Beni per circa 110 milioni di euro, tra Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Toscana ed Emilia Romagna, sono stati sequestrati dal Gico della Guardia di Finanza di Firenze e dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta a un gruppo di “prestanome”, parenti di Sigismondo Di Puorto (nella foto all’epoca del suo arresto), 42 anni, fedelissimo di Nicola Schiavone, figlio del boss del clan camorristico dei Casalesi Francesco Schiavone, alias “Sandokan”.
Nel blitz sono stati arrestati il padre, due fratelli, un cognato e i nipoti di Di Puorto.
I provvedimenti di sequestro e le misure cautelari nei confronti di parenti di Sigismondo Di Puorto, detto “Sergio“, sono state emesse dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.
Sigismondo Di Puorto, attualmente detenuto, fu arrestato dalla Squadra Mobile di Caserta il 20 dicembre del 2010, dopo una fuga sui tetti di un’abitazione, a San Cipriano d’Aversa.
Insieme a lui venne arrestata anche tutta la sua famiglia per favoreggiamento.
Dopo l’arresto del figlio di “Sandokan“, Nicola Schiavone, avvenuto il 15 giugno del 2010, Di Puorto prese in mano le redini della fazione Schiavone del clan camorristico dei Casalesi.
A svelare i rapporti tra la famiglia di Sigismondo Di Puorto con esponenti del clan camorristico dei Casalesi, oltre alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Venosa, fondamentali sono state anche quelle di Anna Carrino (ex compagna del boss Francesco Bidognetti poi pentitasi) e di Raffaele Maiello, Roberto Vargas, Alessandro Cocchi, Luigi Tartaronee Antonio Corvino.
Sui rapporti e la gestione degli affari tra clan camorristico e la famiglia Di Puorto, in un verbale reso nel 2012, Salvatore Venosa raccontava: “Sigismondo, detto Sergio, era inserito a pieno titolo nel clan camorristico; Salvatore si occupava delle slot machine e scommesse, Antonio è la faccia pulita della famiglia, ma anche lui è inserito a pieno titolo e si occupa del settore edilizio. Il padre Ugo è stato sempre nelle grazie di Francesco Schiavone ‘Cicciariello‘ (cugino del boss omonimo detto Sandokan) ed è stato sempre un suo fiancheggiatore“.
E ancora: “Di Sarno si occupa di edilizia. Io l’ho sempre protetto in quanto il fratello fu ucciso a causa della mia famiglia. Le risorse finanziarie che tali soggetti investivano anche in Toscana derivavano soprattutto dall’attività connesse alle slot machine che era controllata dal clan. I soldi che i Di Puorto investivano al Nord e anche in Toscana venivano dai video poker e dalla distribuzione del caffe denominata Caffe’ del Sud, traffici di autovetture, fatturazione falsa, non escluse le estorsioni praticate nei confronti di imprenditori edili in Toscana“.
“Di Puorto Salvatore – racconta sempre Venosa in un verbale del 5 dicembre 2012 – aveva una notevole disponibilità economica. Si trattava in particolare di soldi della famiglia Schiavone provento di vari reati che lui ripuliva in diversi settori commerciali. Di Puorto Antonio è il fratello di Salvatore ed è la mente economica insieme a Luigi Di Sarno, che ha capacita’ imprenditoriali soprattutto nel settore delle costruzioni ed investe i soldi di Di Puorto Salvatore in questo settore. Già quando Di Puorto Antonio era a Modena, investiva i soldi di Salvatore e di Nicola Schiavone, attraverso l’altro fratello Sigismondo detto Sergio quando era libero. Poi si è spostato a Torino dove ha fatto importanti investimenti nel settore delle costruzioni“.
Salvatore Di Puorto ed il nipote Benedetto Ricciardi sono gli effettivi proprietari della Caffe’ del Sud e Nuova Caffe’ del Sud.