenza è giustificabile men che mai nei confronti dei sanitari che ogni giorno svolgono il loro lavoro a servizio della comunità».
Il presidente poi pone l’attenzione su alcuni punti critici: «Le strutture ricettive dei PS hanno filtri inadeguati, serve altresì la figura di un mediatore tra familiari e operatori sanitari. Inoltre, vanno organizzati corsi di formazione sulla comunicazione poiché gli accessi ai PS non possono essere selezionati e i professionisti devono capire chi hanno di fronte, anche in situazioni di stress dovute all’iperafflusso».
Ed ancora, il presidente insiste: «Lo strumento normativo nuovo, ovvero l’arresto in flagranza differita, e l’inasprimento delle sanzioni economiche vanno messi in pratica, pertanto servono i sistemi di videosorveglianza, e va detto che ad Aversa ci sono. La guardia armata può essere un ulteriore deterrente, ma, come si è visto in questo episodio, serve a poco ed è talvolta proprio inutile. E poi, il drappello di polizia è un sogno difficilmente percorribile H24 su tutte le strutture dell’emergenza».
Queste le dichiarazioni della dottoressa aggredita: «Lo stato d´animo è di grande delusione, ma continuerò a fare il medico, forse non più al pronto soccorso. Mi rendo conto che dall’esterno non si comprende come funziona un ospedale e che ci sono delle priorità. Non si comprende il nostro impegno. Molto spesso mettiamo da parte anche le nostre famiglie o i nostri interessi personali per dare il nostro contributo». Ed aggiunge: «Le aggressioni verbali sono all’ordine del giorno. Io cerco di resistere perché mi sento legata a questa seconda famiglia che ho trovato all’ospedale Moscati, ma non nascondo che la paura di lavorare qui è cresciuta in maniera esponenziale dal primo giorno che ci ho messo piede come dirigente medico. Non sono comunque scoraggiata. Io sarei pronta a tornare subito, ma devo fare questi 30 giorni di prognosi che, spero, possano essere da lezione anche per gli utenti. Sarà un modo anche per far capire, se mai, cosa significa non avere medici o averne di meno».