Santa Maria Capua Vetere

Mozzarella Caseificio Cantile “nociva per la salute”: 13 arresti tra cui veterinari ASL

Nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, i carabinieri del Comando Provinciale di Caserta – Reparto Operativo hanno eseguito, nelle provincie di Caserta, Napoli, Salerno e Avellino, un’ordinanza di custodia cautelare (arresti domiciliari), emessa dal Gip del locale Tribunale nei confronti degli indagati, ritenuti gravemente indiziati, tra l’altro, dei reati di:

–       associazione per delinquere (art.416 c.p.),

–       rivelazione di segreto d’ufficio continuato (art. 81, 326 c.p.),

–       frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.),

–       vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 c.p.),

–       vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.),

–       commercio di sostanze alimentari nocive (art.444 c.p.),

–       falso ideologico (art. 479 c.p.),

–       rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro (art. 437 c.p.),

–       lesioni colpose conseguenti a infortuni sul lavoro (art. 590 c.p.),

–       violazione di sigilli (art. 349 c.p.),

–       smaltimento illecito di rifiuti (art. 6 del D.L. 172/08 conv. In legge 210/08).

 13 gli arrestati e precisamente:

Cantile Guido, nato a San Cipriano D’Aversa il 20.1.1956;

Cantile Luigiantonio, nato a Caserta il 28.11.1987;

Cantile Pasquale, nato a Caserta il 31.10.1985;

Di Caprio Assunta, nata a Teano il 8.5.1981;

Verde Agostino, nato ad Aversa il 27.9.1958;

Cammisa Luigi, nato a Napoli il 19.4.1966;

Di Feo Antonio, nato a Guardia Lombardi il 15.5.1966;

Genovese Giuseppina, nata a Ercolano il 8.12.1968;

Bacco Luigi, nato ad Agropoli il 5.10.1955;

Micillo Ileana, nata a Capua il 5.4.1979;

Mormile Paola, nata a San Cipriano d’Aversa il 9.7.1966;

Bovenzi Clorinda, nata a Teano il 19.5.1983;

Fasulo Amedeo, nato a Caserta il 15.6.1970

 L’indagine, svolta dal 2011 al 2013, ha avuto inizio dall’approfondimento investigativo conseguente a un grave infortunio sul lavoro verifìcatosi nel caseificio Cantile, a Sparanise, il 20 febbraio 2011, nel corso del quale un operaio aveva perso le dita di una mano.

L’incidente, che era stato segnalato dalla società Cantile s.r.l. come fortuito, nascondeva, invece, la manomissione di un macchinario dal quale, al fine di aumentare la produzione, erano stati eliminati i sistemi di sicurezza per gli operatori.

Le investigazioni, basate soprattutto su intercettazioni telefoniche e iniziate proprio per monitorare l’operaio che, dopo aver denunciato il fatto, aveva ritrattato le accuse (a fronte – come poi si sarebbe accertato – di offerta di danaro), ben presto si erano concentrate anche su altre condotte illecite, che a mano a mano venivano evidenziate dalle indagini e che risultavano afferire pressoché ad ogni aspetto dell’attività di impresa della Cantile s.r.l.

L’attività d’indagine ha rivelato l’esistenza di un’autentica associazione per delinquere al cui vertice vi erano Guido Cantile, dominus della società Cantile s.r.l. – uno dei più importanti caseifici produttori di mozzarella di bufala campana Dop del casertano – e i suoi due figli, Pasquale e Luigiantonio, con l’importante e fattivo contributo di alcuni dipendenti e alcuni collaboratori dell’azienda e con la complicità e connivenza di veterinari dell’Asl.

Questa organizzazione aveva realizzato un sistema ben collaudato negli anni che le ha consentito di raggiungere importanti traguardi economici, a discapito delle più elementari norme di sicurezza dei lavoratori e di tutela della salute pubblica.

L’attività di indagine ha consentito di accertare, prima di tutto, oltre ad un secondo episodio  di infortunio sul lavoro quasi identico al primo, una serie di adulterazioni alimentari che si estendevano all’intero ciclo produttivo dell’azienda.

In particolare, gli esiti di plurimi prelievi effettuati dalla polizia giudiziaria sul prodotto commercializzato dalla Cantile s.r.l., contrassegnato dal marchio Dop (mozzarella di bufala campana Dop), hanno permesso di verificare che al latte di bufala veniva abitualmente miscelato latte vaccino, in violazione del disciplinare adottato dal Ministero per le Politiche Agricole a tutela della mozzarella di bufala, con conseguente frode in danno del consumatore.

