Provincia di Caserta

Arrestati gli autori della rapina ad una gioielleria di Macerata Campania

I carabinieri di Macerata Campania hanno eseguito un decreto di fermo del Pubblico Ministero, emesso dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (successivamente convalidato dal GIP del Tribunale di Napoli Nord competente in quanto i fermi sono stati eseguiti in quel circondario), nei confronti di:

– Gennaro De Felice, nato a Napoli il 31 gennaio 1991,

– Paride Di Rosa, nato a Mugnano il 6 settembre 1983,

– Fortunato Scotti, nato a Napoli il 23 settembre 1985,

– Mariano Speranza, nato a Napoli il 10 maggio 1991,

a carico dei quali vi sono gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di rapina aggravata dall’uso delle armi.

Nell’ambito del medesimo procedimento penale, valutate le ulteriori risultanze probatorie, sono state inoltre emesse due ordinanze di custodia cautelare in carcere (quale aggravamento della misura degli arresti domiciliari) nei confronti di altri due indagati, già detenuti in regime di arresti domiciliari per i medesimi fatti e cioè:

– Ciro Dalizzo nato a Portico il 4 giugno 1978,

– Maria Palumbo nata a Mugnano il 12 ottobre 1987.

Tali provvedimenti coronano un’attività investigativa volta a identificare gli autori della rapina a mano armata compiuta il 20 novembre 2013 a danno di una nota gioielleria di Macerata Campania, nel corso della quale furono sottratti gioielli per un valore stimato in 300.000 euro circa.

Le prime indagini hanno permesso di identificare e di arrestare i due esecutori materiali e i due basisti, notati dalla vittima in più occasioni prima della rapina.

Successivamente, l’analisi del materiale rinvenuto nelle perquisizioni e le dichiarazioni degli arrestati ha consentito: di giungere all’identificazione di altri quattro soggetti coinvolti nella rapina, tra cui i due complici a volto coperto penetrati all’interno della gioielleria e altri due partecipi, che fungevano da palo; di acquisire ulteriori elementi a carico dei soggetti già individuati fin dall’inizio quali ”basisti” che sono risultati aver procurato le armi utilizzate (entrambe risultate armi vere).

Particolare di rilievo nell’intera indagine, già sottolineato in occasione del precedente provvedimento cautelare, è il commento carpito all’indagata Carandente che confermava il possesso, da parte del commando, di armi vere, pronte a sparare.

In particolare la donna commenta così l’ipotesi dell’incontro con una pattuglia di carabinieri durante la rapina prospettatole dall’avvocato: “…e ma ci lasciava la pelle…i ragazzi che stavano con me erano molto timorosi… manco li cani c’era un conflitto a fuoco. ..io ti coprivo… però… uno ha il diritto di fare fuoco sui carabinieri… giustamente si facevano la cartella…”, evidenziando di non avere alcuna remora o scrupolo a fare uso delle armi contro i militari.

Ulteriori accertamenti sui legami familiari hanno permesso di svelare un legame di consanguineità tra un componente del gruppo e il clan camorristico Abbinante operante nel comune di Marano di Napoli e vertice del cartello degli scissionisti.

Il provvedimento, che ha sancito la definitiva disarticolazione di un gruppo criminale dedito alla commissione di rapine e costituito da ben otto persone, rientra nell’ambito nel quadro di una serie di attività svolte dal Comando Provinciale dei carabinieri di Caserta e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, volte al contrasto del pericoloso fenomeno dei reati contro il patrimonio, in particolare quelli commessi con l’uso della violenza.

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