Caserta

Lettera Aperta al neo Rettore Giuseppe Paolisso.

Nel giorno del Suo insediamento, Magnifico Rettore Giuseppe Paolisso, Le giungano graditi i nostri sinceri auguri di buon lavoro e di  luminosi traguardi per  questa nostra università casertana le cui attività didattiche si avviano a superare  il ventitreesimo anno“. Inizia così la “lettera aperta” inviata al neo Rettore della SUN Paolisso da Pasquale Sarnelli a nome e per conto del Comitato Pro Università di Caserta.

Ventitrè anni di un cammino – continua la lettera – inizialmente  complesso e contrastato dentro i quali sotto la guida di Padre   Raffaele  Nogaro, Vescovo di Caserta, si attuarono continue lotte, periodici sit-in, serrate, cortei, scioperi, mobilitazioni, incontri ministeriali e la racconta di ben 75 mila firme. Resta inutile sottolinearLe, Preg.mo Rettore, che non pochi altri atenei sono nati inizialmente come seconde Università, basta ricordare, una per tutte, quella di Milano  ma tutte, dopo poco tempo, hanno riacquistato il nome identificativo  del territorio in cui sono insediate: Milano Bicocca, Insubria,Tuscia, Piemonte est, etc. Solo l’università casertana continua, dopo un quarto di secolo,a chiamarsi Seconda Università di Napoli e non Università di Caserta quando le sue sedi sono tutte interamente  nel territorio casertano : Caserta, Santa Maria Capua Vetere, Capua, Aversa. Financo la sede Rettorile, per legge di Stato da  ubicare a Caserta, è di fatto ancora a Napoli in via Costantinopoli.

Non sono mancate, in questo quarto di secolo, delibere di consigli comunali, provinciali e regionali che hanno chiesto e sollecitato il cambio di nome, unitamente a  petizioni sostenute da migliaia di firme,  a  manifesti e denunce.

Nulla di fatto! 

Al di là di rappresentare un’ingiustizia, questa negazione del nome e della  sede rettorile, rimane un’offesa ad un territorio intero il quale ha  diritto ineludibile  di avere un’Università che ne porti il nome per appartenenza, per identità, per dignità, per voglia di riscatto e di risveglio. Un territorio allo stremo, per tante ragioni socio-economiche ben note, dentro le quali il dramma occupazionale dei giovani e delle prospettive ad essi negate si aggroviglia e si aggrava per la corruzione diffusa, per il proseguire degli scempi ambientali e paesaggistici, per lo sprezzo per la salute dei residenti, per l’avvelenamento costante delle sue  terre, anche grazie all’intreccio dilagante tra politica e poteri  economici e  illegali.

Per questo  – è scritto nelle conclusioni – chiediamo ancora una volta, dopo un quarto di secolo, che sia  definitivamente posto all’O.d.G della Sua gestione il superamento di questa  problematica situazione, anomala e unica in Italia, che finora ha mortificato una popolazione intera, laboriosa e degna di riscatto, che non vuole lasciarsi rubare la speranza, così come esortano Papa Francesco ed il nostro Vescovo Emerito.  

Certi di ogni attenzione, Le inviamo cordiali saluti”.

 

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