Di ciò, come risulta dalle indagini, si sono rese conto anche importanti catene di distribuzione estere e, in particolare, francesi (Auchan e Monoprix) rifornite dal caseifìcio Cantile.

Il caseifìcio, inoltre, pur essendo tenuto ad acquistare materie prime di provenienza certa — in ossequio alla normativa di settore che, a tutela della salute del consumatore, prescrive la tracciabilità del latte e dei semilavorati impiegati nel ciclo produttivo -, provvedeva, in maniera pressoché sistematica, all’accaparramento anche all’estero di partite di latte e di cagliata, spesso molto scadenti, di cui veniva celata la provenienza, all’evidente fine di contenere i costi di produzione.

In particolare, gli esiti dell’attività di indagine comprovano che i Cantile, per il tramite di società di comodo (soprattutto la Planet Group s.r.l.), acquistavano abitualmente quote di latte e cagliata proveniente da Francia, Polonia e Ungheria che facevano risultare di provenienza italiana, alterandone i documenti di trasporto.

Il latte e le materie prime acquistate, inoltre, non venivano sottoposte ad adeguato autocontrollo sanitario (grazie alla compiacenza delle due biologhe dipendenti del caseificio), così come prescritto dalla normativa di settore, ma venivano impiegati nel ciclo produttivo (anche del prodotto Dop) e, a volte, quando erano in eccesso, rivenduti a terzi, benché alterati.

Appaiono in proposito eloquenti gli esiti dei controlli effettuati a campione sul latte giacente presso i silos del caseificio dai quali si è potuto evincere la sussistenza di una carica batterica notevolmente superiore (anche fino a oltre 2.000 volte) rispetto a quella consentita dalla normativa vigente e tale da far ritenere il prodotto finale addirittura potenzialmente nocivo per la salute pubblica.

Appare poi addirittura inquietante il proposito di Cantile Pasquale (evidenziato da conversazioni telefoniche) di utilizzare un concime chimico impiegato in agricoltura (l’urea) per far aumentare la carica proteica del latte e migliorarne così la resa, in modo, cioè, da aumentare il quantitativo di prodotto realizzato con la medesima quantità di materia prima (benché lo stesso Cantile Pasquale sapesse che l’urea, utilizzata in mangimi somministrati alle bufale, ne aveva provocato il decesso). Altre illeicità riscontrate dalla polizia giudiziaria attengono allo smaltimento dei rifiuti prodotti dal caseifìcio.

I Cantile smaltivano i residui della lavorazione dei prodotti caseari (siero e fanghi), scaricandoli, grazie a dei by-pass, negli impianti fognari o nei condotti che conducono ai fiumi ivi presenti.

Malgrado scoperti, e pur a fronte dei ripetuti sequestri operati dalla polizia giudiziaria ai loro danni, hanno ogni volta reiterato la condotta, con pervicacia degna di miglior causa.

Parimenti rilevante è lo smaltimento dei rifiuti solidi (plastica, contenitori ed altro), effettuato dal caseifìcio in un’isola ecologica del Comune di San Nicola La Strada, destinata a ricevere esclusivamente rifiuti solidi urbani, in spregio ancora una volta alla normativa vigente e grazie a soggetti compiacenti addetti alla struttura.

Una così sistematica commissione di condotte illecite è stata resa possibile anche dalla complicità dei funzionari dell’Asl addetti al controllo sanitario, nel caso di specie, in realtà, diventato poco più che simbolico.

Invero, gli accessi al caseificio da parte dei veterinari dell’Asl, per prelevare prodotti da campionare, erano preceduti ogni volta, contrariamente a quanto previsto dalle norme, da preavviso ai soggetti da sottoporre a controllo.

Per questo, l’esito dei controlli risultava, ovviamente, pressoché sempre favorevole.

L’attività di indagine ha fatto emergere un quadro di rapporti fra controllori e controllati assolutamente inquietante, in virtù dei quali i due funzionari dell’Asl  coinvolti non solo preannunciavano i loro controlli, ma preavvisavano i Cantile anche delle visite ispettive da parte di organi diversi (ad esempio, il controllo da parte della Commissione Europea) e addirittura partecipavano a riunioni che si tenevano presso il caseifìcio, aventi il precipuo scopo di ovviare agli inconvenienti presenti nella struttura.

Il Gip, su richiesta del p.m., ha provveduto ad applicare, oltre alle misure cautelari personali sopra indicate, la misura cautelare reale costituita dal sequestro preventivo dell’intera azienda del caseificio Cantile, nonché dei vari punti vendita.

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